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ELENCO
ARGOMENTI trattati sulla nostra pagina MODELLISMO
Messina 16/08/2023
60)- Costruzione e percorso del plastico di TRENINI scala HO da me ideato e
         realizzato
59)- Storia e modello in scala Ferrari 360
58)- Storia e modello in scala Ferrari Formula Uno
57)- Storia e costruzione di "Iron Man"
56)- Costruzione e foto Subaru
55)- FIAT 500 ABARTH 595 SS “UN MITO”
54)- Modellismo Storia e Foto della Corazzata Bismarck
53)- Modellismo e i suoi segni Zodiacali
52)- Modellismo e Collezionismo
51)- Ristrutturazione Fregata Bonhomme Richard
50)- Open Day 2019 allI.T.T.L.
49)- Verso El Alamein
48)- Lancia dall'Aurelia alla Delta HF S4
47)- F 4 U Corsair
46)- Anteo II
45)- Camionetta Sahariana Spa-Viberti abm 42
44)- FAIRCHILD C119 "Flying Boxcar" - VAGONE VOLANTE
43)- Pontone Siebel
42)- Il Carro dei Poveri
41)- Sezione Armata POSTO DI COMBATTIMENTO Velieri 1600-1700
40)- LA VESPA UN MITO A DUE
39)- NAVE ROMANA - QUINQUEREME / Piattaforma mobile per la fanteria         di marina: I MILITES CLASSIARII
38)- OBICE DA 105/14 Un pezzo italiano usato nel mondo
37)- Andrea Doria "Una nave, un mito" costruzione
36)- Gozzo Siciliano
35)- U-BOOT 96 - Classe VII C - in scala 1/48
34)- TESORI D'A-MARE (mostra di modellismo navale)
33)- Ferrari 360 Callenger G I A L L A
32)- IL MODELLISMO e'...... ANCHE QUESTO!!!!!
31)- FIAT 500 C
30)- Giulia Super 1600 Polizia
29)- Barche a Vela
28)- Diorami Ferroviari
27)- DRAKEN La Nave Vichinga
26)- Un DRAGSTER costruito a Messina
25)- "Sicilia inizio Estate 1943, si attende l'operazione HUSKY"
24)- "TRATTORE Cingolato FIAT 605 C"
23)- "Alfa Romeo Giulia Super" dei Carabinieri
22)- Classic Yacht Heritage 46 "GRAND BANKS"
21)- Ferrari F310 del 1996 di Michael Schumacher
20)- A Ganzirri mostra di modellismo - ecco la feluga in miniatura costruita da
        Francesco Verboso
19)- Draisine Tedesche sul fronte dei Balcani autunno 1944
18)- RIVA Acquarama - Hascette Fascicoli
17)- Catamarano in vetroresina con motore a scoppio da cc.30
16)- "Hummer" della De Agostini
15)- Escavatore New Holland E215C
14)- FIAT Mefistofele (ITALERI)
13)- Macchine con motore a scoppio 25/30cc.
12)- Lancia Armata Inglese 1803
11)- ROBY La tecnologia del domani
10)- ALFA ROMEO 1600 SPIDER "Duetto"
09)- ARNO XI TIMOSSI MOTORIZZATO FERRARI (Arno Ferrari)
08)- Leonardo e l'Ingegneria militare
07)- Ferrovie e Modellismo un connubio ben riuscito
06)- Giocattoli di ieri ........ Collezioni di oggi
05)- Un Modello, una pagina di storia e spesso un uomo! (Luigi Rizzo)
04)- FITLAND MESSINA 2012
03)- Il Modellismo questo ..... SCONOSCIUTO o quasi !!!
02)- I^ traversata con elicotteri radiocomandati dello STRETTO DI MESSINA.
01)- Lo sbarco in Sicilia 1943 2013 MEMORIAL Operazione HUSKY
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Plastico di TRENINI Scala HO
Messina 01/02/2024
n.60    Costruzione e percorsi del plastico da me costruito
di TRENINI scala HO
Il plastico da me ideato e costruito si svolge su due piani collegati da una spirale a quattro volute. Si sviluppa per una lunghezza di circa 55 metri di binari; i vari tipi di treni che
sto provando impiegano tre minuti e mezzo per effettuare un giro completo. Momentaneamente funziona tutto con tipologia analogica perchè i percorsi sono due di
conseguenza possono circolare solo due locomotori contemporaneamente, penso di riuscire a digitalizzare uno dei due percorsi così potrò far andare più
treni, il plastico si sviluppa in maniera modulare ogni modulo ha le sue caratteristiche e tipo di costruzioni.
Cominciamo con la descrizione del primo modulo: - é così realizzato, consiste in una spirale a quattro volute che collega i due percorsi, tale spirale è stata realizzata
in compensato da 5 mm. e montanti di alluminio, nella parte centrale di questa costruzione ho realizzato e posizionato una antenna radio, il tutto ben illuminato.
Continuiamo con la parte inferiore, vi è realizzato un eliporto dove vi sono due capannoni ed un elicottero con rotore funzionante, sono riuscito a dare
un certo movimento all'elicottero
Il quarto elemento consiste in una discoteca tutta illuminata con luci lampegianti mentre la parte retrostante sono allocati tre campi da tennis con
relativo punto di ristoro, a fianco a tutto questo vi è un impianto di bitonaggio per calcestruzzo.
Il quinto modulo è così realizzato, mentre la ferrovia cammina in galleria però realizzata in maniera trasparente, illuminata da led a striscia,
la paesaggistica si svolge sopra, dove vi è un rione abitativo, con un piccolo parco alberato con fontana funzionante, queste
costruzioni sono coronate da alberi di vario tipo e pali di illuminazione stradale, i fabbricati sono tutti illuminati internamente.
Il sesto modulo è ad angolo dove ferrovia e caseggiato si miscelano, la parte con le case più alta dai binari per creare un certo distacco.
A seguire il settimo modulo è la stazione ferroviaria con il passaggio di tre binari ed a fianco una superstrada, certo il tutto correlato da alberi e
con villetta ed illuminazione stradale varia; mentre si vede nella parte superiore il ponte ferroviario in alluminio da me realizzato.
L'ottavo modulo è ancora un modulo ad angolo ed ha una parte dedicata al caseggiato, una al giardinaggio ed una alla coltivazione varia del terreno,
nella zona abitazioni ho realizzato una piazza con al centro vi è un palo dove avviene periodicamente l'alza bandiera.
Altri tre moduli vanno a seguire di cui uno rappresenta una raffineria petrolifera.
Uno dei vari giardinetti.
L'ultimo modulo chiamato "cappio di ritorno" è quello dove il treno ruotando intorno al modulo ritorna sul tragitto già percorso, questo modulo è piuttosto
vario, ho realizzato un viadotto che lo attravesa per tutta la sua interezza, inoltre vi è un laghetto con le barche una pista di macchinine una
zona giardino ed una zona parcheggio.
In ultimo vi è la parte superiore del plastico, dove tra le varie cose ho realizzato un campo di calcio completo di spettatori e calciatori, vi sono postate
circa 500 persone inoltre vi è un gruppo di personaggi con uno striscione che tifa per l'ITALIA .
.
Altro modulo inserito nel plastico accanto il cappio di ritorno.
Spero di non avervi annoiato con questa mia descrizione del plastico, ho tentato di descrivervi in maniera dettagliata quello che sono riuscito a realizzare ,
ma vi posso garantire che ancora di lavoro ve ne è tanto.
a cura di Andrea Lanzafame.
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Modello in scala 1:5 FERRARI 360
Messina 03/09/2023
n.59 Storia e modello Ferrari 360
La vettura, che Vi presentiamo, deriva dalla 360 Modena è una berlinetta sportiva con trazione posteriore.
Una caratteristica particolare è il motore centrale in bella vista attraverso il lunotto posteriore. E’ dotata
di un propulsore di 8 cilindri con 5 valvole per ogni pistone e con una potenza massima di 400 CV, ha subito
modifiche studiate per adattarsi alla pista, mantenendo la meccanica di serie ma con un peso di 1.170 kg, 120
in meno rispetto alla versione stradale. La 360 ha preso parte a numerosi eventi sportivi con la versione Challenge,
con lo stesso motore.
Questo nuovo modello segna una svolta decisiva per la storia della Ferrari, infatti non ha più i fanali anteriori
a scomparsa", sostituiti da altri "a vista" con nuove tecnologie di illuminazione; non presenta più neanche le
classiche linee tese, come la sua progenitrice.
In poche parole una nuova linea un nuovo assetto una ottima visibilità.
A cura di Andrea Lanzafame con l'aiuto di Antonio Bellomo
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Modello in scala 1:5 FERRARI Formula UNO
Messina 30/08/2023
n.58 Storia e modello Ferrari Formula Uno
Fin dal proprio nome la F310 palesò la sua novità tecnica più rilevante, una vera e propria
«svolta epocale» in casa Ferrari.
Si decise infatti di abbandonare il motore V12, usato dalla Scuderia per gran parte della sua esperienza in Formula 1,
in favore di una configurazione V10, una scelta finalizzata a ridurre peso e ingombri, ridurre i consumi e meglio
gestire la cilindrata massima di 3000 cm³ imposta dal regolamento: la sigla «310» indicava per l'appunto la cilindrata
di 3 litri e il numero dei cilindri, questi ultimi disposti a 75° secondo lo schema progettato dall'ingegnere Paolo Martinelli.
La carrozzeria presentava forme peculiari, in particolare per quanto concerneva le pance laterali, staccate dal corpo
macchina e raccordate a quest'ultimo da un unico profilo alare, riprendendo un concetto già implementato sulla F92A del 1992;
nuovo era anche il disegno del cofano motore, molto largo e costituente un tutt'uno con le voluminose protezioni ai lati
dell'abitacolo, queste ultime introdotte dal regolamento a seguito dei tragici fatti della stagione 1994, per dare maggiore
sicurezza al collo e al capo dei piloti, prevenendo gli spostamenti laterali.
Quanto a queste ultime, la Ferrari scelse di attenersi alle proporzioni indicate nelle norme in modo abbastanza letterale,
mentre altre squadre (tra le quali la Williams), grazie a un diverso disegno del cofano e in particolare dell'hood scoop
presentarono protezioni di dimensioni ben più ridotte, con relativi benefici a livello di minor resistenza all'aria.
Le soluzioni aerodinamiche erano però nel complesso convenzionali, soprattutto all'anteriore, ove il musetto adottava un
profilo spiovente e raccordato direttamente all'alettone; tuttavia il direttore tecnico John Barnard si dedicò in maniera
decisa allo sviluppo della sezione e dal Gran Premio del Canada venne introdotto un nuovo muso rialzato, pressoché piatto
dall'estremità alla centina dell'abitacolo, collegato all'ala da un doppio piloncino trapezoidale.
La F310 fu anche la prima Ferrari di Formula 1 a montare un volante multifunzione, che integrava su di sé tutti i comandi
e la strumentazione presenti in precedenza sul cruscotto, in modo da non distogliere troppo il pilota dalla guida.
Per quanto riguardava le forniture tecniche, al termine del campionato 1995 si era concluso il rapporto di collaborazione
tra la Scuderia e Agip, che durava dal 1974: alla fornitura di carburante e olio subentrò pertanto Shell, già partner del
Cavallino dal 1929 agli anni 1970, che ebbe peraltro un ruolo determinante, assieme al confermato sponsor Marlboro (ormai
in procinto di rivolgere sulla sola Ferrari i suoi investimenti in Formula 1), nel garantire le risorse economiche
necessarie all'ingaggio di Michael Schumacher. Venne confermata sulla livrea anche la presenza del marchio Pioneer.
il modello riprodotto in scala 1:5
Misura
cm.80 in lunghezza, mentre la larghezza è cm.40, con una altezza di cm.12.
A cura di Andrea Lanzafame con l'aiuto di Antonio Bellomo
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IRON MAN
Messina 16/08/2023
n.57 Storia e costruzione di "IRON MAN"
Iron Man, il cui vero nome è Tony Stark, è un personaggio dei fumetti statunitensi pubblicati da Marvel Comics.
Creato nel 1963 da Stan Lee e Larry Lieber (testi), e disegnato da Don Heck e Jack Kirby, la sua prima apparizione
avvenne in Tales of Suspense n. 39 (marzo 1963), la cui copertina venne disegnata da Kirby, collaboratore di
Heck nello sviluppo del design dell'armatura.
Inizialmente pubblicato su Tales of Suspense, quando la serie, giunta al numero 99 (marzo 1968), viene dedicata
interamente a Capitan America, Iron Man, nel frattempo incluso nella prima formazione dei Vendicatori, compare
nello speciale Iron Man and the Sub-Mariner dell'aprile 1968, ottenendo poi una testata propria a maggio dello
stesso anno: The Invincible Iron Man.
Anthony Stark, un ingegnoso inventore, erede di una famiglia facoltosa, restò ferito in un campo di battaglia
asiatico mentre era impegnato a testare le armi da lui create per il governo statunitense. Una scheggia di
shrapnel si conficcò nel suo cuore, costringendolo a costruire un’incredibile armatura non solo per sfuggire
alla reclusione, ma anche per salvarsi la vita.
Grazie all’aiuto del suo compagno di prigionia, un noto fisico, Tony Stark costruì il primo costume di Iron Man
e quando tornò a casa iniziò a impersonare l’eroe.
La De Agostini ci ha presentato la storia e l’armatura di Iron Man in metallo, l’opera è costituita da 100 fascicoli,
e ci ha fatto costruire il modello in scala 1: 30, alto cm. 60 con un peso di circa 5 Kg. e completo di luci a LED,
può essere posizionato in vari modi sia in piedi che seduto o altre posizioni, viene appoggiato su una propria base.
A cura di Andrea Lanzafame con l'aiuto di Antonio Bellomo
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Subaru Rally
Messina 12/08/2023
n.56 Storia e costruzione della "Subaru Rally”
La Hachette fascicoli ancora una volta ci presenta la costruzione di una macchina da RALLY in scala 1:8, tale macchina
è molto ben rifinita e molto particolareggiata, ve ne presentiamo una breve storia corredata da fotografie
nel corso del montaggio.
La leggendaria Subaru Impreza (un’auto nata come vettura di serie, ma che ha trovato nei rallye il proprio terreno
d’elezione, arrivando a dominarne il Campionato mondiale).
L'esordio della Impreza nel mondo dei rallye avvenne nel 1993.
Il suo debutto avvenne nel Rally di Finlandia con Ari Vatanen, Markku Alén e Colin McRae come piloti.
La prima vittoria arrivò nell'Acropolis Rallye 1994 grazie a Carlos Sainz. Il pilota spagnolo disputò una grande stagione perdendo il
titolo soltanto all'ultima gara dopo un gran duello con la Toyota di Didier Auriol
Nel 1997, a causa dei mutati regolamenti riguardanti le vetture nel Campionato del mondo rally, l'Impreza 555 abbandonò
le scene in favore della diretta sostituta, denominata Impreza WRC97 (nome in codice 22B) In concomitanza con la presentazione
della seconda generazione dell'Impreza (codice GD), la WR C2001 ricevette una carrozzeria completamente nuova.
Questa non differiva solo nel design, ma segnava anche il ritorno, da parte di Subaru, all'utilizzo di una berlina a 4
porte dopo quattro anni di impiego dell'Impreza versione coupé.
Nacque quindi la nuova generazione di Impreza WRC, quella che va sotto il nome in codice di 44S. Primo esemplare di
questa specie fu appunto la WRC2001, auto che nel team Prodrive prende il nome di S7.
Nel 2003 la Subaru riuscì a conquistare il campionato mondiale dei rally.
A cura di Andrea Lanzafame con l'aiuto di Antonio Bellomo
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Modellismo: FIAT Abarth 595 SS
Messina 06/08/2023
n.55 FIAT 500 ABARTH 595 SS “UN MITO”
Quando negli anni 50 si presentò la necessità di sostituire la FIAT Topolino in produzione dal 1936, la FIAT era
cambiata, erano cambiate le tecniche, gli stabilimenti le catene di montaggio, i progettisti,
era in corso la ricostruzione.
Doveva nascere una macchina nuova, si doveva voltare pagina, bisognava creare una piccola da città e fine settimana,
per andare a mare con la famiglia, doveva costare non molto,(all’incirca 500.000 lire), ed essere acquistata da pagare
in pochi anni, essere l’auto dei giovani, e dopo poco anche dei meno giovani, fare scordare il passato ed essere
l’auto del futuro.
Ecco (1957) viene immessa sul mercato la nuova 500 C con tettuccio apribile in tela, sempre motore posteriore, come la
seicento, bagagliaio e serbatoio anteriore, a scocca portante per essere, per chi poteva, la seconda auto.
Il successo è immediato le catene di montaggio ne sfornano migliaia, si creano subito stabilimenti nuovi, si
costruiscono subito molti derivati fatti da artigiani che ottengono successo le Abarth, le Zagato, e poi la Bianchina,
con motore e meccanica della 500 Fiat. Le prime serie montano gli sportelli che aprono d’avanti poi si passa
alle controvento.
La Hachette ha rienuto di costruire il modello della 500 C, il modello in un rosso FIAT caratteristico, con il suo
tettuccio apribile, le luci tutte funzionanti, gli indicatori di direzione, le luci di posizione e della targa come
al vero, riproduce il modello con le porte antivento, da noi già montato.
L’ Abarth realizzò subito delle versioni elaborate nella meccanica della AT 500.
Si trattava di vetture elaborate usando pezzi speciali costruiti dalla Abarth & C., che mai tenevano pressoché immutato
l’aspetto esteriore del modello da cui derivavano.
Nel 1963 fu presentata la “595” SS , prodotta fino alla fine del 1971 in due serie: la prima (dal ’63 al ’65) aveva
la carrozzeria della Fiat 500 D; la seconda (dal ’65 al ’71) aveva la carrozzeria della Fiat 500 F. L’Abarth
riceveva dalla Fiat le auto incomplete e montava su di esse i pezzi speciali.
Nella primavera 1965 il prototipo della Fiat Abarth 695 ss. Assetto corsa stupisce gli appassionati portando ad un
livello inatteso la preparazione sportiva dei “mini bolidi” con le modifiche apportate queste macchine raggiungevano
la velocità a 180km/h,
Le altre modifiche consistevano erano nel cruscotto (con strumentazione specifica provvista di tachimetro, contachilometri,
contagiri, indicatore livello benzina e indicatore temperatura olio), volante a 3 razze, carburatore Solex C 28 PBJ montato
su apposito alloggiamento in alluminio, coppa olio in alluminio, sistema di aspirazione e scarico dei gas specifici.
Da menzionare anche il fatto che su queste versioni il portellone posteriore, che chiudeva il motore posto nel retro della
vettura, veniva rialzato con dei fermi per aumentare il raffreddamento del motore.
Sempre la Hachette ultimamente ha realizzato con le relative modifiche la Fiat Abarth 595 SS in scala 1:8, anche questo
modello è già stato montato e finito.
A cura di Andrea Lanzafame con l'aiuto di Antonio Bellomo
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Modellismo: Storia e foto della Corazzata Bismarck
Messina 23/07/2023
n.54 La storia, il mito,
Il modello da costruire
La Hachette – fascicoli ha riprodotto in scala la famosa Corazzata Bismarck in metallo, tale nave è un mito per la Marineria Tedesca.
La sua storia comincia il 18 maggio 1941 la guerra è ormai al culmine, il comandante riceve l’ordine della partenza e la corazzata Biscarck
lascia il porto di Gotenhafen (Gdynia) per intraprende l’impresa ambiziosa della marina nella Seconda Guerra mondiale.
Sulla nave sono ospitati 2000 uomini tra equipaggio e personale specializzato per fare funzionare tutto alla perfezione, ma tutti conosciamo
la ingloriosa fine.
Ve ne racconterò una parte anche a me sconosciuta fino ad ora:
A bordo l'attività è frenetica ormai da qualche giorno, il 17 maggio dall'altoparlante risuona una voce ferma che comanda di iniziare a pulire
i depositi e la stiva. Questo ordine cancella gli ultimi dubbi sulla partenza ormai imminente e da tempo desiderata. Sui volti dei presenti si
può intuire tensione ma anche un certo disappunto: dopo tutto li aspetta un compito che non è di certo gradevole. Il combustibile, ormai impuro
dopo le numerose prove di funzionamento dell'apparato motore, deve essere trasportato dalle stive sulla coperta della nave e sostituirlo con altro
incontaminato. A due a due, in coppie formate da un graduato ed un marinaio semplice gli uomini formano le squadre. Armati di secchi scendono
sotto coperta. Nei serbatoi si trova un impianto di aerazione che permette di respirare, mentre una lampada di sicurezza dà loro la possibilità
di orientarsi. Gli uomini formano una catena, passandosi da uno all'altro i secchi ricolmi di liquido viscoso. Giunti sul ponte, il liquame
bruno-nerastro viene versato nelle chiatte che sono state affiancate alla Bismarck proprio per questo scopo. Alla fine, dopo quasi
24 ore di lavoro, tutti i serbatoi sono stati perfettamente puliti: ora possono accogliere il nuovo combustibile.
Già il 13 maggio il comandante della flotta, l'ammiraglio Lutjens, si è imbarcato sulla Bismarck con il suo stato maggiore circa 80 uomini.
Qualche mese prima Lutjens era stato informato dal suo superiore, il grande ammiraglio Erich Raeder, capo dello stato maggiore della marina
(OKM, Oberkommando der Marine), circa i punti salienti di questa operazione estremamente impegnativa la nave da guerra assieme ad altre doveva
attaccare nell'Oceano Atlantico i convogli inglesi e affondare le navi mercantili così importanti per i rifornimenti del nemico.
Ma tutto non andò come avevano previsto la maggior parte di loro sarebbe morta appena nove giorni dopo. Vittime di una guerra crudele e assassina,
scatenata dalla follia della loro stessa patria.
La predetta nave è stata riprodotta in miniatura a scopo modellistico, certo è un lavoro molto ambizioso e impegnativo perché fatta molto
dettagliata in ogni sua parte, ci sono pezzi che hanno le dimensioni di pochi millimetri. tutte le sue parti mobili sono motorizzate i vari
cannoni ruotano sulle proprie basi, le canne si alzano e si abbassano, i radar hanno il movimento rotatorio, vi è un impianto elettrico
molto complesso.
La sua lunghezza sarà di circa m.1,20 ed una altezza dell’albero maestro è di circa cm.45 il peso si aggira sui 5 chili.
Nella fase di montaggio la nave è stata divisa in due tronconi onde evitare danneggiamenti alle varie opere tipo le ringhiere, le scalette,
i radar materiale metallico molto delicato, finita non potrà essere messa in acqua perché il modello è del tipo statico, anche se le eliche
funzioneranno.
L’opera finita è composta da 140 fascicoli.
Il montaggio è stato eseguito dal Sig. Antonio Bellomo
A cura di Andrea Lanzafame con l'aiuto di Antonio Bellomo
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Il Modellismo e lo Zodiaco
Messina 11/06/2022
n.53 Il Modellismo e lo Zodiaco
Alcuni anni addietro una nota casa modellistica, l'ERPA, creo' una serie di autovetture in scala 1/87
con disegnati i Segni dello Zodiaco (ASTRO COLLECTION). L'originalità della serie, non e' stata
accompagnata da un gande successo, almeno in Italia, forse perche' modellismo e zodiaco non sono
stati accorpati prima o non sono stati ben pubblicizzati.
La veste di presentazione, semplici scatoli in cartone disegnati, con uno sfondo di stelle non hanno
attirato l'attenzione, come altre serie, ma e' proprio questa semplicita' che a me piace, in quanto esprime
direttamente l'eleganza dei segni dello zodiaco. Dodici segni, altrettante auto, diverse l'una dall'altra,
mostrano un segno e fanno vedere il planetario zodiacale, impresso su ogni modello, in un giallo oro
molto lineare, in linea con la qualita'ERPA.
Passiamo ora a vedere i singoli segni e poi i raggruppamenti zodiacali .
Ariete 21. marzo / 19. aprile ( Widder )
Toro 20.aprile / 20. Maggio ( Stier )
Gemelli 21.maggio /20. Giugno ( Zwillinge )
Cancro 21.giugno / 22. Luglio ( Krebs )
Leone 23.luglio / 23.agosto ( Lowe )
Vergine 24.agosto/ 22.settembre ( Jungfrau )
Bilancia 23.settembre/ 22.ottobre ( Waage )
Scorpione 23.ottobre / 21.novembre ( Scorpion )
Sagittario 22.novembre/21.dicembre (Schutze )
Capricorno 22.dicembre/ 19.gennaio ( Steinbock )
Acquario 20.gennaio / 19.febbraio ( Wassermann )
Pesci 20.febbraio/ 20.marzo ( Fische )
Lo zodiaco e' molto piu' complesso, ma noi, con il modellismo, lo abbiamo semplificato cosi'.
Spero che l'accoppiamento fatto dalla casa Tedesca ERPA e da me sintetizzato, collezionato e fotografato,
vi sia piaciuto. Posso dirvi che non ostante il lungo tempo trascorso dall'uscita sul mercato, l'Astro
Collection, risulta, per me, giovane ed attuale.
A cura di Franco Spadaro, impaginazione di Andrea Lanzafame.
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MODELLISMO E COLLEZIONISMO
Sono due Binari Paralleli......    Si incontrano all'infinito......
Messina 09/05/2020
     Per un modellista realizzare qualcosa e' raggiungere il proprio obiettivo, sia rapidamente o con lentezza,
per avere il piacere di vedere completato, e tenere in mano, ciò che aveva in mente.
Partire da un progetto o da un Kit, studiare una foto che ti parla, o pensare qualcosa, documentarsi, per costruire
cominciare ad assemblare il materiale e poi iniziare a lavorare e vedere crescere un oggetto e combattere con esso
per far si che sia come lo vuoi realizzare, pronto a fermarti, smontarlo e rifarlo da capo se non è quello che vuoi
tu, simile al progetto, ma uguale a quello che hai già realizzato nella tua mente.
Ecco il modellismo, la ricerca dei particolari, dei dettagli, rendere in scala quello che è grande, ma far si che
abbia tutti i particolari e sia conforme a quello che mi piace e che ho deciso di fare.
Il collezionismo comporta un lavoro di pazienza, per riunire oggetti dello stesso genere e metterli insieme per
vedere qualcosa di antico o anche di moderno in tutte le sue molteplici tipologie, per avere una visione di insieme
nei minimi dettagli di tutto quello che è stato realizzato in un particolare tipologia o settore.
Qualcuno si chiederà ma tra modellismo e collezionismo che rapporto c'è? Per me vi è molto in comune, come prima
cosa studio e cultura. Infatti sia se vuoi fare modellismo che collezionismo devi avere una profonda conoscenza
sia di quello che devi realizzare o devi collezionare per non prendere fregature o fare cavolate. È facile
collezionare ma se non conosci quello che collezioni prendi scivoloni, come se non conosci fai tutto tranne dei bei modelli.
Se vuoi fare un modello devi conoscerlo, se esistono foto devi studiarle, se sono stati realizzati altri modelli li devi
osservare attentamente, studiarli dopo, se il modello ti appassiona riunisci il materiale, e poi inizi a realizzarlo.
Ho letto di un modellista che ha realizzato un bel pezzo ma si è sentito dire che essendo fatto da Kit veniva sminuito.
Io con oltre 50anni di modellismo nelle mani dico che lavorare da Kit ti consente di risparmiare tempo per tagliare il
legname, avere a casa tutto quello che serve da lavorare, evitare che ti manchi qualcosa mentre lavori e di dovere dipendere
dall'andare in negozio o ritirare quello che non hai o stare fermo tanto tempo per realizzare quello che trovi già pronto.
Quando ho fatto un modello da progetto dopo averlo studiato ho dovuto attendere un anno per assemblare il materiale prima
di iniziare, perché non trovavo quello che cercavo.
Va notato che chi sta al Sud, in Sicilia in particolare, non ha la dovizia di negozi che hanno coloro che stanno nei grossi
centri del Nord. Devi comprare via internet e vi assicuro che una cosa è vedere con le proprie mani (come diceva un vecchio
modellista) altro guardare una foto, un filmato, ordinare ed attendere pazientemente che arrivi quello che hai ordinato,
sperando che sia quello che volevi e ti serviva, se no, ordina da capo, ed inizia la trafila.
La stessa cosa per chi colleziona al nord, vi sono fiere e mercatini dove trovi pezzi che ti servono da collezionare, al Sud
e in Sicilia non vi è nulla di tutto questo o vai tu alle fiere, ed ai mercatini con aumento di spese non indifferente e di
sacrifici, o compri via internet ai prezzi che trovi e sempre con i rischi di spedizione e di avere pezzi di qualità che
deriva dall'onestà di chi vende.
Io essendo anche collezionista queste esperienze le ho vissute sulla mia pelle.
Ma vi è ancora altro da dire, io costruisco modelli statici e quindi combatto con lo spazio in casa, con la polvere e l'umidità
della mia città, cosa uguale sia per i modelli che per le mie collezioni che, non ostante le difese, sono assalite da questi
elementi ma per chi fa modellismo dinamico, combatte, dopo avere realizzato un modello, con il luogo dove andare a provarlo,
a farlo muovere.
Vedo che al Nord, grazie ad un maggiore associazionismo, e lungimiranza degli amministratori, dispongono di luoghi dove provare
i modelli, noi per fare volare un modello dobbiamo andare nel Torrente Mela a Pace del Mela, se e quando è possibile, e per i
modelli navali ,con motori elettrici, posiamo farli navigare nel lago di Ganzirri la domenica, mentre quelli con motore a
scoppio dobbiamo portarli a mare in estate!
Modellisti e collezionisti al Sud, più che al Nord, soffrono di una innata gelosia, tenere tutto riservato, non esporlo per
paura che gli altri sappiano che pezzi possiedi, ed essere gelosi di quanti pezzi hai realizzati e cosa stai costruendo, dei
segreti dell'arte, frutto dell'esperienza e di avere comprato qualcosa di bello, o di esserti attrezzato. Ovviamente, si può
esporre, quando si possono disporre dei locali per potere realizzare un evento mostra, per periodi limitatissimi e tra mille
difficoltà intoppi ed invidie e sempre con il poi "io non l'ho saputo, non lo avete pubblicizzato"!!. Senza capire che anche
la pubblicità ha un costo!
A titolo esemplificativo basta ricordare che per realizzare la prima traversata con elicotteri radiocomandati dello Stretto
di Messina abbiamo impiegato quasi un anno per avere le autorizzazioni e l'ultima ci è stata data il giorno della manifestazione,
dopo diversi rinvii. Disporre per una settimana di un locale è cosa impossibile per le esose richieste del canone, che grava sugli
organizzatori, che devono operare senza entrate per la gratuità dell'ingresso alla mostra e dei tavoli espositivi, per avere
un poco di pubblico.
Questa situazione porta a impedire che si organizzino mostre e che i locali restino chiusi in quanto diventa impossibile
organizzare eventi, ad esempio trovare un locale dove montare un plastico ferroviario è impossibile in quanto locali grandi
non sono disponibili, si può solo tentare di fare eventi di brevissima durata ma diventa faticoso portare i pezzi da esporre
soprattutto se si vuole realizzare eventi modellistici a 360 gradi in spazi limitati con la conseguente defezione di molti
modellisti o collezionisti, che per un paio di giorni non portano i propri pezzi, sempre con la massima garanzia di sicurezza..
Un esempio dove modellismo e collezionismo camminano su binari paralleli è il ferromodellismo: infatti, se realizzare un
plastico è un lavoro modellistico dove vi è arte, passione, tecnica, dall'altro lato avere pezzi da far muovere locomotive,
locomotori, carrozze, vagoni, treni antichi, pezzi artigianali, è collezionismo, in quanto spesso sono realizzate in serie
limitata, e dopo poco tempo non si trovano più sul mercato e devono essere cercati in borse scambio, quando si trovano,
in quanto chi li possiede non se li toglie facilmente.
Ma vi è di più per operare in determinati settori di modellismo devi munirti di brevetti, di assicurazione, oltre che devi
andare in località spesso distanti da dove dimori per mancanza di spazi idonei vedi: aerei, elicotteri, droni. Lo stesso
accade se collezioni armi, spade, o altre oggetti ritenuti pericolosi o se vai a fare ricerche in località dove sono
avvenute battaglie.
Per non parlare poi della legislazione vigente che ritiene le collezioni come beni sottratti allo Stato e che tu hai
acquistato nella indifferenza dello Stato che però è pronto a sequestrarle e requisirle senza indennizzo e obbligarti a
lunghi processi per difendere i tuoi acquisti.
Un altro punto che fa coincidere modellismo e collezionismo è il restauro: sia nell'un caso che nell'altro è normale che
i pezzi antichi, spesso lasciati incustoditi, hanno necessità di manutenzione in quanto si deteriorano per agenti esterni
o interventi maldestri.
Un settore coincidente, poi, è il collezionare modelli di soldatini di tutte le epoche e le scale, autovetture, camion, aerei,
qui si vedono i modellisti diventare collezionisti e viceversa in quanto raccogliere centinaia o anche migliaia di pezzi
porta a congiungere le due attività esponendo in vetrina i modelli, come la geometria ci ha insegnato che due rette parallele non si incontrano mai,
ma ci piace pensare che all'infinito si incontrano le due passioni
e si fondono, impegnandosi anche a realizzare plastici di war game con centinaia
di pezzi con vetrine dove raccogliere i modelli.
E così è per queste due passioni che spesso sono presenti nello stesso soggetto cui piace sia il modellismo che il collezionismo
senza dare prevalenza a nessuna delle due passioni, anzi riunirle e farle divenire un unico insieme di cose "belle" almeno per
chi possiede tali oggetti e passioni, diventa al giorno d'oggi sempre più difficile facendo prevalere il criterio della
specializzazione che limita, almeno per me, il modellismo ed il collezionismo ad un solo settore tenuto spesso in
modo iper puntuale.
A cura di Franco Spadaro
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Fregata Bonhomme Richard
Messina 29/02/2020
Ed eccovi la storia della fregata Bonhomme Richard riprodotta in scala da parte della ditta Aeropiccola di Torino.
Vi raccontiamo questa storia perchè ad un signore che la possiede, il "GATTO" ha attaccato il modello riducendolo piuttosto male.
Il modello è stato ristrutturato in un periodo di tempo lungo, perchè quando queste riproduzioni vengono lasciate senza teca,
sia il sartiame che le vele si auto distruggono, a causa della polvere e dal sole che brucia tutto, di conseguenza tutte le sue parti diventano molto fragili,
ma con molta pazienza è stato rimesso a nuovo senza far perdere la sua antichità.
Assieme alla storia del modello vi facciamo vedere
qualche immagine "DIVERTITEVI".
Bonhomme Richard , precedentemente Duc de Duras, era una nave da guerra nella Marina continentale . Originariamente era
un'indiana orientale, una nave mercantile costruita in Francia per la Compagnia delle Indie orientali francesi nel 1765,
per servizio tra la Francia e l'Oriente.
Fu messa a disposizione di John Paul Jones il 4 febbraio 1779 dal re Luigi XVI di Francia a seguito di un prestito agli
Stati Uniti da parte del magnate marittimo francese Jacques-Donatien Le Ray.
Bonhomme Richard era originariamente un Indiaman orientale chiamato Duc de Duras, una nave mercantile costruita a Lorient
secondo il piano elaborato dal re del maestro navale Antoine Groignard per la compagnia delle Indie orientali francesi
nel 1765. Il suo design le permise di trasformarsi rapidamente in un uomo di guerra in caso di necessità per sostenere la
marina. Fece due viaggi in Cina, la prima nel 1766 e la seconda nel 1769. Al suo ritorno la Compagnia delle Indie orientali
francesi era stata sciolta e tutte le sue installazioni e navi erano state trasferite alla Marina francese . Come nave
navale fece un viaggio verso l'Isola di Francia (Mauritius) prima di essere venduta agli armatori privati nel 1771.
Ha navigato in servizio privato fino a quando non è stata acquistata dal re Luigi XVI di Francia all'inizio del 1779 e posta
sotto il comando di John Paul Jones il 4 febbraio. Le dimensioni e l'armamento del Duc de Duras la resero approssimativamente
equivalente alla metà di una nave da 64 cannoni della linea.
Jones la ribattezzò Bon Homme Richard (di solito reso in francese più corretto come Bonhomme Richard ) in onore di Benjamin
Franklin, il commissario americano a Parigi il cui povero Almanacco di Richard fu pubblicato in Francia con il titolo Les
Maximes du Bonhomme Richard.
19 giugno 1779, Bonhomme Richard salpò da Lorient accompagnato da USS Alliance, Pallas, Vengeance e Cerf con trasporti di
truppe e navi mercantili sotto convoglio a Bordeaux e per navigare contro gli inglesi nel Golfo di Biscaglia. Costretto a
tornare in porto per essere riparato, lo squadrone salpò nuovamente il 14 agosto 1779. Si diresse a nord-ovest intorno alla
costa occidentale delle Isole britanniche nel Mare del Nord e poi lungo la costa orientale. Lo squadrone prese in premio
16 navi mercantili.
Il 23 settembre 1779, lo squadrone incontrò la flotta baltica di 41 vele sotto il convoglio di HMS Serapis e HM assoldò la
nave armata Contessa di Scarborough vicino a Flamborough Head. Bonhomme Richard e Serapis entrarono in un amaro fidanzamento
verso le 18:00 circa. La battaglia continuò per le successive quattro ore, costando la vita a quasi la metà degli equipaggi
americani e britannici. La vittoria britannica sembrò inevitabile, poiché il Serapis più pesantemente armato usò la sua
potenza di fuoco per rastrellare Bonhomme Richard con effetto devastante. Il comandante di Serapisalla fine ha invitato Jones
ad arrendersi. Egli rispose: "Signore, non ho ancora iniziato a combattere!" Jones alla fine riuscì a legare insieme le navi,
annullando la maggiore manovrabilità del suo avversario e permettendogli di trarre vantaggio dalle dimensioni maggiori e
dall'equipaggio considerevolmente più numeroso di Bonhomme Richard . Un tentativo da parte degli americani di salire a bordo
di Serapis fu respinto, così come un tentativo da parte degli inglesi di salire a bordo di Bonhomme Richard.
Alla fine, dopo che un'altra delle navi di Jones si unì al combattimento, il capitano britannico fu costretto ad arrendersi alle
22:30 circa. Bonhomme Richard - distrutto, in fiamme, perdendo gravemente - sfidò tutti gli sforzi per salvarla e affondò circa
36 ore dopo alle 11:00 del 25 settembre 1779. Jones salpò il Serapis catturatoalle province unite olandesi per le riparazioni.
Sebbene Bonhomme Richard affondò dopo la battaglia, l'esito della battaglia fu uno dei fattori che convinse la corona francese a
sostenere le colonie nella loro lotta per diventare indipendente dall'autorità britannica.
L'ultima posizione di riposo di Bonhomme Richard è stata oggetto di molte speculazioni. Un certo numero di sforzi infruttuosi
erano stati condotti per localizzare il relitto. Si presumeva che il luogo si trovasse a circa 55 m di acqua al largo di
Flamborough Head , nello Yorkshire , un promontorio vicino al luogo in cui ebbe luogo la sua battaglia finale. La quantità di
altri relitti nell'area e un secolo di operazioni di pesca a strascico avevano complicato tutte le ricerche.
Un tentativo di stagione per individuare e recuperare la nave, o alcuni manufatti da lei, usando USNS Afferrare sono stati
girati per la Discovery Channel's Navi Mighty serie nel 2011. La US Navy's missione ha avuto successo.
Nel 2012, una spedizione con la Ocean Technology Foundation e la Marina francese ha individuato un disastro di interesse
(chiamato "Target 131") in 70 metri di acqua. Il relitto è per lo più sepolto, ma alcuni manufatti sono visibili sulla superficie
del fondale marino, tra cui un'ancora che si adatta alle dimensioni e allo stile dell'ancora a cuneo sul Bonhomme Richard.
Nel 2014, la French Navy and Ocean Technology Foundation ha organizzato una spedizione per fare in modo che la French Navy si
immergesse Target 131. Gli artefatti scoperti dai subacquei includevano un deadeye block (parte del sartiame di una nave a vela),
grandi sezioni di tavolato semi-sepolto, e cosa sembrava essere un cerchio di ferro spar, con alcuni pezzi di legno in
decomposizione ancora circondato in esso. Nessuna prova di oggetti moderni è stata trovata sul sito. La Global Foundation for
Ocean Exploration (GFOE) da allora ha continuato il lavoro della Ocean Technology Foundation, guidando una spedizione con la
Francia e la US Navy nel 2016, sempre a bordo della USNS Grasp.
È stato condotto un rilevamento più remoto e i ricercatori hanno scoperto ulteriori oggetti all'interno del sito del relitto
ritenuti meritevoli di ulteriori indagini. È stata pianificata una spedizione del 2019 che ha coinvolto GFOE, la Marina
francese e la Marina statunitense, ma è stata rinviata a tempo indeterminato a causa di un disaccordo tra Francia e Stati
Uniti sulla proprietà ultima del Bonhomme Richard.
L'obiettivo di questa missione era dimostrare o confutare Target 131 come Bonhomme Richard.
Nel 2018 resti, forse quelli del Bonhomme Richard, sono stati trovati in acque poco profonde molto vicino alla costa di Filey,
North Yorkshire, Inghilterra, dal team di ricerca di Land and Sea Merlin Burrows. Tuttavia, la posizione di questo relitto
non è corroborata da numerosi resoconti di testimoni oculari di osservatori terrestri, i quali notarono che la mattina del
25 settembre 1779, il Bonhomme Richard scomparve lontano dall'orizzonte.
A cura di Andrea Lanzafame
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16/12/2019
Open Day 2019 all'I. T. T. L.
ISTITUTO TECNICO NAUTICO CAIO DUILIO
Anche quest'anno l'Istituto Tecnico Nautico ha voluto aprire le sue porte per l'Open Day per presentarsi ai ragazzi,
che uscendo dalla Scuola Media, devono fare la propria scelta per affrontare quella che sarà la scuola che li
formerà e li immetterà nel mondo del lavoro.
Quest'anno siamo stati invitati a partecipare con i nostri modelli e con qualcosa in più: il Brigantino a palo Peloro
che, con i ragazzi della sezione Costruttori, corso M, abbiamo iniziato a restaurare, si può dire portando a nuovo lo
scafo, in attesa di riprendere il lavoro, dopo feste, per finire l'alberatura e le vele.
Erano presenti tutti i ragazzi che hanno partecipato al lavoro di restauro e con orgoglio hanno mostrato ai visitatori,
il lavoro fatto, per fare rinascere a nuova vita questo pezzo che presto tornerà nei corridoi dell'Istituto a fare bella
mostra di se grazie al lavoro di questi "costruttori" e dell'impegno della Nostra Associazione.
L'Istituto, con i suoi quattro corsi post biennio comune, (Capitani, Macchinisti, Logistica, e Costruttori) offre una varietà
di scelte a chi ama il mare e vuole lavorare e legare la sua vita alle imbarcazioni.
Una affluenza di pubblico abbastanza cospicua, un interesse di genitori e ragazzi, e l'impegno degli alunni, hanno reso questo
sabato 14/12 un giorno interessante ed importante per chi crede nelle proprie scelte ponderate e vuole lavorare ed avere
uno sbocco in una carriera sempre in evoluzione.
L'organizzazione curata dal Dirigente scolastico Prof.ssa Maria Schirò e dal personale tutto sia Docente che Ata, nonché dagli
alunni dell'Istituto è stata inappuntabile.
Nel tardo pomeriggio si è tenuta una conferenza del Presidente della Regione Siciliana On. Musumeci che ha voluto incontrare
la Presidenza ed i ragazzi per incoraggiarli nelle loro scelte.
I modelli presentati dalla Nostra Associazione sono stati apprezzati in quanto abbiamo portato modelli dinamici e statici che
si sono completati a vicenda dando uno spaccato del mondo modellistico, legato al mare, che affascina molti, e fa vedere come
in piccolo si possono realizzare grandi opere.
Appuntamento al prossimo anno, con nuovi modelli, e con nuove esperienze frutto della collaborazione tra la Nostra Associazione
e la sezione Costruttori che vuole sviluppare anche il lavoro manuale in piccolo, in attesa di lanciarsi nel mondo del lavoro
o in quello universitario in grande.
A cura di Franco Spadaro
Grazie a questo gruppo di ragazzi, della sezione costruttori, dell'Istituto Nautico Caio Duilio, il modello del brigantino a palo "Peloro" sta per essere salvato, lo scafo è quasi finito ora si penserà all'alberatura
ed a tutto il sartiame un'opera piuttosto difficile perchè il restauro è più difficile del costruirlo ex novo.
          Bonaccorso Gabriele
          Marton Antonia
          Abate Gabriele
          Pistorio Daniele
          Ferraro Lorenzo
          Currò Davide
          Arbato Gianpiero
          Baxa Marc
          Farsaci Rosa Pia
          Giuffrè Matteo
          Martino Francesco
          Parisi Riccardo
          Scuderi Samuel
          Davì Eros
          Russo Emily
Ragazzi auguri BUONA VITA
LAVORI IN CORSO
RESTAURI AL BRIGANTINO A PALO Peloro
I.T.T.L CAIO DUILIO, ISTITUTO TECNICO NAUTICO
La nostra Associazione, A.S.M.M. ,è impegnata, su richiesta dell'Istituto Nautico di Messina, sezione Costruttori Navali,
a collaborare con un gruppo di alunni, al restauro del Brigantino a Palo "Peloro" che è, da molti anni, esposto nei locali dell?Istituto.
Con l'impegno fattivo di un gruppo di ragazzi della sezione Costruttori e con l'assistenza tecnica dei soci fondatori dell'Associazione
Storico Modellisti Messinesi si è proceduto allo smontaggio e ricostruzione delle parti ammalorate del Brigantino "Peloro" per dargli nuova vita.
La nave esposta sempre al pubblico abbisognava, tra l'altro, di sostituzione di corde e gomene, di parte delle sartie, e di una pitturazione del
fasciame, e delle parti in metallo, senza però snaturare il battello nella sua intrinseca essenza.
Con un continuo scambio di idee con il Dirigente Scolastico e lo Staff di Presidenza, con i docenti della materia, ed il confronto con i Modellisti
che collaborano e guidano i ragazzi, che danno il meglio di se, la nave sta rifacendo il suo aspetto per dare una impronta giovanile, non ostante
l'età, al pubblico dell'Open Day.
Restaurare è, forse, il lavoro più difficile che può essere fatto su un battello, specialmente da giovani che si impegnano per la prima volta in
questo lavoro, avendo come obiettivo di imparare la tecnica, usare attrezzi, colori, non avendo i piani costruttivi del vascello che stanno
rinnovando, e quindi, smontando e ricostruendo senza mutare aspetto.
Partendo da questa esperienza, e con l'applicazione pratica delle nozioni apprese, il gruppo con l'appoggio dell'Associazione Storico Modellisti
Messinesi, potrà fare un lavoro di rifacimento di altri navi che sono il patrimonio storico culturale dell'Istituto Nautico "Caio Duilio" di Messina.
A cura di Franco Spadaro
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| VERSO EL ALAMEIN
06/07/2019
      Vi era un continuo traffico sulla Balbia in direzione El Alamein la strada era presidiata e
difesa contro attacchi del Long Rage Desert Grup, le nostre camionette Saariane erano ancora in fase di realizzazione e
arriveranno dopo.
Il diorama mostra un brigadiere dei Reggi Carabinieri che dirige il traffico (modello De Bello in metallo) aiutato da
una Bersagliere (modello Criel resina) e dietro una postazione di sacchi di sabia una "elefantino" un pezzo da 47
mod 39, con tre uomini, ormai superato nella lotta controcarro, difeso da una sezione della Folgore (modelli della
Model Victoria, resina. Un semovente su scafo m 41 armato con un pezzo da 75 corto si dirige verso il fronte o per
appostarsi per difendere lincrocio. (modello Criel in resina), con carrista.
Un diorama semplice, ma che mi piace, realizzato un poco veloce, che mi riservo di completare poi con calma.
Modelli non molto complicati tranne i cingoli del semovente, nel complesso un insieme di pezzi di varie marche che si
adattano, in quanto realizzati per diorami di ambientazione libica, in periodo tutto sommato estivo.
Qualità prezzo accettabile, materiale che ha sostato diversi anni in armadio ma ancora attuale e di qualità, non
superato dalle novità.
A cura di Franco Spadaro
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LANCIA
dall'Aurelia alla Delta HF S4
Messina 12/01/2019
Lancia Aurelia b20 gt !!!
Una lunga scia di trionfi
Famosa in tutto il mondo per la raffinatezza delle sue vetture, la Lancia si impone anche nelle corse.
Nel suo palmares non mancano competizioni come la Carrera Panamericana vinta con Fangio nel 1953 e le
Mille Miglia e Targa Florio con al volante Ascari nel 1954.
Fondata da Vincenzo Lancia e Claudio Fogolin a Torino, il 29 novembre del 1906, la società Lancia & C.
conquista rapidamente fama internazionale e considerazione soprattutto in virtù dall'accuratezza nella
realizzazione delle proprie vetture, dotate di soluzioni tecniche sempre all'avanguardia. Dalle
sospensioni alle ruote indipendenti alla scocca portante e la trazione anteriore, per citare solo
alcune delle scelte poi seguite dagli altri grandi Costruttori.
Le competizioni sono una caratteristica pressoché costante nella storia della Casa torinese e lo stesso
Vincenzo Lancia intraprende la carriera di pilota, parallelamente a quello di Costruttore di automobili.
Tra i suoi successi, va sicuramente ricordata la vittoria nel 1902 alla prima edizione della gara in
salita Susa-Moncenisio, al volante della sua Fiat.
E, anche se non vorrà più sentir parlare di corse una volta smesso di fare il pilota, le competizioni
fanno parte del suo Dna della casa torinese sin dalle sue origini.
Negli anni 20 del Novecento è la rivoluzionaria Lamda ad imporsi all'attenzione in gare come la Mille Miglia,
la famosa competizione a tappe su strada antesignana dei Rally, il Giro di Sicilia, e in diverse corse
in salita.
Per raccontare l'entusiasmante avventura della Lancia Delta, delle sue vittorie, dei suoi titoli irridati,
dell'indelebile traccia che ha lasciato dietro di se, occorre fare qualche passo indietro.
E ritornare ad una grigia giornata di fine 1980 a Parigi. La Fisa e la Bpica vogliono riformare il regolamento
tecnico delle vetture da corsa. E intendono dare un taglio netto al passato, ma l'organo dirigente sportivo e i
costruttori hanno idee e, soprattutto obiettivi diversi.
La costante ricerca di maggiori prestazioni, inizia però a mostrare la pericolosità delle vetture. Al tour de
corse muore l'italiano Bettega con la Lancia Rally 037.
L'ultima gara della stagione il Rac Rally in Gran Bretagna segna però un altro momento storico: al debutto nel
Mondiale, la nuova e "mostruosa" Lancia Delta HF S4, accreditata di quasi 500 cavalli grazie alla doppia
sovralimentazione (turbo più volumetrico) sbaraglia il campo e conquista le prime due posizioni con il giovane
Henri Toivonen che precede l'esperto Markku Alèn.
Nel 1986 Toivonen inizia alla grande dominando il Rally di Montecarlo niente sembra poter fermare la sua ascesa
con quella Lancia Delta HF S4 verso il titolo mondiale, solo un grave incidente lo blocca.
Dal 1987 il Mondiale sarà riservato alla Lancia che con la Delta sarà per sei anni la regina indiscussa
del mondiale rally.
Ed ecco una succinta scheda tecnica della Lancia Delta HF S4:
Telaio:-
Scocca portante in acciaio con gabbia di sicurezza integrale
Motore:-
Anteriore - trasversale 4 cilindri in linea di 1995 cc.
Alimentazione:-
Iniezione elettronica law Marelli-Weber
Trasmissione:-
Trazione integrale
Sospensioni:-
Anteriori e posteriori a schema McPherson, con ruote indipendenti
Freni:-
Brembo autoventilanti con freno a disco da 280mm di diametro per l'asfalto e 260mm per lo sterrato
Dimensioni:-
Lunghezza 3895 mm, larghezza 1620 mm, altezza 1360 mm, peso 1130 kg.
La Hachette fascicoli ne ha fatto una riproduzione in scala 1:10 molto dettagliata e ben riprodotta, con qualche
piccolo difetto, ma un buon modellista è in grado di non farlo notare, l'unico inconveniente di tale riproduzione
è il costo complessivo dell'opera, oltre 1000,00 euro.
In allegato una ampia e dettagliata rappresentazione fotografica nell'atto del montaggio.
Ed eccovi la macchina completamente finita, in tutte le sue parti compreso gli adesivi pubblicitari:-
A cura di Andrea Lanzafame
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F 4 U CORSAIR
Messina 05/12/2018
Forse il migliore caccia USA della seconda guerra mondiale, sicuramente il migliore e brillante caccia
navale ed imbarcato.
In produzione per quasi undici anni con 12571 esemplari costruiti delle varie versioni la F4U aveva una
velocità massima di 718 km h; armato o con 6 x 12,7mm o 4x20mm, tutte nelle ali, +razzi e bombe per 907 kg;
autonomia normale di 1617 km, massima di 2510 km.
Concepito nel 1938 fu sviluppato durante tutta la guerra e rimase in produzione sino al 1953 e restò in
servizio sino agli anni 60 e combatte anche in Corea.
Il Corsair era un monoplano ad ala bassa con motore stellare ed ala dal marcatissimo dietro frontale a w,
fusoliera estremamente affusolata, il primo aereo fu consegnato il 31 luglio 1942.
Andò in combattimento con i Marines nel febbraio 1943, poi fu usato dalla marina inglese e dopo dall'US
Navy che li usò a bordo nel 1945 e poi nella guerra di Corea.
Il Modello 1/72 Hasegava è risultato abbastanza semplice da realizzare con istruzioni chiare pitturato a
spruzzo e poi opacizzato mi ha soddisfatto.
Non ho riscontrato difetti nelle operazioni di assemblaggio e di rifinitura, buone anche le decals che
sembravano con carta spessa mentre sono state di semplice applicazione.
Ho realizzato la versione standard con gancio per appontaggio su portaerei, abbastanza soddisfatto, anche
dalla semplice basetta parte in erba parte in cemento come pista di volo.
Ogni tanto un qualcosa di semplice per spezzare prima di fare qualcosa di impegnativo.
A cura di Franco Spadaro
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Anteo II
Messina 22/10/2018
Costruzione di un rimorchiatore L'Anteo II
Questa volta mi sono voluto cimentare nella costruzione di un rimorchiatore lavoro di molta pazienza
e di precisione per il dettaglio delle sue componenti, si consiglia una certa
preparazione modellistica.
La scatola di montaggio da le linee di massima come costruirlo poi è il modellista che aggiunge più o
meno particolari funzionanti per farlo diventare molto simile all'originale, come "l'illuminazione
dell'albero maestro","l'illuminazione della cabina di pilotaggio" ed altre minuzie.
Ho voluto costruire il ponte con fasciame di tiglio molto simile all'originale,lasciandolo al grezzo
e poi ho passato della vernice incolore del Flatting nautico, una cosa di cui mi cruccio non sono
riuscito a fare funzionare le ancore, ma in seguito sono ripromesso di provarci, mi piace costruire
tutto molto fedelmente, finalmente ho trovato dei motori elettrici funzionanti con dimensioni
millimetriche, questo, mi permetterà di far funzionare l'argano.
Questo modello riproduce un classico rimorchiatore portuale, costruito in numerosi esemplari fra il
primo ed il secondo conflitto mondiale, è stato costruito dall'Ing. Sebastiano Verdone, ed è stato
prodotto nell'anno 1930 circa.
Era mosso da una motrice alternativa a vapore e, seppure aggiornato in molte delle sue componenti,
si può trovare ancora in servizio in diversi porti sia in Italia che all'estero.
La riproduzione in scala di un rimorchiatore d'altura degli anni trenta, con lo Scafo interamente in
legno da costruire a ordinate e fasciame. L'assale, l'elica e tutti gli accessori per il dettaglio
sono contenuti nel kit.
La scatola di montaggio nella quale si trovano le parti in legno già pretagliate al laser è la
Panart, mentre la ditta che lo smercia in Italia è la Modeltecnica.
Le parti in metallo sono realizzate con la tecnica della cera persa o sono ricavate da
lastre di ottone inciso.
Naturalmente sono compresi tutti i disegni e le istruzioni necessarie per la costruzione e la
rifinitura della nave (in Italiano).
Questo modello è navigante e radiocomandato, ho montato una radio a quattro canali in modo che
attraverso la radio lo illumino a distanza, ma lo posso illuminare anche manualmente con dei
micro interruttori posizionati nella parte bassa della cabina di comando.
Il modello finito pesa circa Kg. 5,00 mentre le sue dimensioni finito sono 1000 x 500 x
500.mm
Per non avere infiltrazioni di acqua all'interno dello scafo gli ho messo uno strato di vetroresina
per tutta la carenatura, poi ben carteggiata per non avere delle rigature nella pitturazione.
Ora mi dovrò divertire nella costruzione dei parabordi, penso di farli con spago intrecciato, debbo
trovare il sistema per una ottimale riuscita, sarà molto difficile riprodurre quello di prua.
A cura di Andrea Lanzafame
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Camionetta Sahariana Spa-Viberti abm 42
Messina 13/10/2018
La necessità di disporre di un mezzo veloce, ben armato e robusto per rispondere alle incursioni del
Long Rage Desert Grup, per pattugliare sia le linee che le coste in africa, porto alla nascita ed alla
realizzazione di un mezzo valido e funzionale la Camionetta Sahariana Spa Viberti.
Il telaio e la meccanica fu derivata dall'ottima autoblinda SPA AB 40/42, creata per la PAI (Polizia per
l'Africa Italiana) e poi realizzata in serie per l'esercito italiano, fu eliminata la doppia guida fu
eliminata la blindatura e sul telaio, leggermente allungato, fu messa una carrozzeria berlina con possibilità
di armamento all'interno, mitragliatrici sia leggere che pesanti o anche di un pezzo da 47/32 mm.
Caratteristiche: lunghezza 5.62, altezza 1,8, larghezza 2,26 metri; motore 100 hp; velocità massima 84 Km ora.
Autonomia 300+ taniche, equipaggio 4 uomini, armamento ordinario 1/20mm +1/8mm, o un pezzo da 47/32 (elefantino)
o un fucilone Solothum da 20 mm.
La produzione fu di oltre 300 esemplari, ma come sempre arrivò troppo tardi per quello che era stata progettata,
in quanto il raggruppamento Sahariano la ebbe, in africa, nella seconda metà del 1942 quando ormai gli Americani
erano sbarcati e gli inglesi incalzavano i reparti dell'Asse in ritirata verso la Tunisia.
Combatte in Tunisia, con buoni risultati, ma non poteva competere con le forze Americane completamente meccanizzate.
Aliquote vennero assegnate ai reparti arditi in Sicilia dove si scontrarono con gli inglesi nella piana di Catania, al ponte
Primo Sole, riuscendo a rallentare gli inglesi al prezzo di gravi perdite, dimostrando buone caratteristiche del mezzo,
ottimo coraggio degli equipaggi, ma vulnerabilità ai pezzi controcarro ed ai carri alleati.
Partecipò alla difesa di Roma dopo l'08/09/43 sia con lesercito che con la PAI che ne aveva ricevute diverse.
Passò dalla parte della RSI ed infine, gli esemplari rimasti fecero parte, nel dopoguerra, dei reparti celeri della
Pubblica Sicurezza, Gruppo Mobile di Roma anche dopo il 1951.
Per la prima volta mi sono trovato ad avere due pezzi ,uguali, fatti da case diverse, ed avere deciso di creare un
diorama, ambientato in Sicilia sulla strada Primo Sole, (piana di Catania) prima dello scontro, presumibilmente
durante il rapporto o una pausa di riposo, nel corso dell'operazione Husky.
I modelli sono in scala 1/35 il primo è della PD Padova Model, modello in resina completo di una mitragliatrice da
20mm che anni fa tolsi per fare un diorama di un treno armato con vagone contraereo leggero da 20mm.
Ora ho dovuto racimolare un armamento di emergenza con mitragliatrici Victoria e Criel.
Il modello in resina era di discreta qualità, salvo nelle sospensioni abbastanza accurate e seccanti da montare,
almeno per me, mentre l'insieme aveva solo rare bolle ed era di semplice assemblaggio, anche positivo il rapporto
qualità prezzo per l'epoca in cui fu acquistato. Era fornito anche delle ghiere anti insabbiamento come al vero.
Il secondo, in metallo bianco, con solo pochi pezzi in resina, era della Criel Model di Roma, non facile da montare ha
richiesto di un preciso lavoro di pulizia dei pezzi per poterli assemblare in quanto vi erano sbavature e punti
d'unione ad altri pezzi.
La costruzione è stata un poco complessa, ma soddisfacente, con pochissime istruzioni e disegni poco dettagliati,
lasciando al mestiere il montaggio, e poi le rifiniture complesse, mancando qualche dettaglio ed essendo i pezzi
messi alla rinfusa in sacchetti di plastica.
Accettabile il rapporto qualità prezzo, per l'epoca e per un modello in metallo con solo le ruote e le taniche
in resina.
La colorazione desertica è stata abbastanza complessa ma il reperimento di disegni colorati ha facilitato il compito.
Anche i mezzi inviati in Sicilia erano colorati in mimetica desertica in quanto l'assegnazione ai reparti arditi era
successiva a quelli destinati in africa, cancellato il tricolore sul motore per identificazione.
Il diorama, di non grandi dimensioni, vede i due mezzi, che accoppiati sembrano leggermente diversi, messi a bordo
strada, per essere coperti, in una strada provinciale che attraversa una zona agricola mentre gli equipaggi si sono
momentaneamente allontanati per la riunione, o per mangiare.
Soddisfacente nel complesso quanto realizzato.
A cura di Franco Spadaro
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Messina 06/09/2018
FAIRCHILD C119 "Flying Boxcar"
VAGONE VOLANTE
Il C 119 è stato l'aereo che ha fatto rinascere l'Aviazione Militare Italiana da trasporto e per il lancio di
paracadutisti, dopo la seconda guerra mondiale, non avendo, l'Aviazione Italiana, se non del surplus, italiani
ed americani arrivati ormai al capolinea.
Questo aereo nasce per sostituire il Dakota che ha retto i trasporti americani ed alleati nella seconda guerra
mondiale, ha trainato alianti, ha lanciato paracadutisti, ha portato di tutto: materiali e feriti.
Il prototipo del Fairchild a fine guerra, esordì il 10/09/1944, aereo a doppio trave di coda con ampio
portellone posteriore, da cui si poteva lanciare materiale militare pesante come pezzi di artiglieria, mezzi
cingolati, denominato C82A, fu prodotto in poco più di duecento esemplari ed evidenziò diversi difetti.
La validità dell'idea, però, spinse la società costruttrice a rivedere il progetto, sostituire i propulsori
potenziandoli, modificare la fusoliera, ampliare il vano di carico facendolo diventare un nuovo aereo.
Denominato dall'USAF C 119, iniziò la produzione in serie che nelle varie versioni arrivò a far volare 1183
esemplari di questo Vagone Volante.
Gli Stati Uniti cedettero diverse unità di questo aereo ai paesi Alleati tra cui l'Italia che il 19-maggio-1953
ricevette a Ciampino i primi due di 40 esemplari che andarono in carico al 46 stormo che divenne la 46°
Aerobrigata Trasporti Medi di stanza a Pisa organizzata su due stormi.
Da allora questi aerei hanno portato di tutto, ovunque vi era necessità, sia in ambito nazionale che in missioni
ONU che Nato.
Da ricordare la strage di Kindu in Congo che è costata la vita a tredici aviatori Italiani, in missione ONU.
I continui voli, anche per lancio di paracadutisti, portarono ad un logoramento degli aerei e, non ostante fossero
stato aggiunti altri velivoli, la vita operativa degli aerei andò a finire nel 1972, quando giunsero i C222 e poi
i C130 Hercules, con la radiazione definita nel 1978, dopo avere volato per portare aiuto, nel 1976, ai
terremotati del Friuli.
I dati possono essere riassunti: Aero da trasporto, Due motori radiali da 3500HP cadauno; Velocità massima 467Km
ora; Autonomia 3684 Km; Equipaggio 5 persone; Carico utile 4500 Kg materiale o 40 soldati.
Il modello Italeri era in deposito da tanto; era una versione multi nazionale che comprendeva anche le decals della
46° Aerobrigata di Pisa, qualità standard della casa italiana, buon rapporto qualità prezzo quando fu acquistato.
Spiegazioni lineari, per me che non facevo un aereo da alcuni decenni da studiare attentamente, la solita mancanza di
prodotti a Messina che mi ha obbligato a comprare quello che ho trovato, senza possibilità di scelta, per i colori,
con tutti i problemi che si presentano prezzi compresi.
Montaggio abbastanza rapido, pitturazione iniziata con aerografo ma poi finita a pennello in quanto la vernice in mio
possesso,acrilica, non era adatta all'aerografo e, non osante la diluizione, presentava una grana grossa.
Modello finito, non in modo soddisfacente, grazie all'aver reperito materiale fotografico di varie fonti, accetto la
finitura in quanto non avevo la voglia di andare a comprare prodotti in giro per l'Italia, quindi è venuto fuori
dipinto al meglio. Per me positivo nel suo complesso.
Un ritorno agli aerei, che spero di continuare, dopo diverse navi, e veicoli vari.
A cura di Franco Spadaro.
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Pontone Siebel
Nati per invadere, servì per trasporto
Messina 01/08/2018
Nel 1940 terminata la campana di Francia con la ritirata Inglese da Dunkerque i Tedeschi pensarono all'operazione "Leone Marino"
invadere l'Inghilterra, sperando che l'aviazione tedesca eliminasse la RAF dai cieli inglesi e dal canale della Manica.
Ma mancavano di un valido mezzo di trasporto per portare i soldati a sbarcare in Inghilterra.
Si cercarono idee tra le truppe tedesche ed il Tenente dell'Aviazione Siebel pensò di risolvere il problema in modo semplice:
prendere due pontoni da ponti motorizzati, unirli insieme con un ripiano d'acciaio, dotare il nuovo pontone doppio di cabina
sopraelevata di comando e, secondo necessità, dotarlo anche di armamento contraereo, ed ecco pronto un mezzo semplice ed in
grado di trasportare sia truppe, mezzi ed anche carri armati.
Un mezzo veloce, manovriero, era dotato di due timoni, robusto, di non difficile realizzazione, e di semplice trasporto ed
assemblaggio, in grado di soddisfare le necessità di uno sbarco, abbastanza economico e di facile produzione in serie.
Si iniziò la realizzazione in serie, ma, visto che l'aviazione tedesca non eliminò la RAF dai cieli inglesi, l'operazione
invasione fu rinviata sine die, e i pontoni realizzati vennero destinati al trasporto ed inviati anche in Mediterraneo.
Qualche anno dopo si paventò un'altra invasione: quella dell'isola di Malta, (Operazione C3) si appestarono mezzi da sbarco,
i pompieri misero a disposizione le scale telescopiche per salire sulle coste rocciose e i tedeschi portarono il loro pontoni
Siebel, mentre gli italiani costruirono diverse motozattere in tutta fretta.
Ma nuovamente l'operazione sbarco a Malta, fu rinviata sine die, e gli inglesi continuarono ad avere un punto a centro del
mediterraneo con grave danno per i convogli per l'Africa. I pontoni Siebel vennero accantonati e usati come trasporti.
La situazione militare in mediterraneo andò precipitando anche per l'arrivo delle truppe americane e del loro potenziale bellico.
Le forze dell'Asse persero la Tunisia, ultimo tratto d'Africa e gli alleati si prepararono ad invadere l'Europa partendo dalla
Sicilia dopo aver sviato, con un abile operazione di controspionaggio, i Tedeschi facendo credere loro che avrebbero effettuato
lo sbarco diversivo in Sardegna con quello principale in Grecia per invadere l'Europa dai Balcani.
Dopo il bombardamento e l'occupazione di Pantelleria fu chiaro che il primo sbarco in Europa sarebbe avvenuto in
Sicilia: Operazione Husky.
Vi fu la corsa a rinforzare l'isola sottoposta a violenti bombardamenti,sia diurni che notturni,(Americani di giorno, Inglesi di notte)
e mentre gli Italiani usarono le motozattere, realizzate per lo sbarco a Malta, dopo che una ad una i traghetti furono affondati per
bombardamenti,(ultimo ad autoaffondarsi il Cariddi mentre i tedeschi usarono i pontoni Siebel.
Questi mezzi iniziarono a viaggiare sia di giorno che di notte tra la costa calabra e quella siciliana trasportano uomini e mezzi per
tutta la durata della campagna di Sicilia dal 10 luglio al 17 agosto 1943.
Se nel mese di luglio portarono rinforzi, nel mese di agosto sgombrarono dalla Sicilia tutte le rimanenti forze Tedesche (circa 40.000 uomini)
ed i loro mezzi compreso l'ultimo Carro tigre rimasto efficiente che traghettarono intorno al 15 agosto dalla zona di paradiso e pace a Reggio
Calabria. Non ostante bombardamenti e mitragliamenti dai vari approdi tra Annunziata e Ganzirri, fecero la spola insieme alle motozattere
italiane per tutto il periodo.
Non è stato facile reperire il modello del pontone, realizzato in resina scala 1/24, e ambientarlo su un approdo a Messina Paradiso con a bordo,
appena imbarcato l'ultimo carro tigre, dei 15, rimasto efficiente, destinato a rientrare in Italia.
Realizzato il pontone e pitturato, ho usato l'acqua dando un colore un poco scuro e simulando un leggero increspamento dovuto al vento dello
Stretto che alle correnti.
Dai filmati dell'epoca si notano i pontoni navigare a tutta forza per sfuggire agli aerei alleati. Il piano del pontone è stato rivestito in
listelli di legno, un poco grezzi per l'uso continuato, un attracco semplice per essere pronti a muovere, il pontone è volutamente senza armamento
essendo uno di quelli destinati solo al trasporto che sfruttavano il fuoco di copertura di quelli armati.
Buono il rapporto qualità prezzo, un poco seccante il lavoro della resina per troppi pezzi di fusione. Nel complesso un pezzo
di storia di Messina.
A cura di Franco Spadaro
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IL CARRO DEI POVERI
Messina 11/07/2018
IL CARRO DEI POVERI
Nei secoli 1700 1800 per spostarsi in Europa vi erano poche alternative o eri ricco e nobile e quindi avevi
cavalli e servitori o avevi una carrozza con un cocchiere e dei servitori di scorta oltre a soldi per fermarti
nelle poste per cambiare i cavalli o per pernottare e mangiare e fare mangiare anche gli animali.
O avevi i piedi per camminare e raramente potevi incontrare qualche carro che trasportava mercanzie e che ti
dava un passaggio,(come facevano i pellegrini), in quanto molti preferivano i trasporti fluviali o il piccolo
cabotaggio, per le merci, perché anche più sicuro da ladri e predoni, e più veloce, che seguire le vie fatte
dai romani (le consolari) o le regie trazzere, dove c'erano.
Altra alternativa era viaggiare con i carri, "cd Carri dei poveri" in quanto usati da chi aveva necessità di
muoversi ma aveva scarsi mezzi e quindi si univa ad altri per affrontare un viaggio, su un carro con poche
masserizie, che lentamente affrontava le polverose o fangose strade a seconda delle stagioni e si chiedeva
nelle salite di scendere ed eventualmente spingere.
L'essere insieme attenuava i rischi, le fermate obbligate ai confini di ogni stato, di ogni città, dove
gabellieri obbligavano a pagare per potere proseguire, e riparava dalle intemperie, essendo coperto, ed
essendo in diversi, ci si aiutava ad affrontare la via.
La notte ci si fermava e si creava un bivacco, si accendeva un fuoco, si cucinava qualcosa di cotto, si
staccavano i cavalli o gli animali da soma e si facevano riposare, e mangiare anche loro, se si era vicino
ad una fonte si faceva provvista dacqua necessaria quando per giorni non si incontravano pozzi o corsi d'acqua.
Il modello da me realizzato, con un piccolo diorama, rappresenta un carro in un bivacco serale, con il fuoco acceso, il
pentolone messo a bollire per la cena, i cavalli che si riposano e i cani legati a fare la guardia.
Il modello da scatola fu distribuito Amati "Authentic Models Holland" abbastanza ben presentato, con buon materiale,
non molto difficile, e di sicuro effetto, scala 1/12, Country Wagon 1850.
Il carro ricorda quello, poi usato nel West Americano anni dopo, almeno nelle linee essenziali, tutto in legno, con un
telone per riparare le persone e le merci dal sole e dalle intemperie e una buona capacità di carico, oltre una
capace botte. Volutamente non è stato caricato di masserizie per potere lasciare il legname della costruzione a vista.
Buono il rapporto qualità-prezzo, sufficiente il contenuto della scatola, e piacevole il lavoro ed il risultato ottenuto, un
buon intervallo tra un modello ed un altro per cambiare genere.
L'Amati in un certo momento, ante euro, ha importato diversi oggetti made in Holland molto ben fatti ed originali, come
bastoni da passeggio con sorpresa, timoni, girobussole e telegrafo di macchina in legno ed ottone e diligenze del West,
che stettero poco tempo a catalogo
A cura di Franco Spadaro
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Messina 29/06/2018
SEZIONE ARMATA
POSTO DI COMBATTIMENTO
VELIERI 1600-1700
Per tutto il mille seicento e settecento le flotte delle potenze maggiori vararono vascelli a più ponti con un numero
di cannoni variabili a secondo la stazza ed il rango del vascello.
Più il vascello era grande maggiore era il numero dei cannoni sino ad arrivare a oltre sessanta per lato con fregi
ornamentali sempre più ricercati e polene sempre più belle e rappresentative, creando vascelli pomposi e
pieni di ornamenti.
I cannoni erano fusi o in bronzo o in ferro, per questione di costi, in vari calibri a seconda del rango del vascello,
vi erano, soprattutto sui ponti, le caronade fuse in ghisa, con gittate inferiori usate per spazzare i ponti avversari
con tiri a mitraglia o con palle particolari per danneggiare le alberature dei vascelli nemici.
Oltre la palla di ferro. vi erano le palle incatenate, due palle tenute insieme da una robusta catena usata per sfasciare
l'alberatura avversaria, vi erano poi le palle infuocate, le palle con due pioli alle estremità per tagliare il sartiame,
le palle esplosive piene di polvere e con una miccia, erano tutte tenute vicino i cannoni sui ponti batteria per
scegliere quelle con cui caricare i cannoni.
Ancora, sui ponti, vi erano barili di polvere di pronto impiego, mentre le riserve erano nella stiva, situata nella parte
più bassa della nave, vi erano poi gli attrezzi per la pulizia ed il caricamento dei cannoni, le micce da cui gli artiglieri
accendevano lo stoppino che accendeva la miccia del cannone appena era pronto o all'ordine di Fuoco e le lampade a
olio per illuminare i locali.
Ovvio questi ambienti erano pieni di fumo, vi erano secchi d'acqua che servivano a raffreddare i cannoni quando vi era un
fuoco continuato, o a spegnere principi di incendi o per lavarsi i serventi.
In questi ambienti, poi, i cannonieri mangiavano e dormivano nelle amache di tela, poi di carda, stese la sera sui cannoni,
e le amache durarono sino alla Seconda Guerra Mondiale per la gioia e la delizia dei marinari.
I portelli davano, con le griglie, aria ai locali ma dovevano essere chiusi per non fare entrare acqua di mare, e vento
gelido di inverno, e venivano aperti per fare sporgere i cannoni e per aprire il fuoco.
Le artiglierie delle navi erano intercambiabili con quelli dei forti a mare dove in locali abbastanza stretti venivano
tenuti i pezzi per la difesa delle fortificazioni e tutti gli attrezzi per la manutenzione e per sparare e spesso anche
i serventi, specialmente sotto allarme erano sempre vicino i cannoni.
Possiamo quindi dire che la sezione armata dei velieri e uno spaccato anche dei forti medioevali per attrezzatura e vita
dei serventi che differivano solo per qualche comodità in più per mangiare o dormire (pagliericci a terra), mentre erano
più scomodi per il trasporto acqua che, sui vascelli, era presa dal mare, mentre nei forti doveva, spesso essere
attinta nelle cisterne e trasportata per scale e cunicoli.
Il modello, da scatola, della Panart (Mantua) era conservato da molto tempo ed ora è scaturito l'estro per realizzarlo,
anche se ho pure la sezione armata del Wasa.
Abbastanza dettagliato nei particolari costruttivi, due grandi tavole, con un arredo scatola appena sufficiente, e talvolta
mancante di qualcosa, abbastanza seccante da realizzare, per ceri particolari, ho preferito scurire linterno con un color
noce diluito a chiazze in quanto ho ritenuto che si riferisse ad un vascello navigato.
Abbastanza seccante la murata fatta con tela di plastica da incollare con corde e da legare ai corrimani lungo il ponte di
coperta, essendo lo spaccato riferito al primo ponte di batteria con due cannoni ed ad un ipotetico veliero.
Ho modificato i portelli, troppo grossi in progetto, in quanto quelli dei vascelli coevi erano fini mentre le murate erano
abbastanza spese, con legno stagionato e molto duro per resistere a colpi sempre di maggior calibro e potenza.
Accettabile il rapporto qualità prezzo, considerato che la scatola era stata acquistata oltre un ventennio fa, ante euro.
Soddisfatto per l'opera realizzata nel suo complesso che consente, a chi non conosce i dettagli di un vascello medioevale, di
saperne di più su attrezzatura e vita di bordo di un vascello, sia di primo che di secondo rango europeo.
Molta gente snobba questo genere di lavori, preferendo vedere vascelli interi che hanno un loro fascino, senza sapere
cosa c'era nel loro interno.
A cura di Franco Spadaro
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Messina 18/05/2018
LA VESPA UN MITO A DUE RUOTE
La nascita di un nuovo mezzo è sempre una rivoluzione; la nascita di qualcosa che può cambiare la vita di
una Nazione e può essere preso come l'emblema della Nazione stessa è qualcosa che resta e segna delle
generazioni di cittadini, lasciando una impronta indelebile.
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale gli stabilimenti Piaggio sono stati distrutti dai bombardamenti
alleati in quanto impegnati nella produzione bellica nel settore aeronautico.
L'ing. Enrico Piaggio volendo rilanciare l'azienda e riconvertirla alla produzione civile, e viste le
condizioni dell'Italia dette incarico all'ing. Renzo Spolti e all'ing. Vittorio Casini di realizzare un
veicolo rivoluzionario che consentisse agli italiani di potersi muovere comodamente, che avesse un prezzo
economico, e fosse di facile manutenzione.
La nascita di questo rivoluzionario mezzo a due ruote avviene nel 1946, il suo brevetto è del 23/04/1946,
e la sua nascita deriva da un progetto di un ingegnere aeronautico, scelto di proposito da Piaggio che voleva
creato un qualcosa di nuovo, diverso dalle motociclette che "macchiavano i pantaloni di olio".
Venne realizzato un modello innovativo con una piastra anteriore che proteggeva dal vento e con un cambio
automatico ed un motore ispirato a quelli aeronautici. Il modello detto M5 e ribattezzato paperino fu prodotto
a fine 1944 in un centinaio di esemplari per poterlo collaudare.
Il modello non piacque all'Ing. Piaggio che voleva un modello facile da guidare senza un ponte in mezzo alle gambe
e quindi dal M5 detto Paperino si passò all'M6 senza cambio automatico ma con quattro marce con cambio manuale e il
motore spostato indietro e la pedana tutta libera per consentire di potere guidare comodamente seduto con giacca o
cappotto, una ruota di scorta per la sicurezza di arrivare a destinazione.
La scelta per realizzare questo nuovo modello cadde sull'ingegnere Corradino D'Ascanio, che attinse a piene mani
all'esperienza aeronautica (aveva progettato aerei ed elicotteri) sia per il motore, derivato dal motore di accensione
dei motori stellari costruiti dalla Piaggio, sia per il manubrio con forcella derivata da quella dei carrelli degli aerei,
nonché dalla sua avversione a dovere scavalcare il mezzo per salirvi sopra.
Il modello fu elaborato, ruote piccole, sterzo grande, faro basso sul parafango, sedile comodo, sdoppiato possibilità di montare
un secondo sedile posteriore con poggia piedi, e sempre piastra anteriore frangi vento e para acqua freno a pedale avviamento a
leva, motore che consente una velocità di sessanta Km ora sufficiente per l'epoca.
Nasce la Vespa che dal 1946 resta sulla cresta dell'onda con continui aggiornamenti maggiorazioni, serie speciali, da passeggio
o da competizione un mezzo che non ha età.
Il prezzo di listino per la vespa era di 55.000 lire per il modello base da 98 cc e 66.000 lire per il modello de Lux super
accessoriato per l'epoca, velocità massima 60 Km ora, pendenza sostenibile del 20%, sedile sdoppiato, possibilità di pagamento
rateale ed il successo fu assicurato.
Posto posteriore anche per signora con spalliera e poggia piedi cromati reclinabili, possibilità di posizionare un ragazzino o
al centro tra i due occupanti o avanti al manubrio, sino al 1953 il fanale era sul parafango della ruota anteriore e sale al
manubrio con le modifiche apportate in quell'anno.
Le cilindrate da 50cc 125, 150, 175 e 200 consentono di abbracciare tutta la gamma delle esigenze dal padre di famiglia , allo
sportivo allo studente, e Il motore a due tempi, a miscela prima al 5/6% poi al 2%, facilmente ispezionabile e molto affidabile,
l'esposizione preso i concessionari Lancia, all'inizio, poi esposizione e vendita sotto il marchio Piaggio, primo anno prodotti
2.500 pezzi oltre due mila venduti, per un mezzo rivoluzionario un successo, il secondo anno nasce il colore argento (1947) e
produzione quintuplicata, nel 1949 si esportano oltre mille pezzi soprattutto in Svizzera, la Moto Guzzi rifiuta l'offerta di
vendere questo nuovo prodotto.
Per pubblicizzarlo partecipa alle principali gare, vince nella sei giorni, e nel 1950 Giuseppe Cau, pilota del momento, vince
nella categoria 125 la cronometro Catania Etna. Cessa la produzione della 98 e resta quella della 125cc.e la velocità
passa ad oltre 80 Km. ora.
Dal 1949 viene creato il sidecar che aumenta la stabilità e consente di portare comodamente un passeggero ed i bagagli
nei lunghi spostamenti.
Il successo arride alla Vespa con il film "Vacanze romane" con Gregory Peck dove il mezzo diviene co protagonista,
ambientato a Roma realizzato nel 1951.
Il nome derivò, a quanto sembra, da una espressione dell'Ing. Piaggio che vedendo il prototipo, costruito artigianalmente,
disse "sembra una Vespa", anche per il rumore del motore.
Unica antagonista, la Lambretta prodotta dalla Innocenti, che nasce oltre un anno dopo e resta in produzione sino al 1971,
simile come impostazione ma più spartana non ha il successo della Vespa, non ostante sia pubblicizzata su Carosello.
I dati si riassumono in poche cifre 18 milioni di esemplari prodotti in oltre 70 anni di attività esportato in tutto il mondo
prodotto su licenza ovunque chilometri percorsi non calcolabili, versioni realizzate sin quando vi è fantasia, derivato mezzo
a tre ruote per lavoro, gite e trasporto famiglia.
Sviluppo futuro: segue l'evoluzione dei tempi e della tecnologia solo si adegua alle richieste di mercato, ancora oggi la
formula consente sviluppo ed aggiornamento con nuove serie.
Il successo ha spinto l'Hachette a mettere in vendita un modello della vespa del 1956 in scala 1/3, in edicola, le richieste
ci sono state, il modello ha attirato, ma purtroppo la casa costruttrice ha, come al solito, fornito materiale scadente
soprattutto nella parte elettrica con mancati funzionamenti in serie e necessità di molta esperienza per potere realizzare
la Vespa funzionante come pubblicizzata, al solito made in China.
Un modello da mettere in vetrina, molto delicato sia nella costruzione che nel trasporto, da usare con cautela per evitare
mancati funzionamenti, costruzione in lega metallica e plastica con la solita coda di numeri con accessori che vanno aggiunti
all'opera, per come presentata, e il prezzo lievitato di oltre 100 euro per i dieci numeri in più a 10,99 cadauno.
Il rapporto qualità prezzo al limite del sufficiente sessanta numeri più gli accessori portano il costo su 760 euro, un poco
troppo per la qualità e per un modello elegante super conosciuto, ma sempre un modello.
A cura di Franco Spadaro
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Messina 20/04/2018
NAVE ROMANA -- QUINQUEREME
UNA PIATTAFORMA MOBILE PER LA FANTERIA DI MARINA: I MILITES CLASSIARII
Dalla storia di Roma si deduce che l'espansione romana fu una avanzata con successive battaglie e guerre contro:
prima popoli Italici e poi popolazioni extra italiche che occupavano territori italici andando a combatterli,
se è il caso, nelle loro città.
Durante la sua espansione incontrò un popolo che si era insediato in Italia in quanto aveva preso ai Fenici l'arte
della navigazione nel mediterraneo e quindi la necessità di crearsi delle basi di appoggio nei vari territori
occupati. Roma incontra Cartagine ed inizia uno scontro per stabilire chi avrà la supremazia nel Mediterraneo.
Sul suolo italico iniziano una serie di battaglie con Annibale, comandante dei Cartaginesi, con alterne vicende sino
alla sua sconfitta, non definitiva, in quanto sul mare i cartaginesi avevano il dominio.
Era necessario, quindi, sconfiggerli anche sul mare, ma per fare ciò bisognava creare una flotta che Roma,
potenza militare terrestre, non aveva.
Come risolvere il problema, con semplicità, ingegno e velocemente? Nel corso di alcuni scontri i romani erano riusciti
a catturare intatte un paio di quinquereme cartaginesi, le navi più grosse e più potenti della loro flotta, a questo
punto fu facile clonarle, apportare alcune migliorie e poi produrle in serie.
Roma fece affluire i migliori mastri d'ascia, concentrò ingenti quantità di buon legname, e mise mano alla costruzione,
sembra di ben oltre quattrocento quinquereme romane superiori a quelle cartaginesi.
Ma i romani sapevano di essere inferiori nel combattimento navale, così pensarono di armare le navi con armi terrestri
(catapulte, lanciatrici scorpios balestre veloci, arcieri, ecc.) e con fanteria di marina: cioè soldati pronti a
combattere per occupare e distruggere le navi avversarie come se fossero a terra, ma abituati a stare a bordo e
combattere in spazzi ristretti con la spada (milites classiari).
Per fare ciò dotarono le navi di un ponte mobile con un uncino (Il corvus) per agganciare le navi avversarie e
transitare, invadere il ponte di coperta, sconfiggere l'equipaggio e le eventuali truppe imbarcate, e catturare la
nave avversaria o distruggerla, in pratica combattere da fanteria dove sapevano di essere più forti.
Una possente flotta, messa al comando di un ottimo console, Caio Duilio, armata con forze d'assalto, che avevano superato
il complesso di inferiorità, affronta la flotta Cartaginese, sicura di se stessa, e sorpresa per la nuova arma e tattica
romana e Roma trionfa sul mare, nella battaglia di Milazzo.
Da quel momento Roma paga solo la sconoscenza delle arti nautiche, vedendo spesso la sua flotta sconfitta dalle intemperie
o da errori tattici, ma impara presto anche se al prezzo di molte navi affondate.
Ogni nave è comandata da un navarco che ha il suo posto di comando a poppa in un una stanza in coperta che è vicina ai timonieri,
cui può impartire gli ordini e dirigere la nave, spesso gli è accanto il centurione che comanda le truppe da sbarco, ed ambedue
guidano la nave nei combattimenti sino all'abbordaggio, poi il centurione guida le truppe sulla nave abbordata.
Roma riesce ad avere il dominio del mare e sconfiggendo definitivamente Cartagine e dominando il Mediterraneo con la sua flotta,
crea così il Mare Nostrum che le consentì occupazioni successive e una serie di vittorie e di muoversi in tutto il Mediterraneo.
Le navi erano abbastanza semplici, un rostro nella prua estrema per speronare ed affondare le navi nemiche, due vele quadre per navigare,
(una all'albero di maestra ed una al bompresso), una squadra di truppe da sbarco comandata da un Centurione, e sotto coperta i rematori,
oggi rivalutati dagli studiosi non più solo schiavi incatenati, ma anche equipaggi di marinai assoldati per quel duro lavoro.
L'equipaggio doveva essere affiatato ed addestrato in quanto quando si attaccava una nave bisognava essere pronti, dopo averla speronata,
a retrocedere e staccarsi o quando si abbordava e si affiancava bisognava ritirare i remi per non farli rompere dal nemico e tenerla
agganciata dal ponte mobile corvus col suo uncino o ganci, consentendo il passaggio delle forze da sbarco e non fare muovere la nave
abbordata.
La vita a bordo era dura: troppe persone in spazi ristretti, tre ordini di rematori affiancati, con tre rematori sulla stessa panca allo
stesso remo, due nella fila sottostante, e uno in quella più bassa vicino al mare, e bisognava remare con lo stesso ritmo al suono di
un tamburo che batteva il tempo, per imprimere alla nave velocità anche di 10/12 nodi di massima.(quinques reme, cinque rematori)
o con canti.
Il modello da edicola della Hhachette presenta gli ormai noti difetti, materiale scarso (simil legno) tutto rigorosamente made in China,
per costare meno, o altri materiali abbastanza limitati e qualitativamente scarsi, mancanza di avvisi del materiale necessario a
procedere nel lavoro con necessità di doversi approvvigionare di colle, colori, pennelli, o attingere alle proprie riserve per
potere andare avanti.
La progressione del lavoro secondo idee commerciali e non modellistiche, mancanza di una visione di insieme e per pochi listelli non
fare tutta la nave a doppio fasciame, anche se andava colorata, lavori spezzettati mentre potevano essere completati tutti in una
volta, per mia scelta ho realizzato il modello quando l'opera era verso la fine, per lavorare di seguito e non avere più modelli
sul tavolo di lavoro.
Mancanza di uno schema di insieme, ed alla fine avanzare velocemente in quanto si era alla fine dell'opera mentre bisognava fare vele
e manovre indicando il loro posizionamento con foto e schemi raffazzonati non descritti o rinviate a foto spesso non chiare con
bozzelli che comparivano in foto e non descritti.
Mancanza di un pezzo poi inserito in mezzo a due tavole di simil legno della base ed arrivato frantumato, è un lavoro modellistico
ma devono capire che i pezzi si rompono specialmente fatti di lega di metallo dolce.
Inutile dire che il rapporto qualità prezzo è negativo, solo la dilazione nel tempo e la mancanza di negozi modellistici in città
fanno accettare questo tipo di opere.
Ma i modellisti, che solo con il mestiere, riescono a supplire alle manchevolezze dell'opera, ormai pensano che è conveniente acquistare
da case serie scatole di montaggio e realizzare bei pezzi, più di mille euro per un modello sono troppi!!
Su vari mercatini on line, si vedono in vendita raccolte simili a molto meno della metà del costo in edicola, venduti da chi, resosi
conto delle difficoltà, o avendo necessità, tenta di realizzare parte di quanto ha speso.
Un modello elegante nel suo insieme ma che risente di una politica commerciale di massa che si traduce in negativo nei confronti di
chi vuole realizzare qualcosa di bello da esporre.
A cura di Franco Spadaro
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Messina 07/04/2018
OBICE DA 105/14
Un pezzo italiano usato nel mondo
Agli inizi degli anni 50 ci si accorse che molti cannoni erano obsoleti soprattutto per l'artiglieria da montagna
o per quella da campagna.
Bisognava studiare un pezzo nuovo che rispondesse alle mutate esigenze logistiche e tattiche.
In Italia misero mano, nell'Arsenale dell'Esercito di Napoli, e dopo varie prove nacque nel 1954/55 il cannone
obice da 105/14 con i primi quattro prototipi pronti per le prove.
Il nuovo pezzo superò tutte le prove e venne omologato per entrare in produzione.
Il nuovo cannone era pronto per essere immesso in servizio, aveva nuove caratteristiche, poteva essere smontato
e rimontato in tempi brevi, poteva essere trasportato in tutti modi possibili.
A dorso di mulo in dieci parti ed anche in undici; sul carrello per montagna(mulo meccanico 3x3) in tre parti,
intero su piattaforma era avio lanciabile, era possibile agganciarlo al gancio baricentrico di un elicottero.
Era trainabile dalle campagnole, dai camion OM, da camion da tre tonnellate, per brevi tragitti anche a mano dagli
stessi serventi, da bufali nell'esercito Brasiliano; dai muli con le apposite stanghe; il pezzo con tre pezzi di
code pesava 1310 chili.
Venne adottato dall'Esercito Italiano e da altri decine di eserciti e partecipò alla guerra del Vietnam. E'
ancora in servizio in alcuni eserciti e probabilmente ritornerà in servizio nell'artiglieria da montagna italiana che
lo aveva sostituito con un mortaio da 120mm. che non è smontabile e può essere portato o a traino o con elicotteri.
In Italia ha servito come pezzo da campagna, per l'artiglieria alpina e per quella paracadutista per diversi decenni.
Storia Militare, la nota rivista, lo ha trattato nel supplemento Briefing di febbraio 2018, numero 7 pubblicando la foto del
suo artefice, il Generale dell'Esercito ing. Salvatore Fuscaldi.
Il modello da me realizzato, è della Grifo di Genova in metallo bianco, un buon modello, che consente di realizzare sia la
versione da campagna che quella con "ginocchiello" abbassato contro carro.
Completo di tutti gli accessori comprese le stanghe per il traino animale, le code a due o tre elementi, consente di
realizzare il modello completo. Le istruzioni non sono chiarissime in quanto sono state realizzate in unico foglio
e sono un poco strette.
Ho tenuto fermo questo pezzo per diversi anni poi ho deciso di realizzarlo in un intervallo di tempo e l'ho posizionato in
vetrina, e sono abbastanza contento del risultato, apprezzabile il rapporto costo qualità modello.
A cura di Franco Spadaro
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Costruzione Andrea Doria
Messina 03/03/2018
Andrea Doria
Una Nave,un Mito
LItalia esce dalla Seconda Guerra Mondiale con la propria flotta mercantile distrutta, le navi che non furono affondate
sono state distrutte agli ormeggi o catturate dagli Alleati, specialmente i transatlantici.
Volendo ricostruire la propria flotta mercantile, ed i transatlantici per il trasporto passeggeri, le società di navigazione
Italiane si divisero le destinazioni e la società Italia Line divenne il vettore per il Nord America, la linea di maggiore
prestigio, Sud America e Australia andarono al Lloyd Triestino, ecc.; ogni società armò una propria flotta secondo le proprie
esigenze e quella dei passeggeri che doveva trasportare.
L'Italia Line fece impostare nei cantieri italiani due navi gemelle, nel 1950, che non volevano essere le eredi delle navi degli
anni trenta, ma svolgere una nuova funzione: quella di attirare una clientela che voleva andare a New York o venire in Italia,
con tutti i confort in una nave moderna, bella, comoda e che attraversasse l'Atlantico con puntualità.
L'Andrea Doria, impostata nel 1950 nei cantieri Ansaldo di Sestri Ponenti, veniva varata il 16 giugno 1951 e faceva la sua prima
traversata inaugurale 14 gennaio 1953, era una bellissima nave, con una sua linea armoniosa, con tre piscine, con arredamenti di
lusso con quadri e mobili di stile italiano, saloni prestigiosi, aria condizionata sia per tutti i passeggeri che per l'equipaggio,
e comode cabine in tutte e tre le classi arredate con stile italiano.
Sull'Andrea Doria, che aveva una stazza di 29.950 tonnellate, ed una velocità di crociera di 23 nodi ed una massima alle prove di
oltre 26 nodi, i passeggeri erano divisi in tre classi: Prima classe (218), classe Cabina (320) e classe Turistica (703) e quindi
poteva trasportare in totale 1241 passeggeri con un equipaggio di 580 uomini.
Una nave subito apprezzata dal pubblico che viaggiava sempre piena, mentre nelle sue capaci stive imbarcava prodotti italiani da
portare in America, anche la sua gemella Cristoforo Colombo allestita nel 1952 viaggiava a pieno carico ed era tradizione che le
due gemelle si incontrassero in Atlantico con scambio di saluti tra i passeggeri.
Ma il destino aveva deciso per l'Andrea Doria un evento perfido, il 26 luglio 1956, mentre andava verso il porto di New York, con
una densa nebbia, non ostante il radar, i ripetuti fischi prescritti nella nebbia, e la riduzione di velocità, fu speronata dal
transatlantico svedese Stockholm, con la prua rinforzata come rompighiaccio, che aveva in plancia un inesperto terzo ufficiale ed
un timoniere poco pratico.
Non ostante le manovre elusive fatte dalla Andrea Doria la prua della nave Svedese penetro nella fincata del Transatlantico italiano
provocando 46 morti, un largo squarcio ed una inclinazione che andò aumentando con il passare del tempo fino a portare all'affondamento,
su un fondale di 75 metri.
La forza dell'impatto fu tale che una ragazza di 14 anni, passeggera del Doria fu sbalzata, senza danni, sulla prua del transatlantico
Svedese, mentre la sorella nella stessa cabina morì sul colpo.
Lo Stockholm ebbe danni alla prua e 5 morti. Il salvataggio dei passeggeri e degli uomini dell'equipaggio fu condotto con perizia e molte
difficoltà in quanto la metà delle scialuppe, dal lato squarciato, non fu possibile metterle in acqua.
Fortunatamente all'SOS lanciato dalla nave italiana risposero subito diverse navi: tre cargo americani, ma soprattutto il transatlantico
Francese "Ile de France" che invertì la rotta ed in meno di tre ore fu sul posto illuminato a giorno, per ordine del suo Capitano, per
farsi vedere e facilitare le operazioni di salvataggio.
La nave si avvicinò all'Andrea Doria, rincuorando i naufraghi, calò ben 11 scialuppe e trasbordò 753 tra passeggeri ed uomini dell'equipaggio,
il resto fu salvato dalle altre navi intervenute tra cui un guardia coste Americano su cui fu costretto a salire, per ultimo, il comandante
Calamai, i cui ordini precisi fecero si che nel naufragio, oltre i morti dell'incidente, 46 persone schiacciate nelle cabine, vi fosse solo
una bambina che, lanciata dal padre su una scialuppa, ebbe ferite gravi e morì in ospedale a Boston.
Il contenzioso si chiuse con un accordo stragiudiziale che mise fine al giudizio subito impiantato. Il Destino: lo Stockholm continua oggi
ancora a navigare dopo avere cambiato diverse bandiere e qualche mese fa è stato anche nel porto di Messina con il nuovo nome e la nuova bandiera.
Il posto della Doria fu preso da un nuovo Transatlantico il Leonardo da Vinci; il gemello del Doria il Cristoforo Colombo navigò sino la 1982
quando fu avviato alla demolizione, essendo entrate in servizio le nuove Raffaello e Michelangelo.
Il Modello della casa Hhachette è il solito modello da edicola con tutti i pregi (pochi) e difetti (molti) del materiale impiegato, made in China,
suddiviso, per fini commerciali, in ben 140 uscite e delle istruzioni.
Le ordinate in simil legno sono scarse come materiale, i listelli sono accettabili, ma non di legno pregiato, vi è molta plastica, specialmente nelle
sovrastrutture, e le lastre foto incise servono a dettagliare particolari di dubbia utilità, costringendo il modellista, molto esperto, a lavorare
con la lente d'ingrandimento per montare, assemblare e posizionare i pezzi minuti precedentemente pitturati e staccati dalle fotoincisioni.
La nave è un bel modello, ma può essere realizzato solo da chi ha molta esperienza, pazienza ed attrezzatura, in quanto le istruzioni, vantate come
passo - passo, sono spesso inesatte e poco chiare anche se sono strapagate dal collezionista.
Manca una visione d'insieme e l'abitudine di avvisare il modellista del materiale che sarà inserito nelle uscite successive facendo realizzare lavori,
che poi saranno inutili come la pitturazione delle strisce bianche sulle fiancate, che poi saranno allegate come strisce autoadesive,
solo per portare un esempio.
Una nave certamente complessa che ha fatto si che molti amatori, improvvisati modellisti, hanno abbandonato l'opera e l'hanno messa in vendita, nei vari
mercatini on line, a prezzi stracciati, con solo parte dello scafo realizzato se non senza averlo iniziato, ed ottenere almeno una parte di quanto speso.
La presenza di pezzi di pochi millimetri, oltre le spese per pittura, colle ciano-acriliche, indispensabili per fissare micro particolari, con attrezzature
acquistate (es. mini-trapani ) hanno fatto lievitare i costi di realizzazione.
Il rapporto qualità prezzo è negativo, si salva solo la bellezza del modello, se realizzato a regola d'arte.
L'amico Lanzafame, forte della sua ultra cinquantennale esperienza è riuscito a realizzare l'opera, e metterla sulla base, aggiunta al modello, che è anche
essa scarsa, per un modello di alto costo e di tale difficoltà, che ha chiesto molto tempo, impegno ed abilità, per la realizzazione.
Le foto del montaggio dicono a tutti la mole di lavoro necessario per realizzare un buon modello, che non è cosa ne di tutti ne da poco.
La casa Editrice, per vendere, non mette in evidenza le difficoltà intrinseche che il modellista scopre lavorando, vi è poi l'abitudine di mettere su il
ponte di coperta per fare sembrare il modello già avanti, impedendo qualsiasi intervento al fasciame per rinforzi interni.
Imponendo così di realizzare il modello secondo le tecniche create da chi predispone l'opera, con esclusivi fini commerciali, obbligando chi costruisce a
fare operazioni, che fatte in anticipo sono più semplici e facili.
Il modello infine appare nelle sovrastrutture fragile, di difficile trasporto per l'esposizione in mostre o per pulizia imponendo o la conservazione
in vetrina o sotto teca.
A cura di Franco Spadaro
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Gozzo Siciliano
Messina 24/01/2017
      Una barca, presente in tutta Italia, che cambia solo il nome della regione dove opera e lavora è il gozzo.
Un natante semplice e funzionale, robusto e ben proporzionato che ha dato, dall'ottocento, vita a una famiglia
con diversificazione trasformandosi da barca da pesca, a imbarcazione da lavoro, da diporto, cabinato,
trasporto, turismo, regata e chi più ne ha più ne metta.
Costruita inizialmente in legno, oggi viene realizzata principalmente in vetroresina, a seconda delle dimensioni,
passa da barca con motore fuoribordo a entrobordo, con motore di solito posizionato a metà barca per equilibrare
i pesi, ed anche a vela con un albero posizionato a centro barca con vela triangolare, è robusta è a
doppio fasciame.
Come barca da regata diviene un quattro con, dove i vogatori devono remare con forza per il peso della barca,
tradizionale in legno, che di solito viene impiegata in questo tipo di gara.
La barca tradizionale ha sia poppa che prua chiuse con possibilità di avere due sportelli per creare due
locali protetti ai due estremi della imbarcazione.
Due assi sono a disposizione dei passeggeri, che operano come vogatori, mentre vi sono altri posti lungo le
murate verso prua e vi è la possibilità di trasportare l'attrezzatura da pesca, essendo questa la natura
primaria di questo tipo di imbarcazione, un semplice pagliolato serve per muoversi a bordo.
Barca non veloce, anche se dalla linea armoniosa, adatta per pesca a strascico, o per pesca con la canna,
attrezzata con lampara serve per pesca da fondo, usata praticamente in tutta l'Isola con adattamenti al
tipo di impiego, presente anche nelle piccole isole dove svolge un gran lavoro.
Il modello, da scatola , una vecchia costruzione Mantua il Timone, di gozzo ligure, mi è piaciuta per le
piccole dimensioni, ormai devo guardare anche questo, per trovare un posto dove "parcheggiarla".
E la mia prima barca da pesca, la scala 1/15 le misure sono: poco meno di 40 cm. di lunghezza fuori tutto,
10cm. di larghezza e 7cm. di altezza, circa.
Il materiale è risultato sufficiente, e di buona qualità, mentre non sono chiare le istruzioni in confronto
ai disegni abbastanza dettagliati che, preso l'occhio, ti aiutano e ti guidano bene facendoti vedere diverse
viste 1 a 1 per il modello e particolari ben messi in luce.
Ho trovato abbastanza foto per aiutarmi nella costruzione, vi era solo una foto sulla scatola, mentre per i
colori ho notato che è un modello che ogni modellista può adattare ai suoi gusti ed al suo piacere, come al
vero, e così mi sono sbizzarrito a creare un modello pitturato a mio gusto secondo lo stile dei gozzi
siciliani, che ho notato sono numerosi, molto diffusi, con colori vivi, e presenti in ogni porto.
Molto semplice la base, in dotazione al Kit, sia per lavorare che poi per esporre il modello, l'ho pitturata
in rovere, per dare luce al modello, che si presenta interessante di per se, e molto coreografico anche se
compatto e completo di accessori per la pesca.
La barca l'ho voluta chiamare Maria ed è iscritta a Messina con numero ME 1110 per ambientarla sulle
nostre spiagge.
Ho voluto installare una lampara. che ritengo si addica al modello, in quanto presente in molti gozzi che
sono in mare per la pesca di fondo.
In complesso un buon modello, che ripaga del lavoro con la soddisfazione di avere una barca carina e con un
costo, se ricordo bene, dato il tempo trascorso dall'acquisto, abbastanza contenuto.
A cura di Franco Spadaro
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U-BOOT 96 - Classe VII C - in scala 1/48
Messina 30/12/2017
Un lupo grigio con il suo Branco
      Sin dalla Grande Guerra gli U-boot rappresentarono una grave minaccia per tutte le marine, combattendo in tutti i mari,
anche servendosi di bandiere di comodo come quella Austroungarica per attaccare gli italiani nel Mediterraneo prima della
dichiarazione di guerra alla Germania, e sino a quando non venne sbarrato il canale D'Otranto con reti e pescherecci, che
impedirono, ai sottomarini, di percorrere l'Adriatico per riparare nelle basi di Pola e Trieste per tutte le necessità.
      Terminata la Prima Guerra Mondiale fu smantellata la flotta del Kaiser e furono eliminati tutti gli U-boot con espresso
divieto per una loro futura costruzione.
      Con la nascita della nuova Marina Tedesca venne ricostruita anche la flotta sottomarina tedesca ed ebbe un grande comandante
che aveva intuito la forza dell'arma subacquea, la sua potenzialità e la sua importanza, soprattutto numerica, e di forza
autonoma, con sottomarini sempre più evoluti e con tattiche dattacco nuove e più incisive.
      Il grande Ammiraglio Karl Donitz fece rinascere la flotta sottomarina scontrandosi con il comandante della marina Tedesca,
ammiraglio Erich Raeder, che vedeva dei sottomarini incrociatori atlantici, come quelli in costruzione in Italia, per
attaccare isolatamente le flotte avversarie.
      Donitz invece vedeva battelli più filanti, manovrieri, di classe media, costruiti in numero elevato che attaccando con la
tattica del Branco di Lupi mettessero in crisi le difese e ed infliggessero pesanti perdite, anche a convogli fortemente
scortati, che restavano disorientati da attacchi simultanei di più U-boot portati da ogni direttrice.
      Una tattica, se vogliamo semplice, consisteva nello spargere i sottomarini in zone pre assegnate, ed appena avveniva un
avvistamento, segnalarlo al comando, da dove arrivava lordine di convergere, a tutti i sottomarini vicini, in un punto
assegnato ed attaccare la notte, tutti quanti insieme i battelli che erano arrivati, disimpegnarsi dopo l'attacco, e
ripetere l'azione la notte successiva, sempre insieme, sino a danneggiare gravemente il convoglio nemico che il giorno
dopo mostrava gravi e pesanti perdite.
      La tattica funzionò sino a quando furono aumentate le unità di scorta, con l'intervento Americano, e furono create portaerei
di scorta e navi lancia aerei che davano la caccia ai sottomarini che non potevano allontanarsi di molto dal convoglio, per
reiterare l'attacco e dovevano seguire le navi, spesso in superficie.
      Della classe VII C furono costruiti 577 battelli, sparsi per tutti i mari, e dopo loccupazione della Francia sulla costa
atlantica, vennero realizzate diverse basi con rifuggi in cemento armato, ancora oggi esistenti, che non furono seriamente
danneggiati neanche dai B17, Fortezze Volanti Americane, con super bombe specificatamente realizzate.
      Le basi di Saint Nazaire, di Bordeaux, dove vi erano anche i sottomarini Italiani di Betasom, di La Rocchelle, solo per citarne
alcune, erano i porti atlantici che ,sino a dopo lo sbarco in Normandia, (06/06/1944) operarono come basi dei sottomarini.
      Le perdite di U-boot sono state molto elevate, infatti dei 1170 battelli entrati in servizio 780 sono stati affondati o danneggiati
con oltre 28.000 morti anche se gli Alleati ebbero 2882 unità mercantili affondate oltre a 175 unità da guerra.
      Il modello H hachette in scala 1/48, realizzato da Amati, è un modello complesso dove oltre l'uso di svariati materiali, viene
presentata a vista, la sala macchine, con i due diesel, e la sala comando con tutti gli accessori riprodotti.
      Il battello è realizzato in compensato di vari spessori, fasciame di Tiglio, ottone fotoinciso, parti in plastica, leghe metalliche
varie, filo di ottone, e decals e lastre di MDF, il tutto per una lunghezza complessiva di 140cm. con una larghezza di 13cm.
      La realizzazione si è presentata molto complessa, in quanto i dettagli dei particolari sono molto piccoli e vanno montati, pitturati,
e poi assemblati e poi montati al posto definitivo. La costruzione delle ordinate, dei locali a vista uniti a tutti gli altri locali
del sottomarino non a vista, hanno richiesto un lento lavoro ed esperienza tecnica di precisione e l'uso di adeguata attrezzatura,
anche per il distacco dei minuti pezzi dalle dime.
      Un lavoro di precisione hanno richiesto tutti gli accessori sia interni che esterni, nonché la correzione di taluni errori notati in
diverse fasi della realizzazione. L'assemblaggio delle piastrine, il montaggio dell'armamento, hanno chiesto molta attenzione e
precisione.
      Il modello poi, è stato illuminato sia all'interno che all'esterno con led, per il posizionamento nei locali interni, per dare
l'impressione della luce soffusa esistente nel battello, sono state effettuate diverse prove dove meglio posizionare i led.
      Il Modello Hachette è indubbiamente un bel pezzo, ma non adatto a chi non possiede adeguata attrezzatura, esperienza, locale e
manualità. Il costo, anche se diluito in tre anni, è sensibile ed il rapporto qualità prezzo appena accettabile.
      Alla fine l'amico Lanzafame ha realizzato un ottimo modello, ha dovuto impegnarsi abbastanza, smontando anche il realizzato, per
eliminare i difetti riscontrati durante l'assemblaggio.
      Le foto scattate durante il lavoro fanno vedere la quantità di materiale impiegato e il progresso realizzato passo passo.
Per completezza altre foto dell'assemblaggio:
      A cura di Franco Spadaro
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Una Mostra Tematica
TESORI D'A-MARE
Messina 10/10/2017
La nostra Associazione torna a "mostrare bandiera" con una mostra tematica, "Tesori da/mare" un evento dove il mare la
fa da padrone e lo Stretto mostra il suo volto in tutto il suo splendore, consentendo di sposare lo statico ed il
dinamico per la prima volta alla pari: ambedue protagonisti.
Raccogliendo l'invito dell'Associazione Motonautica e Velica Peloritana A.S.D. che ha messo a disposizione i suoi
splendidi locali nelle Case Basse di Paradiso abbiamo, in ambito Festa della Marineria, organizzata dalla Marina
Militare, presentato una mostra modellistica in ambientazione marinara dove il mare è stato il padrone indiscusso.
La mostra inaugurata il 04/10 2017 e conclusasi con una giornata tutto mare, anche se le condi/meteo hanno frenato
qualche evento, l'08/10/2017 è stata un evento diverso dalle solite mostre, in quanto ha consentito di unire
l'esposizione dei modelli statici a quelli dinamici, in movimento in piscina o a mare con divertimento dei presenti,
che in molti non avevano mai visto, dal vivo, modelli radiocomandati navigare.
I locali affacciati sullo Stretto, a dieci metri dal mare, hanno consentito di presentare al meglio i modelli
offrendo ai visitatori uno spettacolo naturale quale contorno a quello modellistico.
Oltre 20 modelli dinamici, sia con motori a scoppio che elettrici, hanno fatto da specchio a oltre 30 modelli
statici ed a una trentina di figurini, oggetti nautici, e una decina di pannelli con immagini d'epoca sia del
porto di Messina che di vita di bordo, oltre che disegni di imbarcazioni, antiche foto di porti turistici.
Un angolo a parte è stato dedicato all'Amm. Luigi Rizzo con la riproduzione del MAS 15 con cui affondò, nella prima
guerra mondiale, la Corazzata Austriaca Santo Stefano, con un pannello di foto dedicato a Lui ed ai MAS.
Erano presenti, alla mostra, alcune barche a vela radiocomandate che però, per le avverse condizioni marine, non
hanno potuto regatare, invece sia un mono carena che alcuni catamarani hanno solcato le acque della piscina,
sia in notturna che di giorno, ed anche il mare nelle acque dello Stretto, specialmente la domenica pomeriggio,
essendo discrete le condizioni meteo marine, per molto tempo ciascuno, facendo sentire sia i motori a scoppio che
quelli elettrici che affrontavano le onde.
Interessante la conferenza, del giorno 06/10, tenuta nei locali attigui a quelli della mostra, sul tema "Il modellismo
questa Arte sconosciuta", con relatore lo scrivente e moderata dal Dott. Borda Bossana, che si ringrazia, con la
proiezione di alcune centinaia di immagini.
Una mostra tematica diversa dal solito per l'attenzione prestata dal pubblico che è venuto a vedere modelli di
imbarcazioni ed oggetti di mare e quindi non si è avuto quello che accade, nelle mostre di modellismo in genere,
dove ogni uno cerca cosa gli interessa e paragona, lo spazio espositivo dei vari settori modellistici ritenendo
il proprio settore di interesse, compresso.
Soddisfatti gli amanti dei modelli radio guidati che hanno ammirato le evoluzioni nautiche, come altrettanto
soddisfatti gli amanti dei velieri che hanno visto modelli antichi e moderni per la soddisfazione di potere
ammirare i particolari e la storia dei modelli sintetizzata in brevi didascalie che molti hanno avuto il piacere
di soffermarsi a leggere.
Soddisfatti coloro che hanno organizzato la mostra, sia lAssociazione Motonautica Peloritana che l'Associazione
Modellistica, un incontro fruttuoso che dimostra che se si opera in sinergia si ottengono risultati lusinghieri.
Ringraziamento d'obbligo alle Autorità intervenute, ed all'Associazione, padrona di casa per avere messo a disposizione
tutta la loro organizzazione logistica.
A cura di Franco Spadaro
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Ferrari 360 Callenger G I A L L A
Messina 06/03/2017
Far diventare una Ferrari GIALLA sia nella realtà che nel modellismo può avvenire e noi ve la presentiamo.
                                             
        
                                              
        
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Messina 19/02/2017
IL MODELLISMO è......
ANCHE QUESTO!!!!!
Per molti il modellismo è realizzare qualcosa o auto-costruirlo o lavorare da scatola di montaggio, creare qualcosa di nuovo,
un nuovo pezzo che sarà il primo o si aggiungerà ad altri di una serie.
Ma aggiustare qualcosa già realizzato che con il tempo, o per incidenti, o per maldestra "manutenzione" di qualcuno, è danneggiato
o meglio disastrato e cerca chi lo sfida a riportarlo a nuova vita, bene, anche questo è modellismo, non per tutti ma per chi ha
doppia dose di pazienza e di mestiere e vuole sfidare un pezzo rotto, o non portato a termine da qualcuno che ha deciso di
fermarsi, ottenendo qualcosa di nuovo.
Ovvio, questo in tutti i campi modellistici, sia statici che dinamici, sia navale che aereo, auto, treni, o mezzi vari.
Sono molti che sottovalutano la realizzazione di un modello, specialmente a fascicoli o da scatola, e dopo averlo iniziato si
fermano e, per realizzare una parte dello speso, vogliono vendere quanto hanno costruito più tutto il materiale per finire
l'opera. Cè chi attende queste occasioni per comprare e realizzare un modello, non potendosi permettere di
comprare a prezzo intero.
Molte volte nel dinamico vi sono modelli incidentati, o passati di moda, che vengono venduti per il molto tempo che occorre per
ripararli, chi ha abilità e tempo, acquista questi pezzi e poi provvede a ripristinarli, o modernizzarli.
Si Inizia a smontare le parti ammalorate, ed a ricostruirle, a ripararle se possibile, o a riprodurle da capo, a rimontarle,
verificando l'assetto, il peso, con le nuove parti montate, dopo, si provvede a pulire il modello riportandolo alla stato
d'origine con passaggi di cartavetro di diverse grane o altri mezzi, spazzole, mole.
A questo punto quando il modello è ricostruito si passa a dare una mano di fondo, a scartavetrare, a stuccare, lasciandolo
asciugare sino a completa essiccazione, si va a nuovo passaggio di cartavetro/o tela smeriglio, si provvede a passare, se
del caso, delle resine epossidiche per renderlo impermeabile, con rete o senza, sia all'interno che all'esterno.
Dopo ulteriore essiccazione si scartavetra con carta finissima sino ad avere un modello finito, ripetendo l'impermeabilizzazione
anche una seconda volta, se necessario a seconda del materiale di base del modello, ma di colore neutro.
Viene il momento della pitturazione, con gli opportuni mascheramenti, per consentire il susseguirsi dei colori sul modello sino
ad arrivare a finitura del colore voluto. Fatto ancora asciugare, e se le condizioni meteo sono avverse, bisogna attendere
il tempo favorevole, per avere un lavoro perfetto.
Dopo vanno inseriti eventuali radio comandi ed i servi per renderlo operativo, già provati in fase di costruzione, e viene il
momento di installare il motore, e della prova dello stesso, per constatare la tenuta ed il buon funzionamento a modello
ultimato ma non finto.
Vanno applicate, dopo adeguata pulitura ed a modello perfettamente asciutto, le decals o quanto si vuole applicare all'esterno,
dando in fine una mano di trasparente per fissare il tutto e per proteggere il modello finito.
Ecco un modello ricostruito, ricondizionato, pronto per essere utilizzato, simile a nuovo, realizzato secondo i gusti del modellista,
che proverà, a piacere a sperimentarlo, come se fosse stato costruito, ex novo, da lui, ma con maggiore soddisfazione per averlo
fatto rinascere e preso in condizioni pari a doversi buttare, e farlo rivivere una seconda volta.
Un discorso simile si ha quando siamo di fronte a un modello statico come un veliero un figurino. L'operazione qui è leggermente
diversa, nel caso di un veliero inizia un lavoro di pulizia in quanto vi è sempre una incrostazione di polvere che, in una città
come Messina, dove venti umidi, salsedine, polveri varie fanno presa su cordame e su tavole sino a diventarne parte integrante.
Bisogna strofinare con pennelli o spazzolini sino a fare saltare la polvere ed asportarla con aria, pulendo diverse volte da diverse
angolature al fine di non arrecare ulteriori danni, essendo le corde ultra fragili, avendo usato cotone e non refe,
quando sono stati costruiti.
Finita la pulizia, si passa ad incollare i pezzi rotti, a sostituire il sartiame rotto o riunendolo o sostituendolo sino alla completa
ricostruzione, aggiungendo spezzoni di tavole portati a tinta, spesso senza disegni o schemi costruttivi, ma navigando a mestiere.
Quando la ricostruzione sarà terminata fare in modo che il modello sia messo in sicurezza, con una base, e protetto con ritocchi
di pittura dove necessari, e trasparente per salvaguardarlo dagli agenti atmosferici.
Per un figurino bisogna ricostruire le parti mancanti, incollarle e poi creare il colore da applicare, che sia simile a quello del
soggetto, operando in modo da non fare vedere l'intervento ed aggiungere eventuali accessori mancanti.
A parte, quello che va fatto in caso si operi su modelli di auto, camion , o mezzi in genere, bisogna, anche in questo caso, smontare
i pezzi rotti e poi attingere a pezzi di ricambio per sostituire quelli mancanti, se del caso, essendo difficile fare i ritocchi,
può essere necessario sverniciare completamente il modello, e poi riverniciarlo e riprodurre le decals, che prima sono state fotografate,
e vanno ristampate e poi applicate a modello completamente asciutto.
Possiamo concludere che nel modellismo il restauro è fattibile tranne dove si opera con l'elettronica, dove la sostituzione di parti
spesso è difficile e bisogna sostituire tutto il pezzo specialmente quando sono creati sotto plastica.
Molte volte non si procede a ricostruire in quanto è difficile trovare pezzi di ricambio, come nel caso di vecchi modelli, ma, se un
modellista ha accantonato pezzi, sia acquistandoli che conservando i propri, potrà provvedere ad assemblare e ricostruire anche trenini
portandoli ad un livello tale da farli circolare su plastici o utilizzandoli per effetti coreografici.
Oggi con i mercatini, le borse scambio, i mercati on line è possibile trovare pezzi di ricambio e crearsi scorte per intervenire, per
aggiustare modelli offesi, portandoli in condizioni come nuovo, ovvio con interventi mirati, con molta abilità, e una dose infinita
di passione e di pazienza.
L'abilità, la fantasia, l'arte, la ricerca di immagini della realtà, servono al modellista per creare, diorami, plastici, anche con
modelli non in perfette condizioni ma riattati per esprimere idee legate alla realtà dove non sempre esistono situazioni ottimali.
Con questa occasione abbiamo esplorato un aspetto, una volta marginale, oggi importante, del settore modellistico, dove in un momento di
crisi il recupero diventa oltre un arte anche necessità.
A cura di Franco Spadaro.
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FIAT 500 C
Messina 11/02/2017
FIAT 500 C UN MITO
Quando negli anni 50 si presentò la necessità di sostituire la FIAT Topolino in produzione dal 1936, la FIAT era cambiata,
erano cambiate le tecniche, gli stabilimenti le catene di montaggio, i progettisti, era in corso la ricostruzione.
Doveva nascere una macchina nuova, si doveva voltare pagina, bisognava creare una piccola da città e fine settimana, per
andare a mare con la famiglia, doveva costare non molto,(all'incirca 500.000 lire), ed essere acquistata con le farfalle
da pagare in pochi anni, essere l'auto dei giovani, e dopo poco anche dei meno giovani, fare scordare il passato ed
essere l'auto del futuro.
Già il primo passo era stato fatto con la presentazione al salone di Ginevra della FIAT 600 il 09/03/1955, un auto tutta
nuova a scocca portante, per la famiglia italiana, per la ricostruzione, che ebbe subito successo.
Ecco che due anni dopo (1957) viene immessa sul mercato la nuova 500 C con tettuccio apribile in tela, sempre motore
posteriore, come la seicento, bagagliaio e serbatoio anteriore, a scocca portante per essere, per chi poteva,
la seconda auto.
Il successo è immediato le catene di montaggio ne sfornano migliaia, si creano subito stabilimenti nuovi, si costruiscono
subito molti derivati fatti da artigiani che ottengono successo le Harbat, le Zagato, e poi la Bianchina, con motore e
meccanica della 500 Fiat. Le prime serie montano gli sportelli che aprono d'avanti poi si passa alle controvento.
Vengono realizzate le preparazioni da corsa, da Rally, deriva una serie immensa, a seguire negli anni, e solo nel 2007
nasce la nuova 500 che nulla ha a che spartire con la originale d'epoca, è una generazione a parte.
La Hachette ha ritenuto di costruire il modello della 500 C, dopo avere fatto diversi anni addietro la seicento, il modello
in un rosso FIAT caratteristico, con il suo tettuccio apribile, le luci tutte funzionanti, gli indicatori di direzione,
le luci di posizione e della targa come al vero, riproduce il modello con le porte anti vento che ebbe il maggior successo,
come nelle seicento.
Il modello in metallo in scala 1/8, con il rombo del motore, riporta indietro nel tempo quando questa auto era sulle strade in
grande numero e diventava la prima auto dei giovani che potevano avere un mezzo di locomozione loro e che riuscivano a stipare
quattro persone dentro con manovre particolari, i sedili ribaltabili le alette parasole le levette per l'avviamento.
Il modello come al vero è un auto per giovani riproduce un epoca, un modo di fare cambiamento, con il suo interno in finta pelle,
la scritta Fiat 500 C sul motore il marchio Fiat al centro del muso anteriore totalmente diverso dalla sua precedente 500 topolino.
Il modello realizzato in ogni dettaglio, con il motore ispezionabile e con tutti i componenti che fanno rivivere un epoca, che oggi è
reale solo nei raduni dove questi modelli sfilano come modelle su passerelle di moda.
Con gli alza vetri a manovella, i passanti delle ruote che avvolgono le ruote in gomma, il modello attrae e si fa notare come, quelle
vere si notano, quando si muovono su strada.
A cura di Franco Spadaro
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Giulia Super 1600 Polizia
Messina 29/12/2016
Siena Monza
.. a
.. Doppia Vela 21
Doppia vela 21 rispondete!!!!
     Questo il gracchiare delle radio della Polizia negli anni 70 nei film di Polizia prodotti in
quell'epoca, ma la protagonista era sempre lei la Giulia Super 1600 delle Volanti o della Squadra Mobile della
Polizia, già Polizia di Stato e non più P.S. Pubblica Sicurezza; impegnata in inseguimenti mozzafiato per le
vie di Roma semideserte.
Dopo anni di sofferenze con mezzi inadeguati come le Fiat 600,le Fiat 1100, le Fiat 1500, le Alfa Romeo Giulietta
T del 1957 presente in un numero limitato di esemplari, ecco che finalmente arriva in dotazione l'Alfa Romeo Giulia
Super 1600, una macchina dalle prestazioni scattasti, sicura e abbastanza potente per dare filo da torcere negli
inseguimenti alla mala che aveva sempre mezzi veloci.
Macchina elegante, ancora con la livrea verde militare, lo stemma della pantera stampata sulla parte anteriore,
riuscì ad avere una buona distribuzione in tutti i reparti assicurando una nuova mobilità ed una presenza sicura
sul territorio diventando il mezzo di pronto intervento ,veramente veloce e sicuro, oltre numerose versione
specializzate per i vari servizi con le opportune modifiche sia estetiche che funzionali ed operative.
Macchina prodotta in grande serie dall'Alfa Romeo che ebbe un successo commerciale notevole e che rimase in
produzione per molti anni. La Polizia ebbe anche auto civetta con targhe civili ed auto attrezzate con doppio
serbatoio per aumentare l'autonomia negli inseguimenti.
Vi furono diverse versioni che equipaggiarono la Polizia ma la più numerosa fu senz'altro l'Alfa 1600 Giulia
Super che rimase in servizio per molti anni.
Il modello come evidenziato è con struttura metallica con sportelli, cofano anteriore e posteriore apribili,
con le luci funzionanti come al vero girante e sirena, una rappresentazione che richiama il modello conservato
presso il Museo delle Auto della Polizia Di Stato esistente a Roma presso la Fiera di Roma.
A cura di Franco Spadaro
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Barche a vela in miniatira
Messina 20/11/2016
Barche a Vela
Calme e Placide, Sfiorano dolcemente le onde azzurre
     Domenica mattina sul lago grande di Ganzirri si vedono una mezza dozzina di barche colorate con le vele bianche o colorate, che sembrano
giocare a rincorrersi spinte dal vento, guidate da terra da persone che hanno un radiocomando munito di antenna su cui smanettato
tenendo d'occhio il soffiare del vento.
Sono modellisti cui piace il dinamico e operano con barche a Vela, che si muovono lentamene sulle acque tranquille del lago,
queste persone debbono conoscere buona parte delle manovre velistiche.
Oggi i radiocomandi di ultima generazione sono elettronici, le batterie che li alimentano sono leggere e durano più a lungo,
inoltre possono essere ricaricate rapidamente, di conseguenza l'autonomia sia della trasmittente che della ricevente, montata
su queste barche è sufficiente da consentire movimenti ad alberi vele e timoneria per lunghi tempi.
Lo spettacolo è assicurato, metti una bella barca in mano ad un bravo timoniere, in quanto i radio-comandi oggi operano in UHF
con scivolamento automatico sul canale libero che elimina interferenze garantendo la ricezione del segnale in tutta sicurezza.
Basta realizzare una barca munirla di ottime vele in kevlar, fibra sintetica, molto leggera ed impermeabile, che catturano il vento
in maniera eccellente, fornirla di radio comando, trovare uno spazio d'acqua libero ed una giornata non particolarmente ventosa e
il gioco è fatto, ci si può divertire.
Lo spettacolo, in un coreografia unica (Ganzirri), consente di rilassarti qualche ora, creando una scenografia che appassiona gli
addetti ai lavori ed al pubblico, mostrando l'abilità costruttiva e l'abilità di manovra, con onde azzurre appena accennate che
consentono di manovrare dolcemente prestando solo attenzione di non urtare le altre barche quando si avvicinano l'una all'altra
sfruttando il vento anche grazie al contrappeso inserito sulla chiglia che bilancia le vele gonfie di vento, che devono catturare
ogni refolo di Eolo.
Non ostante si tratti di pezzi che hanno un costo tutto sommato contenuto, questo settore del modellismo vede un numero limitato di
appassionati in quanto i modellisti-velisti, bisogna conoscere bene i venti, sono persone che vogliono imitare in piccolo e da
terra le mitiche: Azzurra, Prada "Luna Rossa", Mascalzone Latino.
A cura di Franco Spadaro
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Messina 28/10/2016
DIORAMI FERROVIARI
Piccoli scorci di grandi plastici, ovvero lampi ferroviari
     Tra i vari settori del modellismo sembra probabile che il settore navale sia nato prima, come modelli da
cantieri e progetti dei "mastri d'ascia" che presentavano le loro realizzazioni o davano agli armatori un modello di quello
che veniva realizzato navigante.
Con i plastici si iniziò a realizzare rappresentazioni in scala di località reali o di fantasia legati, però, alla realtà, ma
sempre in scala ferroviaria O; HO; N; Z; escludendo quelli da giardino, su cui fare muovere i modelli ferroviari, ma siamo
ormai nel novecento , quando cominciano a muoversi i treni a molla con la corda, poi vennero quelli elettrici,
prima a batteria e poi con il trasformatore.
Altri plastici, liberi dalle scale ferroviarie, rappresentavano piazze, città, monumenti ed ancora battaglie sia del periodo
Greco o Romano, Napoleonico o delle guerre D'africa. In questi la scala era dettata dallo spazio, dalle proporzioni date alla
rappresentazione delle forze in campo, all'evento che si intendeva rappresentare.
Ho visto plastici dove erano rappresentati li Vallo di Adriano, le Guerre Galliche, le Guerre Puniche, la battaglia di Adua,
dove erano inseriti personaggi che presero parte all'evento e si salvarono per puro caso.(vedi ad Adua il fotografo siciliano
Letru Mauro che abbandonò tutta l'attrezzatura e si salvò).
Hanno poi distinti i plastici per War Game dove, la scala molto grande dei personaggi, con militari molto piccoli, consente di
potere simulare eventi bellici di tutte le epoche e garantiscono ai giocatori di rappresentare anche azioni di fuoco o presenza
di reparti dove un pezzo rappresenta una intera unità, e si combattono battaglie anche per più giorni.
Ma se si vuole rappresentare non tutto l'evento, ma lampi di situazioni particolari, ecco che vengono realizzati dei diorami,
eventi limitati, particolareggiati che presentano un qualcosa che ha colpito l'autore e che questo ritiene importante da rappresentare.
Spesso l'ispirazione può venire da una filmato, una foto, un evento, un tratto di strada sia per auto vetture che strada
ferrata, un racconto dei personaggi.
Il diorama può rappresentare un momento di un combattimento sia della campagna dei Mille che della prima o seconda guerra Mondiale
con mezzi vari, trincee, figurini, mezzi corazzati, cavalleria ,artiglieria, per arrivare a anche a scontri aerei.
Vediamo in campo ferroviario che la nascita dei diorami mira a creare dei momenti di vita che possono variare secondo le idee del
modellista. Spesso si crea il passaggio da una galleria a un ponte e poi l'ingresso in altra galleria dall'altro lato, mostrando
un tratto esposto con un treno di media grandezza, oppure un tratto di ferrovia incassata tra le rocce che poi esce verso una zona
attraversata da una strada con un passaggio a livello o se trattasi di linee ammodernate da un cavalcavia stradale percorso
da svariati mezzi.
Vi sono poi i diorami che rappresentano delle opere che hanno una loro caratteristica peculiare come viadotti, stazioni, scali merci,
depositi locomotive, piattaforme girevoli, a stazioni di campagna con i vecchi pezzi che li caratterizzavano quali la fontana per
riempire le vaporiere d'acqua o un carro per acqua potabile in colore argento, più o meno sporcato, nello scalo merci per emergenze
idriche, con una sogliola per movimentare carri o una draisina gialla per servizi.
Le caratteristiche dei diorami consentono di rappresentare dei soggetti ideali per foto e, mentre nel plastico, oggi, si abbonda con
filmati sia in linea che a bordo, nel diorama è possibile creare delle ambientazioni di epoche diverse, con materiale che da solo rende
il diorama sempre coerente, senza avere necessità di apparati elettronici, oggi necessari nei plastici, e scattando immagini che restano
uniche per precisione e vitalità.
Il diorama poi da una idea di dinamico pur restando statico, anche se può benissimo essere funzionante, ed accoppiarsi ad altri diorami,
consente di alternare il materiale rotabile presente, con dei pezzi che talvolta, immessi su un plastico, sembrano perdersi, mentre è
facile creare una accoppiamento materiale-diorama in cui si valorizzano entrambi.
Senza poi sottovalutare che il diorama consente anche a chi non ha spazio di realizzare qualcosa di modellisticamente valido e di divertirsi
senza doversi fermare di fronte ad opposizioni di varia natura familiare e d essere obbligato a tenere i modelli o in vetrina o in scatola
senza poterli vedere "in pista".
Deve aggiungersi che anche il plasticista con i diorama può estrinsecare la sua arte realizzando quelle opere "murarie" che rendono vivo il
diorama e richiamano l'attenzione di chi osserva, mentre in un plastico restano diluite, immerse nell'insieme degli scenari, che spesso
distraggono dal materiale ferroviario che circola e non permettono di analizzare i vari interventi, le particolarità, le peculiarità che
valorizzano l'opera realizzata.
Se poi il diorama vuole essere anche un pezzo di un plastico nulla osta. E come dire l'unione fa la forza, ma nell'insieme al diorama resta
la propria diversità e, quelle caratteristiche che, se staccato, tornano a essere mostrate dimostrando che è un'opera diversa ed autonoma.
Non ritengo che vi sia conflitto tra diorama e plastico in quanto ambedue, con caratteristiche diverse, mirano a valorizzare il ferromodellismo.
E se il diorama ha spazi limitati è molto più ricco di particolari uniti e studiati nella loro peculiarità in quanto in poco bisogna dire molto e
rendere al meglio tutto, e il ferroviario viene incastonato e larmamento è quasi un accessorio indispensabile.
Nel plastico bisogna dare slancio al movimento e la parte paesaggio diventa comprimaria con il dinamico, la segnaletica e tutto l'armamento vengono messi
in evidenza e si accoppiano con l'ambientazione che è il più vicino possibile alla realtà con scorci che danno vita all'importanza che la ferrovia ha nella
vita di ogni giorno, all'interno di una realtà la più varia possibile.
Oggi molti sono attratti dal plastico e sottovalutano il diorama senza rendersi conto che nel pezzo particolare vi è un impegno maggiore ed un lavoro
più accurato che non nel grande dove spesso si semplifica per fare muovere un convoglio velocemente o nella sua reale lunghezza, che distrae il visitatore
da tutto il contorno, tranne che questo diventi spettacolare, quasi emarginando il ferroviario come ad esempio un Luna Park con molti giochi, un
aeroporto, o una strada dove i veicoli si muovono autonomamente creando un diorama immerso nel plastico.
Un grande plastico mette a confronto il ferromodellista ed il plasticista che sono attratti dai propri interessi che un bravo costruttore ha saputo
bilanciare nelle sue opere.
Con la costruzione modulare i diorami sono stati rivalutati in quanto ogni modulo è un diorama che si accoppia per diventare un creatura unica,
il lavoro del ferromodellista.
A cura di Franco Spadaro.
Le relative foto alla voce FOTO "Diorami Ferroviari 2016"
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DRAKEN
La Nave Vichinga
Messina 16/10/2016
    Nella storia della Sicilia vi è una invasione che ha lasciato una traccia ben marcata: quella Normanna.
I vichinghi non sbarcarono con le loro caratteristiche navi, che tiravano a riva sulle favolose spiagge dell'Isola, ma arrivarono
con i loro Re per scacciare gli arabi ed insediarsi nell'isola dopo aspre e lunghe battaglie, assedi, spoliazioni ed accordi
appoggiandosi ai Normanni già insediati in Puglia e Calabria.
A seguito avevano le loro navi che dettero un appoggio fattivo e necessario a sconfiggere le flotte Arabe e cingere d'assedio
città come Palermo difficilmente occupabili solo via terra oltre a favorire rapidi spostamenti da un capo all'altro dell'isola.
Il Draken era una nave lignea, con una linea filante e leggera che spinta da una vela quadra, aveva una velocità di tutto rispetto
ed era abbastanza veloce e manovriera, anche con la bonaccia, essendo armata da 28 remi o più , in unica fila, che la facevano muovere
speditamente. Essendo larga e bassa era facile tirarla a riva sia per la manutenzione che per operazioni di carico e scarico.
Nulla a che fare con le navi romane, greche o fenice, con strutture pesanti e che imbarcavano molti uomini. La struttura leggera ed
i materiali impiegati, gli ottimi legni del Nord, rendevano l'imbarcazione un mezzo veloce e il sistema di costruzione con legname
parzialmente sovrapposto la rendeva robusta, ma la sua vera forza era l'equipaggio formato da rematori che si trasformava in arcieri
e combattenti con asce e spade, protetti da scudi tondi composti da legni pelli e ferro e da leggere corazze a maglia ferrea e di una
aggressività particolare.
Il modello realizzato è da scatola con diverse modifiche. La scatola Amati mi ha deluso, non sono le scatole Amati che ricordavo,
limitate, il modello ridotto all'essenziale, anche il materiale, accettabile come qualità, ma abbastanza limitato, di numero appena
sufficiente e se non stai attento ti termina mentre lavori, forse praticando con l'Hachette, che ti invita a rifare i listelli
giungendo l'un l'altro i pezzi tagliati, ha ridotto tutto all'essenziale.
Ho avuto grande aiuto sia dal materiale che ho di scorta sia da un video di un modellista costruttore straniero, Liberto Amate Aquilar,
che ha fatto questo modello ma ad un altro livello per l'attrezzatura, per il materiale, l'impostazione impiegata, e per i progetti,
per la scala ed il livello di specializzazione evidenziata.
Io ho preso molto ed ho modificato il progetto di Amati ed il modello alzando le murate, che nel modello originario erano molto basse
sulla linea d'acqua, sostanzialmente il modello Amati di partenza era diverso, più povero e ed essenziale, vi era una sola cassetta,
mentre ho realizzato una cassetta panca per ogni vogatore per consentire ai rematori di vogare seduti e non in ginocchio e contenere
i propri effetti personali mancando di adeguati locali adibiti a ripostiglio.
E se è vero che i Vichinghi sono arrivati sino in America, prima di Colombo, come affermato da alcuni, se le barche non erano più alte
del modello Amati e del progetto allegato, sarebbero stati sempre in acqua anche con l'oceano calmo, ma mari come il mare del Nord,
la Manica, non sono calmi se non raramente e quindi le barche dovevano essere abbastanza alte sulla linea d'acqua.
Già il modello dimostra una semplicità ed una robustezza degli uomini unica, niente alloggi, niente riserve, stive limitate, tutto
ridotto all'essenziale, armi, remi, una vela quadra, sistemi semplice per issare il pennone e tutte manovre operanti a forza di braccia
senza aiuti dei mezzi di scorrimento già esistenti all'epoca.
Nel complesso una nave che rappresenta un momento nella storia della Sicilia e della Navigazione. La forza di un popolo che si è portato
in Europa ed ha conquistato sia la Francia che l'Italia meridionale e questa barca rappresenta il loro biglietto da visita che
terrorizzava i mari e le terre dove si presentava.
Il modello, per il rapporto costo qualità è appena accettabile, bello da farsi soprattutto perché molto diverso dai soliti velieri che
di solito si costruiscono.
A cura di Franco Spadaro
Le foto alla voce FOTO - DRAKEN La Nave Vichinga
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DRAGSTER
Progettato e costruito in Messina (Sicilia)
Messina 27/10/2016
Dragster
Un Siluro made in Messina
     Lavorare in legno, lavorare in alluminio, lavorare in ferro, unire le tre arti, scekerare, una nuova idea e
.. via a
realizzare qualcosa di nuovo di diverso: un Dragster. Progettare questo mezzo veloce, tagliare il ferro da 8 mm.
per essere robusto, elettro-saldarlo, smerigliarlo e vai, il telaio è pronto.
Ora comincia il bello preparare il differenziale, preparare il motore da 26 cc, trovare le gomme, fare tornire i cerchioni
anteriori e regolare l'assetto, montare il tutto ed il Dragster nel suo insieme comincia prendere forma.
Bisogna ora vestirlo in modo elegante e robusto ad un tempo. Ci si trasforma in carrozzieri e con compensato di betulla da 5 mm
si crea una carrozzeria leggera e resistente. A coprirla ci si mette la vetroresina ed il gioco è fatto.
Manca il musetto che deve essere modellato, un blocco di legno di balsa opportunamente modellato, e anche lui, coperto di
vetroresina, va a completare il modello, a dargli un aspetto aggressivo.
Il resto è solo lavoro di rifinitura, un bravo pittore, una preparazione di fondo accurata, direi perfetta, e poi un colore
azzeccato e il nostro Dragster è pronto
o quasi, si presenta in forma ma bisogna darli la grinta giusta.
Mancano le decals, si provvede con un paio di decals fatte realizzare appositamente per il sopra, i fianchi, gli alettoni
e dopo di che si può passare alla prova.
Ma dove? A Messina non esiste un posto per provare questi siluri bisogna arrangiarsi di domenica
.. per fargli fare
alcune centinaia di metri.
Prove positive, piccoli aggiustamenti e A. S. M. M. ha un altro pezzo, giovane e moderno, uno dei pochi esistenti in Italia,
per la gioia degli appassionati di veicoli con motore a scoppio e delle auto realizzazioni del bello e della passione.
Grazie a tutti coloro che hanno collaborato con attrezzi, con lavoro, con singoli pezzi, con consigli e con la propria
abilità, il gruppo associato realizza.
A cura di Franco Spadaro
Alla voce FOTO le immagini della realizzazione DRAGSTER 2016.
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"Sicilia inizio Estate 1943, si attende   l'Operazione HUSKY"
Messina 16/09/2016
"Sicilia inizio Estate 1943"
   Inizio estate 1943 è per la Sicilia l'inizio della fine. Le decisioni Alleate sono prese, l'invasione dell'Europa
inizierà da Sud e la Sicilia con i suoi campi di volo, e i suoi porti è un ottimo trampolino di lancio. Per la seconda
volta,(la prima fu lo sbarco in Africa) i servizi segreti tedeschi furono tratti in inganno e sviati su Grecia e diversivo
in Sardegna, e quindi le forze in Sicilia sono ridotte, quelle italiane sottoposte a intensi bombardamenti sono scarse,
le forze corazzate sono rappresentate da vecchi carri francesi Renault catturati nel 1940 e scartati dai Tedeschi e dati
all'Italia che li ha relegati a compiti di seconda linea.(ordine di farli spostare solo su carrelli se no si guastano).
Quando si incomincia a rendere conto siamo vicini ad una possibile invasione le difese vengono rafforzate, per come possibile.
Da questi presupposti nascono questi due diorami ambientati in inizio estate 1943 in Sicilia uno tutto italiano uno tutto tedesco.
Primi giorni di luglio 1943.
Quello italiano rappresenta un posto di blocco realizzato su strade di media comunicazione, ad un incrocio, in corso di rafforzamento.
Infatti sta per essere istallata una mitragliatrice per rafforzare le difese mentre è stata collocata un Ab 41, autoblindo di buona
qualità, ma che risente sia della nascita che degli anni trascorsi dal progetto.
In quella mattina vi sono dei mezzi che vengono fermati dal blocco e sono un motociclista su una Gilera, ottima moto, che serviva a
svolgere molteplici servizi e da una Fiat 500 Topolino militarizzata da cui discende un Ufficiale che deve muoversi ed ha una riserva
di carburante a bordo La Topolino era il mezzo di trasporto per i comandi intermedi e l'unico in dotazione per spostarsi (in numero limitato).
Gli occupanti dei mezzi stanno andando dal Comandante il Posto di Blocco per essere autorizzati a proseguire.
I mezzi rappresentati fanno vedere quello che offre il mercato a pochi giorni dell'operazione Husky ed il divario che si presenterà
al momento dello sbarco.
Il secondo diorama Tedesco rappresenta un punto di sosta Tedesco dove un ufficiale fornito di un auto Volkswagen, con tettuccio coperto
di tela, si avvicina per parlare con un collega che è a lato ad un punto radiotelefonico che ha alcune radio per smistare ordini e sta
consultando una carta geografica.
Dato il caldo alcuni soldati sono seduti e stanno finendo di consumare il rancio, su alcune casse, pronti a mettersi in movimento
appena ricevuti gli ordini, con le armi a lato.
A cura di Franco Spadaro
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TRATTORE CINGOLATO FIAT 605 C
Messina 12/09/2016
TRATTORE CINGOLATO FIAT 605 C
Hachette periodici
La FIAT negli anni 50 decise di produrre una serie di trattori, sia gommati che cingolati, per uso agricolo. Tra i cingolati,
uno che ebbe un buon successo fu il 605 che sviluppò un serie di modelli che si affermarono nei campi come un mezzo versatile
ed economico, soprattutto dove la natura del terreno sconsigliava l'uso dei trattori gommati anche se potenti.
Capostipite di una serie, il 605 nella versione C, ebbe un buon successo che lo segnalò come un mezzo versatile ed affidabile
che, con un consumo limitato, lavorava per una intera giornata, dando resa di lavoro e una certa comodità al conduttore.
Il modello Hachette in metallo e plastica dura riproduce il 605 C nei dettagli e la casa distributrice è riuscita a dare a tutte
le parti un colore omogeneo, senza bagni diversi, come accaduto in altri modelli, dove parti hanno lievi differenze di colore.
La casa ha accluso, durante le uscite, la base da assemblare e costruire abbastanza ampia per accogliere, la coda delle uscite
settimanali, in quindici numeri, con il un aratro che, giustamente, è il complemento dal modello, essendo un cingolato per uso
agricola e non movimento terra, come ha pensato qualcuno, quando ha visto il modello in edicola.
Non particolarmente difficile da montare il modello che, come al solito, vuol essere dettagliato anche in parti che non si vedono,
ha presentato difficoltà nel motore dove, alcune parti metalliche, erano molto dure da sagomare creando problemi nel montaggio.
Per il resto, nelle istruzioni, si sono dimenticati di parlare di qualche fase di montaggio, dettagliandone altre, non usando le
tecniche di pre assemblaggio che facilitano il lavoro rendendo spesso complesse operazioni semplici se predisposte prima.
Molti non hanno accettato il prolungamento delle uscite settimanali, cosa che la Hachette fa spesso quando ritiene di potere
sfruttare il successo di un opera, e si accorgerà che le ultime uscite non interessano a tutti.
Il rapporto qualità prezzo questa volta è discreto, ma sempre alto e solo la passione modellistica, e l'impossibilità di
trovare il modello in altro canale, impongono di accettare il prezzo del modello.
A cura di Franco Spadaro
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Alfa Romeo Giulia dei Carabinieri
Messina 31/08/2016
"Alfa Romeo Giulia Super" Carabinieri pronto intervento H hachette periodici
Completato con una certa soddisfazione il modello della Giulia Super Alfa Romeo in dotazione per oltre un decennio ai
Carabinieri di tutta Italia, un mito su strada e ed un punto di riferimento per i cittadini che la vedevano girare
sempre pronta a scattare al primo allarme ricevuto per radio.
Parlare della storia del veicolo mi sembra superfluo essendo conosciuto da tutti, ma spendere qualche parola per il modello,
oltre le immagini, è doveroso dopo oltre due anni di lavoro e cento fascicoli che hanno sommato pezzo a pezzo una bella
vettura con tutti gli sportelli ed i cofani apribili, tutte le luci funzionanti, la saund blaster, e i dettagli dell'abitacolo curati.
Come al solito il modello, made in Cina, pecca dell'essere tutto studiato nei minimi dettagli al risparmio, non un millimetro in più
di filo, o un pezzo di ricambio, tutto appena sufficiente per coprire le necessità ed i soliti problemi elettrici con piastrine
e raccordi difettosi. Montarla, dopo l'Alfa Romeo Duetto, è stato più facile, per lesperienza acquisita, ma ha presentato le
sue difficoltà per la dovizia di pezzi da montare e tutti i collegamenti dellimpianto elettrico che non sono di buona qualità.
La cura dei particolari estetici è abbastanza puntuale, e arriva a inserire nel bagagliaio tutta la dotazione operativa, di una auto
di pronto intervento stradale, dove l'equipaggio deve fare fronte alle necessità che possono presentarsi per qualsivoglia necessità operativa.
Le luci complete, le frecce intermittenti, gli stop collegati al freno, faro e girante sul tetto, rendono il modello una riproduzione in scala
che fa ricordare il tempo in cui queste auto erano operative e si incontravano giornalmente impegnate nei servizi d'istituto oltre
la sirena non perfettamente funzionante.
Ovvio, cento fascicoli, hanno portato ad un spesa più che consistente di più di mille e cento euro che rendono abbastanza caro il modello,
con al solito una analisi qualità costo che solo la passione può accettare, per le carenze nella qualità del materiale fornito a corredo.
In ogni caso il lavoro molto curato, e lesperienza acquisita hanno rafforzato la passione per i bei pezzi, come evidenziato dalle immagini.
A cura di Franco Spadaro.
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Classic Yacht Heritage 46
GRAND BANKS
Messina 27/08/2016
L'Associazione si arricchisce di un altro modello di grande fama.
Ulteriori immagini alla voce FOTO
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     Modelli in fase di realizzazione e finiti, sia statici      che dinamici.
Messina 14/08/2016
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Ferrari Formula Uno di Michael Schumacher del 1996 il modellino scala 1:5 è stato revisionato in tutte le sue parti.
Messina 02/08/2016
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A Ganzirri mostra di modellismo - feluga in miniatura costruita da
Francesco Verboso
Messina 01/08/2016
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Draisine Tedesche sul fronte dei Balcani autunno 1944
20/07/2016
Tempo fa ho visto la foto dell'unica Draisina blindata tedesca esistente in Italia. E' conservata a Trieste presso il Museo
ferroviario Campo di Marte e prima se non ricordo male, era presso una collezione privata che ha chiuso. Vedere questo
pezzo di storia, non in perfette condizioni, ma almeno non demolito, mi ha ricordato l'intenso uso fatto da questi mezzi
dal 1944 in poi sia nei Balcani che nei paesi dell'Est e sul fronte russo sino alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Nei Balcani l'uso fu intenso in quanto dopo l'otto settembre 1943, mancando lesercito italiano, ed essendosi ingrossato il
fronte partigiano i tedeschi furono costretti a dotarsi di un mezzo blindato per la sorveglianza delle strade ferrate per
consentire l'utilizzazione dei treni per i movimenti militari.
Partendo da queste premesse e ricordandomi di avere tre draisine: due carro blindato ed una carro comando con antenna radio
a traliccio, marca Revel 1/35 ho deciso di progettare un diorama ambientato nei Balcani nel 1944 aggiungendo anche un carro
pianale blindato della Dragon nella stessa scala.
Quando si riunivano più draisine ed un carro scudo, con truppe per difesa ravvicinata per formare un treno armato che
pattugliasse la linea e la rendesse, nel caso agibile, anche con l'invio, grazie al collegamento radio a lunga distanza,
di rinforzi per garantire l'agibilità, si creava un complesso operativo abbastanza interessante ed articolato che portava
spesso a veri scontri tra le forze contrapposte.
Si passa alla fase operativa ed il convoglio lentamente viene realizzato, i blindati non sono particolarmente complessi,
le istruzioni abbastanza chiare, ma vogliono una certa accuratezza di fattura, lo stesso per il carro pianale blindato che
era occupato da una squadra armata con una MG e dotata di un telemetro di puntamento. Assemblato il tutto si è proceduto
ad un minimo di invecchiamento dato sia il materiale delle draisine, che la stagione autunnale sul fronte balcanico, sia
il logorio del materiale che veniva impiegato intensamente senza manutenzione.
Si è voluto curare lambientazione del tracciato ferroviario, che attraversa un filare di alberi di alto fusto, uno dei quali
è stato bruciato, mentre una piccola costruzione, tipo casello ferroviario, risulta semi distrutta e bruciata, e si vedono i
mattoncini in terracotta, con cui è stata realizzata nel modello, anneriti dal fuoco, insieme alle travi ed agli
infissi semi distrutti.
Sul carro scudo è stato aggiunto qualche attrezzo, del materiale, qualche altra arma anche se la squadra, che operava all'esterno,
era coperta dalla prima draisina col suo pezzo ed in caso di necessità poteva ritirarsi nei blindati.
Le draisine erano dei mezzi creati per sopperire alle necessità operative del momento, con i il materiale disponibile in surplus,
ma realizzate specificatamente per un uso ferroviario, non come fatto prima, dall'Italia che ha dotato di ruote ferroviarie le
vecchie autoblinde AB 40, armate di due mitragliatrici in torretta, e più alte sulla linea ferrata, e usate con possibilità sia
ferroviarie che stradali dal Genio Ferrovieri dopo il 1942, e rimaste in servizio anche dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Il diorama realizzato ha una certo ingombro sia per la lunghezza del convoglio che per creare un minimo di ambientazione
in scala 1/35.
Acura di Franco Spadaro
Le relative immagini nella pagina FOTO, alla voce:- Draisine Tedesche sul fronte dei Balcani autunno 1944
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RIVA Acquarama - Hachette Periodici
15/07/2016
Ho terminato, dopo mesi di lavoro il Riva Acquarama, acquistato a fascicoli settimanali, lasciato decantare per diversi mesi, e
poi iniziato, dopo interruzioni varie, per dare precedenza alla realizzazione di altri pezzi, che dovevo fare prima, l'ho
portato in dirittura d'arrivo.
Non mi piace tenere un pezzo sul tavolo, e non lavoro a più di un pezzo la volta, ed aspettare la settimana successiva non mi
va, li raccolgo tutti ed, a opera finita, dopo che passano alcuni mesi per fare stagionare i pezzi in legno o prodotti similari,
mi lancio nell'opera. Confesso che è stata la prima barca fatta da fascicoli settimanali, ho sempre lavorato o da progetto o da
scatola. Purtroppo Messina ti impone questo o scatola o fascicoli in quanto non essendovi negozi di modellismo, ma solo qualcuno
che tenta di vendere materiali, e quindi sei costretto o vai in altre città o vai su internet, se no, ti devi arrangiare se hai
bisogno di qualsiasi cosa.
Primo inconveniente riscontrato manca un progetto generale dell'opera devi attendere di vedere quello che contiene il fascicolo
successivo per lavorare secondo le indicazioni o le necessità editoriali o commerciali, non puoi muoverti con una certa autonomia,
e poi se segui le indicazioni passo passo e le foto, ti accorgi che certi passaggi sono saltati, altri spiegati a bambini di pochi
anni, altri ancora se non hai una esperienza modellistica fai un patatract e devi riparare. Altre volte, se ti fidi di quello che
dicono, devi riparare in quanto l'errore è all'angolo. In ogni caso grazie all'esperienza è arrivato in porto, non perfetto, ma
per me, che non sono un maniaco, accettabile.
Ho sorriso pensando a chi non ha tanti attrezzi o colori o altro, che di colpo si è trovano indicato che dovevi colorare dei pezzi,
che dovevi tagliare, raspare, incollare scartavetrare, e se fai un rapido conto vedi che il costo dellopera lievita. Lo so che
l'Acquarama è un motoscafi per Vip, che è stanziato a in gran numero a Montecarlo o altri porti come Costa Smeralda, ma ho visto i
barattoli di colla consumati e mi sono accorto che è un motoscafo da modellisti in (denaro). Ho fatto la versione statica, se no
c'era l'offerta di motore e telecomando ed erano altri cento sessanta euro circa, se poi vuoi basetta e teca sono altri duecento
euro circa, lo capisco che sono optional ma
puoi inserire la basetta almeno in due fascicoli e si evita di uscire pazzi con un
modello che si deve per forza appoggiare, e che leggero non è.
Difficoltà create forse più dalle spiegazioni che vogliono essere puntuali e che invece non lo sono e che sembrano, come al solito,
fatte a più mani, ogn'uno secondo il proprio criterio. La qualità dei pezzi, con alterne vicende, passa da pezzi in legno di mogano
ad altri in questi prodotti low cost in simil legno, tutto rigidamente Made in China in quanto ormai tutto arriva solo da la.
Per il modello navigante bisognava passare un prodotto resistente all'acqua ed a mio modesto avviso tappare tutte le fessure. Poi
se la foto messa sulla copertina doveva riferirsi al modello oggetto di lavoro, i pezzi forniti e le indicazioni date hanno portato
a fare un modello simile ma non uguale. La poppa ad esempio è stata realizzata con materiali che differiscono dal modello originale
per consistenza e soprattutto colore e scivolo.
Tirando le conclusioni un buon modello ma il rapporto qualità prezzo è deficitario , è un prodotto da edicola, ed io ho preso la
seconda edizione dove avevano avuto il tempo di eliminare i più grossolani errori. Un lavoro lungo e che ha soddisfatto ma non
pienamente chi si attendeva qualcosa di meglio, anche per il nome di Amati speso a garanzia della qualità, da una ditta tra le
migliori in campo modellistico navale in Italia.
Acura di Franco Spadaro
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Messina 07/05/2016
L'Associazione si è arricchita di un altro pezzo:
UN CATAMARANO GIALLO
Pronto a solcare il mare, un Catamarano Giallo, spinto da un motore a 2 tempi a benzina da 30 cc attende solo che le giornate
siano belle per fare divertire il suo proprietario.
Il dinamico spinge e si fa strada, il mare attira, il modellismo guida a creare nuove performance per l'estate. Con questo nuovo
pezzo il dinamico da la spinta a vedere correre in acqua una novità radiocomandata che vuole diventare la guida ad altri pezzi del
parco dell'Associazione Storico Modellisti Messinesi che non si era ancora lanciata in questo settore.
Con una lunghezza di un metro e venti, una larghezza di sessanta centimetri e una altezza di venti centimetri questo scafo necessita
di tutta la sua potenza per affrontare il mare. Per la ridotta vista e l'antipatia per i modelli, di alcuni, non si possono provare
i modelli nel Pantano Grande dove ormai non vi è più la stabulazione delle cozze, vietata per motivi igienici, bisogna per forza
affrontare il mare per potere provare un modello e quindi va dimensionato per questo scopo.
Con le sue decals, con il Red Bull e con lo stemma dell'A.S.M.M. sulla barra anteriore cui fa compagnia una Sicilia con timone,
questa barca gialla si appresta a diventare una frequentatrice abituale dello Stretto.
La struttura a Catamarano le conferisce stabilità ed una linea aerodinamica stabile per potere affrontare il mare come un vecchio
amico. La vetroresina le da poi una robustezza ed una leggerezza che le consente un galleggiamento piano anche con mare increspato.
Attendiamo l'evoluzione della specie.
L'A.S.M.M.
                     "catamarano da competizione"
con motore a scoppio di cc. 30
                                              
                                              
                                              
                                              
                                              
Per altre immagini andare alla voce FOTO
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"L'Hummer" - De Agostini
Messina 29/04/2016
                                       
                                       
                                       
Bella macchina Americana FUORI STRADA
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Escavatore New Holland E215C
Messina 27/02/2016
      Le macchine movimento terra dei cantieri hanno sempre suscitato attenzione, messo in movimento la fantasia di chi li guarda.
Sono macchine dure che hanno una forza di centinaia di braccia e che fanno lavori che l'uomo poteva fare, un tempo, con l'aiuto
di animali, con tantissima fatica e in tempi molto lunghi.
Ieri, queste macchine, quando sono state create, all'inizio del secolo scorso, erano rozze, forti, spigolose, rumorose, erano
parenti dei carri armati da cui spesso discendevano o erano trasformazioni.
L'industria produttrice, nata in USA ad inizio del secolo scorso, vicino New Holland in Pensylvania, fondata da Abe Zimmerman,
inizia varie produzioni. Verso 1980 la New Holland viene incorporata con la Ford e negli anni 90 la Fiat acquisisce la
maggioranza di questa nuova ditta.
I modelli vanno modificati ed aggiornati con le nuove tecnologie e con nuovi ritrovati che rispondono alle esigenze di mercato.
Anche i desainer si affinano e nel 2012 viene lanciato sul mercato mondiale il New Holland E215C che ha una linea aggraziata
e smussata da sembrare aereodinamica.
L'escavatore cingolato E215C con le sue 21.720 Kg distanza massima di scavo m.9,58 profondità di scavo m.5,89; capacità di
benna m.cubi 1,31; la larghezza del carro, a seconda dei cingoli montati e di altri aggiuntivi, varia da m.2,50 per l'Italia
per libera circolazione, sino a m.3,29 in Europa.
Le parti che compongono il mezzo sono: il sottocarro che assicura la stabilità al mezzo, una torretta che è il cuore pulsante
del mezzo, l'impianto idraulico con la cabina, ed il braccio con il mezzo di scavo o di penetrazione come mezzo di lavoro,
con una lunghezza di m.3,39/3,66 ed il penetratore m 3,41.
Il mezzo è dotato di un motore diesel a 6 cilindri di 6728 cm3, la cabina super panoramica e dotata di pulsanti è rispondente
alle norme di sicurezza anti ribaltamento per mezzi di sei tonnellate per la protezione dell'operatore.
Il modello dell'Hachette riproduce l'E215C in scala 1/18 in tutte le sue parti e consente i movimenti del corpo scavatore a
360 gradi e riporta come al vero tutto l'impianto idraulico a vista rifinito in tutti i particolari. Il modello non è movimentato
ha solo delle luci funzionanti, i cingoli sono metallici ma presentano il limite di essere molto fragili nel montaggio, tanto che
diversi si sono rotti, e non consentono uno scivolamento fluido.
Non ostante le istruzioni il modello è per modellisti esperti in quanto la miriade di tubi dell'impianto idraulico ed i fili dell'impianto
elettrico, sono di non semplice montaggio ma richiedono mano ferma e molta attitudine a lavorare con lente e luce diretta
sul punto di lavoro.
Realizzare molti pezzi che poi spariscono all'interno e sono di difficile visione in quanto non sempre possono lasciarsi gli sportelli
aperti, o come nel motore sono in posizione sottostante, è un volere ad ogni costo fare lievitare i costi ed allungare i tempi dell'opera
(100 uscite) per rendere più complessa del dovuto una bella opera che interessa a chi piace questo genere di mezzi meccanici.
Il motore iper dettagliato, gli accessori in miniatura, rendono l'escavatore un pezzo completo ma complesso, che alla fine diviene fragile,
non ostante la costruzione metallica, per il complesso di tubi delicati da maneggiare dopo il montaggio, e che obbligano una protezione dalla
polvere, per la sua sicurezza, non ostante sia un mezzo nato per cantiere.
Purtroppo chi progetta si interessa agli aspetti di marketing e non certo a quelli modellistici, tanto chi resta fermo potrà cimentarsi
con la seconda edizione.
A cura di Franco Spadaro
Foto in pagina di Andrea Lanzafame
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Messina 14/02/2016
                    FIAT MEFISTOFELE
                                
    Si sa che costruire un auto è sempre un lavoro impegnativo, ma mettere mano ad un modello ITALERI, di un auto di 90 anni fa,
realizzata per ottenere un primato con un motore d'aereo di 21706 c.c. di cilindrata è una impresa non da poco.
    Acquistata la scatola di montaggio della ITALERI viene subito la curiosità di scoprire il contenuto della scatola, alcune
migliaia di pezzi da mettere insieme per ottenere , a lavoro finito, un'auto che è un sogno.
    La Mefistofele è un modello realizzato in scala 1/12, che nasce, dall'originale, su uno sciassi Fiat S B4, ELDRIDGE con un
motore di derivazione aereonautico a 6 cilindri in linea di 21706 c.c. previsto senza scarichi per sfocare tutta la sua
potenza con un rumore infernale ( ecco il nome Mefistofele) pronto il 12-luglio 1924 a Alpajon, in Francia, per realizzare
il record di velocità, di oltre 230 Km ora su strada, sul Kilometro Lanciato fruttando il motore A12 Fiat, pilotata da Ernest Eldrige.
Questi i cenni storici del modello che riprodotto impone un lavoro di pazienza, abilità e tecnica per ottenere il risultato finale,
la perfetta riproduzione dell'originale realizzando un'auto di oltre 30 centimetri di lunghezza precisa in ogni dettaglio in
materiale plastico di discreta qualità.
    I vari pezzi essenziali dell'auto hanno già la loro colorazione definitiva che risparmia il lavoro di coloritura dando già all'auto
il suo aspetto finale anche durante la lavorazione.
    Ruote, sciassi, base motore, cilindri , valvole fili, e carrozzeria vanno predisposti separatamente per essere assemblate di seguito e
completare poi il vano motore, che è a vista e viene coperto dal cofano, che potrebbe restare aperto ma essendo questi molto leggero
impone molta delicatezza nei movimenti per evitare rotture irreparabili. La mancanza poi di pezzi di scorta nelle minuterie obbliga a
fare molta attenzione e creare eventuali pezzi rotti o persi per come possibili o lasciare il vuoto.
    Per un auto di siffatta fattura ed impegno costruttivo, riservata a modellisti esperti, il materiale è un poco leggero e non di qualità
pregiata come ci si aspetterebbe per il costo del modello e dal nome della casa Costruttrice, mentre è risultata mancante una dimo con
tutti pezzi che ha obbligato a dovere interpellare la Casa Costruttrice per ottenerla e così potere completare il modello.
    Per concludere molte ore di lavoro, molta calma, hanno portato a completare un modello che da una certa soddisfazione, ma non lascia
del tutto soddisfatti i palati ricercati del modellismo.
    A cura di Andrea Lanzafame
    Le relative immagini nella pagina FOTO alla voce FIAT Mefisto
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Alcune macchine dell'Associazione
Messina 31/01/2016
Modellismo dinamico, di auto in scala 1:5 dotate di
un motore a scoppio, con cilindrata 25/30 cc.
     Nel modellismo tutti sanno che le auto hanno un posto particolare come i trenini. Le auto essendo una
miriade di tipi e di marche attraggono per prime e portano i modellisti, con il tempo, a fare scelte obbligate tra lo
statico ed il dinamico.
Mentre le collezioni statiche sono inscatolate, contenute in vetrina, hanno tutti i particolari più piccoli, curano i dettagli,
quelle dinamiche sono divise in categorie ed hanno la forza del motore che è a scoppio o elettrico. E' un poco lo scontro tra
ieri, con un lavoro con le mani sporche di grasso e di miscela o benzina super ed oggi lelettrico con l'alimentatore che ricarica,
in sempre minor tempo, le batterie e consente di girare senza fare rumore a velocità sempre maggiori, e con batterie sempre più
potenti che consentono maggiore autonomia.
                                            
L'A.S.M.M. ha deciso di incrementare il proprio parco macchine all'antica con una serie di auto con motore a scoppio, in due categorie,
da pista e da fuori strada, tutte fornire di radiocomandi di ultima generazione a più canali che lavorano sulla multi frequenza,
in modo da non avere interferenze.
                                            
E' così una Ferrari da pista da formula uno con un potente motore ha iniziato a correre per i colori della scuderia ASMM ed a
affermarsi su pista. Un motore da 26 cc. la spinge ad alta velocità, alimentato a benzina, che gli conferisce lunga autonomia.
La sua aggressività da l'impressione di essere ad un pit stop in attesa di ripartire per girare a tutta andatura in una
pista da Gran Premio.
                                            
Ed ecco un drag stone reduce da una escursione su pista di terra battuta con le sue ruote artigliate pronto a ripartire dopo
l'assistenza con il suo motore da 30 cc. il suo radiocomando visualizzato dall'antennino, pilotabile anche con un tablet e il
motore pronto a ruggire. Sembra di essere negli Emirati Arabi sulle dune dove al vero girano grandi esperti.
                                            
Vi è anche, un modello similare, con carrozzeria di altro colore, che differisce per potenza e prestazioni, che sembra
sfidarlo ed ha in comune il tipo di radio comando.>
                                            
Vi è un auto da granturismo con carrozzeria rossa e la sua linea anni novanta che attende un rally per dare tutta se stessa nelle
prove speciali. Ma quella che attira lattenzione dei meno giovani è Herbie il Maggiolino tutto matto, si un Maggiolino da fuori
strada che è pronto a fare rivivere le gesta del suo fratello maggiore in giro per strade di campagna con la sua particolare
carrozzeria multicolore, pronto alle stranezze più eccentriche.
I fuori strada da spiaggia sono un paio con le loro super ruote che le rendono macchine spaziali da allunaggio, e vanno sulle dune a
dimostrare abilità del mezzo del conduttore che deve saper portare questo tipo di mezzo con abilita, forniti di marmitte ad espansione
che consentono di erogare più potenza. I motori sono a Benzina e non più a miscela non fanno fumo ed erogano maggiore
potenza a parità di cilindrata.
Il parco auto dell'ASMM si arricchirà presto di altri modelli, attualmente in costruzione, o in prova, per la gioia dei soci che
potranno sperimentare questi mezzi appena realizzati.
A cura di Andrea Lanzafame
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|          Lancia Armata Inglese 1803 La Barca che difese Messina e Ferdinando di Borbone
Modello su base Mantua (Panhart)
31/10/2015
       La marina inglese ritenne di doversi dotare di una lancia e di armarla pesantemente, quindi aveva bisogno di una imbarcazione robusta, potentemente armata,
veloce e utilizzabile sia a vela che con i remi per attacchi silenziosi, insidiosi e per combattere anche contro unità più potenti, ma meno manovriere, o
per il controllo costiero e del traffico di piccolo cabotaggio.
       La creazione di una unità robusta, un poco tozza, ma con una linea che le dava ugualmente slancio ed armata con un cannone di grosso calibro a prua e due
leggeri sul castello di poppa rendevano, con un equipaggio allenato, questa unità tale da poter svolgere bene i compiti assegnati.
       L'unità arrivò perfettamente puntuale per le forze dalla Royal Navy dislocate in Sicilia dopo il 1806 quando Ferdinando di Borbone lasciò Napoli, per la
seconda volta, per rifugiarsi nell'isola per sfuggire alle forze di Giocchino Murat, nuovo re di Napoli per volere di Napoleone. Gli inglesi che avevano
occupato Messina e le coste orientali specialmente dopo che le forze di Murat avevano tentato di sbarcare, vicino Messina in località Contessa (oggi
Contesse nel comune di Messina), respinti dalla popolazione del villaggio, esistendo, solo sulla carta, l'esercito borbonico finanziato dagli Inglesi
per la lotta alla Francia.
       Gli Inglesi per rinforzare le forze di difesa di Messina inviarono diverse di queste lance e realizzarono nel Pantano Piccolo di Faro un canale, esistente
ancora oggi e chiamato "Canale degli Inglesi", che lo collegasse direttamente con il Tirreno e consentisse il passaggio di queste lance armate per intervenire
nello Stretto per bloccare eventuali navi Francesi o Napoletane, oltre a sventare altri possibili sbarchi. Sotto la protezione della Torre degli inglesi queste
imbarcazioni operavano garantendo la difesa dello stesso Stretto, con base proprio nel c.d. Pantano piccolo di Faro.
       Il modello, acquistato diversi anni orsono, una barca abbastanza tosta in quanto realizzato a tre fasciami, con necessità di togliere le ordinate in quanto
restavano solo i rinforzi al fasciame interno a vista. Le curve della barca abbastanza pronunciate hanno obbligato ad un lavoro di pazienza, con rinforzi e
riempimenti a prua. Delle discrepanze sono state riscontrate tra le diverse tavole del progetto, come se fossero state disegnate da autori diversi. Diversi
particolari sono stati infatti, omessi o sparsi obbligando ad una caccia al disegno. Posizionare poi il pezzo principale non su un tavolato ma sugli scalmi
di una barca ha creato qualche problema superabile con molta attenzione.
       Caricare poi la barca con tutto l'armamento ha richiesto un lavoro di preparazione e una conoscenza dell'armamento frutto di passate esperienze di "Posto di Combattimento".
Le dotazioni disponibili, poi, erano limitate e solo attingendo a riserve si è riusciti a colmare le mancanze.
       Per mia scelta, come fatto per altri modelli, non ho voluto pitturare lo scafo ma l'ho realizzato con l'uso di legni, in colori naturali, come noce per il nero, acero
per il banco, mogano per il rosso e ramino per il rosso scuro. Una passata di turapori e un lavoro di carta di grana finissima hanno levigato lo scafo, non
perfetto, ma accettabile. Anche le vele, sono state acquistate all'epoca con la scatola, non avendo capacità sartoriali.
       Alla fine molta soddisfazione per il lavoro realizzato che aumenta la Flotta e caccia allo spazio per il parcheggio del modello, che presenta una sua grinta
originale colma un pezzo di storia di Messina.
A cura di Franco Spadaro
Le relative foto del modello alla voce Immagini Lancia Armata Inglese
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     ROBY
      La tecnologia di domani
        Roby è nato per farci compagnia nella vita di tutti i giorni cantando ballando facendoci divertire, è un piccolo robot realizzato
dalla nostra associazione per far vedere che il modellismo si evolve ma non cambia. E' mobile, cammina, muove gli arti fa ginnastica canta balla e un amico che ti fa
compagnia. E' un antesignano di quelli, di dimensioni maggiori, che vedremo nelle nostre case per aiutarci nelle faccende domestiche, che vedremo negli ospedali a
fare interventi di precisione. Già oggi fanno mestieri ad alto rischio come disinnescare ordigni con gli artificieri.
       Presentiamo qui il nostro Roby con delle immagini sia come è costruito che come agisce.
       Dopo un paziente lavoro di montaggio e cablaggio abbiamo avuto la soddisfazione di vederlo parlare ballare e cantare come un bimbo
che si esibisce su un palcoscenico.
       Circuiti integrati servomotori saund-blaster sapientemente assemblati sono i componenti che danno vita a questo personaggio che vuole aiutarci alleggerendo la vita di
ogni giorno con i suoi servizi, le sue espressioni semplici che ci portano a sorridere nei colloqui che intratteniamo con lui.
Le relative foto del robot.............
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|          ALFA ROMEO 1600 SPIDER "Duetto"
Modello realizzato dalla nostra Associazione su base Hascette
    
       Gli anni sessanta restano nella storia italiana come gli anni del Bum economico, delle novità, del lancio di auto storiche come la Fiat 500 e 600 e da parte della Alfa della
giulietta, berlina, Sprint (coupè), spider, ma mancava una auto per i giovani di cilindrata non eccessiva, soprattutto accattivante e con un costo d'esercizio accettabile.
Nasce nel 1966, anche se il prototipo è del 1961, la nuova Alfa 1600 Spider con la sua forma "a osso di seppia" disegnata da Pininfarina, un modello agile, un motore derivato
da quello della Giulia di cilindrata accettabile, con spese di manutenzione contenute, ed un costo tutto sommato accettabile per un'Alfa Spider.
       Con un abile operazione di marketing il nome verrà scelto dal pubblico ed in un paio di mesi arrivano oltre 140.000 schede con le più disparate indicazioni, a vincere la spider
messa in palio, da lui denominata "Duetto" e portarsela a casa, nuova fiammante, sarà il sig. Trionfi da Brescia.
       Lo stile è tutto nuovo, più lunga della giulietta di 39cm, con un abitacolo più confortevole per persone di media statura era diventata comoda, venne strigliata da Quattroruote
in quanto forse troppo innovativa, ha una velocità di 185 Km/h ed un consumo di 12,5 litri per 100Km. Un poco parca nelle rifiniture per un auto che costa di listino 2.312.800
di Lire del 1966.
       L'auto, una cinque marce, però è molto piacevole da guidare anche su terreno sterrato, una buona tenuta di strada, e freni potenti, un auto che darà soddisfazione all'Alfa che
la terrà in produzione per due anni con 6325 esemplari prodotti, ma la sua discendenza con nuove motorizzazioni e ritocchi soprattutto alla coda, che da osso di seppia diviene
tronca, durerà sino al 1994.
       Cambiano le motorizzazioni con motori 1300, 1750 ed arriva anche la 2000 veloce nel 1971, sostanzialmente le auto differiscono per la motorizzazione e sono identiche
nell'allestimento, e sono molto richieste negli USA dove va oltre il 60% della produzione. Altre modifiche alla coda, i gruppi ottici posteriori sono inglobati nella carrozzeria
le versioni rimangono con motore 1600 e 2000, la produzione prosegue sino al 1994 con un'unica auto, con una versione lusso per il mercato americano detto Veloce CE anche con
cambio automatico, e la produzione in un quadriennio è di 21.000 esemplari.
       Il connubio con la Pininfarina porta a diverse soluzioni stilistiche che però non stravolgono la vettura nata per chi vuole stare a contatto con la natura e che sono caratteristiche
di un epoca e del volere sempre ringiovanire ed adeguare, alle esigenze dei tempi, un modello con una forte personalità.
Il modello creato dall'Hachette realizzato dalla nostra Associazione, riproduce la prima versione della Duetto, fornito con dovizia di particolari, forse eccessivi, con dettagli
che spesso non si usano in un modello statico. Avere ad esempio il sound è bello, avere anche la radio funzionane è un optional, avere le frecce funzionanti, le luci di
posizione rende coreografico il modello.
       Vi sono delle pecche, il modello deve essere costruito con molta attenzione, vanno allargati i fori passanti per i fili, qualche saldatura degli stessi è fredda e va rifatta,
bisogna avere il tester a portata di mano, se bisogna svitare qualche vite, si rischia in quanto le sedi si allargano e le viti non tengono, se si ha la mano pesante nell'avvitare
si rompe tutto. Il vano motore anteriore va fermato con qualche modifica, quando è in posizione aperto per potere visionare il motore, in vero, molto dettagliato, anche il cofano
posteriore deve essere fermato quando è aperto. Il copri cappotta poi è sovra dimensionato e da fastidio alla chiusura delle portiere.
       Alla fine è un bel modello, ma molto delicato, che va messo sulla base, costruita dal modellista o assemblata, quella aggiunta negli ultimi numeri, e tenuto coperto, in quanto la
base non è fornita di teca, molto importante in un clima umido come il nostro dove la polvere si ammassa con l'umidità.
       La soddisfazione per chi lo ha acquistato e lo vede realizzato è tanta, anche se le pecche lasciano un filo di amaro in bocca, pure per il rapporto qualità prezzo non molto elevato.
    
A cura di Franco Spadaro
Le relative immagini sulla voce FOTO
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|          ARNO XI TIMOSSI MOTORIZZATO FERRARI
(Arno Ferrari)
                            
       I cantieri Timossi di Azzano di Tremezzina (Como) ricevettero nel 1952 la commessa di un motoscafo dall'Ing. Achille Castoldi, motonauta, che volendo realizzare un
modello particolare ed unico, riuscì a convincere l'ing. Enzo Ferrari, vincitore del campionato mondiale 1952, a cedergli un Motore Ferrari derivato da quello della
monoposto 375 F1 adatto per il suo idroplano da record che stava realizzando l'ing. Ferrari, che voleva debuttare anche con i motori per motoscafi, ed avere rilievo
anche in questo campo, gli realizzò un 12 cilindri a v da 4493 cc. sovralimentato derivato da quello montato sulle monoposto di F1, con una potenza di 500cv a 6000
giri, e così poter entrare in competizione con la Maserati che aveva realizzato un motore per motoscafi, dando incarico anche alla sua squadra di meccanici, diretti
dal capo meccanico Meazza, di prestare assistenza alle gare.
                            
       Con questo idroplano motorizzato Ferrari, l'ing. Castoldi realizzò il record di categoria, per scafi da 800Kg ancora oggi imbattuto, con 130,51 nodi pari a 241,408 Kmh,
nel 1953 nel Gran Premio d'Italia trofeo Campari sul lago d'Iseo a Sarnico Bergamo, collaborato dal suo meccanico Luigi Allione. Il modello dello scafo Arno era
leggermente diverso da quello odierno. Infatti il motoscafo fu poi fermato da Castoldi che successivamente lo vendette all'ing. e pilota Nando Dell'Orto che,
modificatolo sino al suo aspetto attuale, aggiungendo la pinna stabilizzatrice, lo portò a correre dal 1960 al 1968 vincendo un titolo Europeo classe 4,5 litri nel
1963 ed un secondo posto al Campionato del Mondo 1965 classe 900kg.
                            
       Il motoscafo era realizzato in compensato marino con centine in legno massello e cappottatura in alluminio, tanto che per diverso tempo restò nel colore alluminio,
partecipando a diverse competizioni in questa livrea, prima di essere verniciato nel colore rosso Ferrari. Rimasto fermo dopo il 1968 fu venduto dopo diversi, anni
verso il 1990, subbi, dopo il 1990, un accurato e lungo restauro, compreso il motore, riportato a Maranello e revisionato da alcuni tecnici che avevano partecipato
alla sua costruzione.
                            
       Nel 2012 fu messo all'asta nel Principato di Mona con un base d'asta di circa due milioni di dollari, dal 2013 è conservato nel museo Ferrari di Maranello come
unico e riuscito esperimento di motoscafo con motore Ferrari.
                            
       Il modello dell'Arno in scala 1/10 su base Amati riproduce quello attualmente conservato al Museo Ferrari, è una buona scatola di montaggio anche se vi sono difficoltà
oggettive nel montare le modanature date le curve molto pronunciate del modello e spesso l'ausilio di altre due mani consentono di realizzare il lavoro bene. Scelto
di realizzare il modello statico, ho predisposto tutto quanto serviva per il posto di pilotaggio prima di procedere alla verniciatura ed alla realizzazione di tutti i
fori necessari all'applicazione delle parti metalliche. Buone le istruzioni con un libretto fotografico che aiuta a preparare i pezzi da montare. Seccanti le chiusure
dei portelli, molto fragili.
                            
       In complesso un lavoro lento ma proficuo, avendo tra le mani un modello semplice ma complesso allo stesso tempo, per le sue forme armoniose ma seccanti da maneggiare,
obbligandoti a tenere separati lo scafo e le sovrastrutture sino all'ultimo. Nello scafo sistemate le pari metalliche, l'elica ed il timone è stato necessario forare
lo scafo per passare il cavo del timone, mentre nelle sovrastrutture vanno applicate poche ma abbastanza grandi decals che caratterizzano il modello. Necessario creare
una adeguata base che, per mia scelta, ho realizzato leggera ma grande, per proteggere lo scafo da urti, essendo delicato.
                            
       Il lavoro è stato ripagato dal modello che ha un suo fascino intrinseco e dalla sua linea armoniosa ma nel contempo aggressività, un bel pezzo che viene ad arricchire
la mia flotta privata.
                            
                                 
A cura di Franco Spadaro
Le relative immagini sulla voce FOTO
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|          Leonardo e l'ingegneria militare
       Gli studi di Leonardo come ingegnere militare presso la corte degli Sforza a Milano sono in bilico tra lo studio della tradizione
medioevale e la rappresentazione della nascente artiglieria.
       Inizialmente Leonardo disegna macchine dei più diversi tipi, dai carri falcati alle balestre giganti, dalle bombarde alle navi a speroni mobili,
dalle scale d'assalto ai mortai. Questi disegni sono caratterizzati da una fantasia tanto sfrenata quanto avulsa da qualsiasi risvolto pratico.
       Leonardo non si occupa di progetti originali ma sembra quasi più interessato a illustrare, in una sorta di antologia e repertorio di infinite variazioni,
le tecniche belliche della tradizione e del suo tempo, dopo aver studiato gli autori classici della tradizione antica e medioevale.
       Negli anni milanesi gli strumenti di rappresentazione di Leonardo e la complessità concettuale dei suoi disegni supera ben presto quella degli ingegneri a lui
contemporanei, soprattutto nello sviluppo di automatismi e prestazioni più efficaci in armi tradizionali come trabucchi e balestre.
       Nel foglio 76 v del Codice Atlantico troviamo i disegni di Leonardo raffiguranti tre diversi metodi di regolazione dell'inclinazione del fusto del cannone. I
disegni del cannone con elevazione regolabile fanno parte degli studi condotti da Leonardo su diversi tipi di armi da fuoco del suo tempo e dimostrano le sue
conoscenze nel campo delle tecnologie militari. I cannoni erano costituiti da fusti in bronzo ad avancarica ed erano studiati come supporto in battaglia per la
fanteria. Erano inoltre caratterizzati da una bocca di fuoco maneggevole fissata su ruote. L'alzo della bocca da fuoco poteva essere regolato tramite due diversi
meccanismi: una vite ed una specie di fermo che poteva essere inserito in diversi fori in base all'altezza da ottenere. II cannone era, inoltre, dotato di un
dispositivo con il quale era possibile regolare anche il puntamento orizzontale dell'arma verso il bersaglio. Entrambi questi elementi sono presenti
in questo modello che permette di spostare la canna del cannone sia in orizzontale che in verticale.
       Nel foglio 157 r del Codice Atlantico di Leonardo si trova il disegno di un cannone a sparo multiplo (considerato l'antenato della attuale mitragliatrice). La sua
idea era quella sia di aumentare la capacità di sparo delle armi tradizionali che quella di ottenere una capacità di sparo concentrata e continua, in modo da far
confondere il nemico. I cannoni, una volta caricati e pronti all'esplosione, garantivano la copertura di un ampio raggio di azione. La struttura era facile da trasportare
e quindi, se necessario, poteva essere puntata su un obiettivo diverso. La regolazione dell'altezza di tiro dei cannoni avveniva per mezzo di una manovella posizionata
nella parte posteriore della macchina.
       Nel foglio unico 1030 che si trova al British Museum di Londra, Leonardo disegna e progetta un carro armato. La sua idea era quella di creare una macchina che fosse
abbastanza forte da trasportare armi pesanti e, allo stesso tempo proteggere i passeggeri dagli attacchi nemici; infatti il carro non solo era armato con sedici canne da
fuoco che potevano sparare in ogni direzione ma era provvisto di un rivestimento in grado di respingere gli spari, una feritoia per il comandante e due gruppi di ruote
con azionamento separato, con i quali il carro d'assalto può essere guidato e girato sul posto.
       Il disegno della Bombarda multipla si trova sul primo foglio del Codice Atlantico. E un disegno molto affascinante e completo; rappresenta in pianta una bombarda multipla
con sedici cannoni disposti radialmente. La parte più interessante del progetto però si trova al centro della bombarda stessa, dove compaiono una coppia di pale meccaniche
e alcuni ingranaggi a ruota che svelano solo in parte il possibile utilizzo di questa grande struttura. Le interpretazioni possono essere più di una, infatti, poteva essere
montata e utilizzata, a terra sulle torri dei castelli, oppure utilizzata in acqua come il modello qui rappresentato.
Acura di Salvatore De Trovato
Le relative immagini nella voce FOTO
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Ferrovie e Modellismo un connubio ben riuscito
        Il Ferromodellismo è preceduto, in ordine di nascita, dal navi modellismo solo perché l'uomo sin dall'antichità ha solcato i mari,
ha combattuto le flotte o le navi nemiche e quindi le ha disegnate, poi scolpite e riprodotte.
                                
        La ferrovia è giovane rispetto alla marina, solo pochi anni prima della metà dell'ottocento nacque la locomotiva a vapore, nacquero i treni,
prima mettendo delle carrozze su ruote di ferro e sui binari, poi costruendo delle vere vetture, prima come treni dei sovrani, poi come
treni per i nobili, per moda, poi per spostarsi da un luogo all'altro ed abbandonare i lunghi e faticosi viaggi con carri e carrozze a
trazione animale e guadagnare le grandi distanze, con sicurezza e velocità.
                                
        Lo sviluppo del trasporto su rotaia, si ebbe nella seconda metà dell'ottocento e nei primi del secolo scorso, ma l'evoluzione ed i cambiamenti
non si sono mai fermati.
                                
        Ho trovato nei giorni scorsi due oggetti che mi hanno portato a pensare ai treni ed al modellismo ferroviario, ed a buttare giù queste note.
                                
        Il primo un biglietto arancione, di quelli ridotti, emesso da una stazione della provincia di Messina nel mese di Agosto del 1950 e con
destinazione Roma, per l'Anno Santo Giubilare, che fu occasione di far muovere migliaia di persone dopo gli anni neri della Seconda Guerra Mondiale,
e dette l'opportunità per viaggiare, in questa nazione in fase di ricostruzione con le locomotive ricostruite o con quelle lasciate dagli
Americani dopo l'uso bellico.
                                
        Le vetture cento porte in castano e castano - isabella, i bagagliai a due assi, qualche vettura di prima, serie a scompartimenti, e delle Corbellini
a vestiboli a due assi e poi con i primi carrelli recuperati per i treni locali, e come loco le E 626.e E636 e E428 e le E 444 oltre le 740 e 685
a vapore solo per citarne alcune.
                                
        Il viaggio lungo la dorsale era lungo e faticoso e sembrava di non arrivare mai, ed all'arrivo si era neri di fumo anche se si viaggiava con loco
elettriche, almeno per una parte del viaggio ed anche in quanto si incrociavano treni a vapore e nelle stazioni le manovre venivano effettuata ancora
a vapore, il diesel era limitato.
                                
        Non dimentichiamo che mentre per esigenze di combustibile in Italia si intensificò il passaggio alla trazione elettrica, sino agli anni 70 sia Francia
che Germania continuavano ad usare regolarmente il vapore in quanto abbondavano di carbone a basso costo.
                                
        L'altro elemento una vettura anni cinquanta, di prima classe delle FS costruita dalla Fleischmann made in Western Germany in metallo e plastica che segna
le prime fasi della produzione di questa casa e la realizzazione dei primi modelli italiani per il nascente mercato del modellismo. In Italia, il mercato
era dominato da Rivarossi e Lima che, con prodotti a prezzi contenuti, facevano giocare questa generazione che poco aveva dopo la guerra e si
accontentava con molto piacere di quello che trovava sul mercato.
                                
        Ecco che prende piede il modellismo scala HO con colori approssimati e questi modelli che per l'epoca erano favolosi, ed oggi fanno arricciare il naso ai
modellisti che sono diventati esigenti e di palato molto raffinato, salvo pochi che non disdegnano i pezzi più antichi.
                                
        Vedendo questo pezzo riconducibile all'epoca III delle ferrovie, ritornano alla mente questi rotabili e gli uomini che li facevano muover, non solo i
Macchinisti ed i Capo Treni, ma i Manovratori, gli addetti alla pulizia, quelli addetti a riempire i serbatoi dell'acqua, quelli che con i carrellini
andavano su e giù per i marciapiedi per vendere giornali e panini, "Giornali imbottiti, Panini illustrati" (questa era la parodia) e qualche bottiglia
d'acqua a chi faceva lunghe tratte e non si fidava di scendere a riempire qualche recipiente alle fontanelle.
                                
        Questi due elementi uno modellistico ed uno cartaceo, pezzi di un epoca oggi distrutta in parte dalla tecnologia e per altra dalla voglia del perfezionismo
si portano dietro una conseguenza: il radicale cambiamento delle ferrovie con lalta velocità, la competizione con l'aereo per gli spostamenti nazionali,
l'aumento delle distanze con il profondo Sud emarginato sempre di più una volta per le distanze oggi per non volere investire
in tecnologia e realizzazione di opere.
                                
        Ed anche il modellismo si adegua, vanno a sparire i treni merci, come nella realtà, vengono realizzati i treni per l'alta velocità che solo qualcuno può vedere
girare, pochi treni viaggiatori e la fantasia che viene spazzata via dalla ricerca spasmodica della riproduzione del "perfetto" ecco che il modellismo diventa
"gioco per grandi" ed il bambino viene spinto verso il virtuale che gli toglie fantasia e abilità manuale salvo luso di due dita per muovere i comandi.
                                
        Mi fermo, tanto basta, in quanto affiorano considerazioni sui cambiamenti: necessari non indispensabili, utili ma non essenziali, vediamo di guardare al passato
e realizzare modellisticamente almeno quello che abbiamo perso, per farlo vedere alle nuove leve.
                                
A cura di Franco Spadaro
Foto in galleria .
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Giocattoli di Ieri.......
                Collezioni di oggi
        I giocattoli di oggi sono di per se tutto fare, giocano, possiamo dire, da soli e i giocatori fanno la parte del comprimario o dello spettatore.
        In vero emettono suoni (spesso stridenti), hanno luci, al limite di quelle psichedeliche delle discoteche, sono quasi tutti elettrici o elettronici,
si muovono toccando qualche pulsante, sono sofisticati, riproducono delle realtà, e solo, per i più piccini, sono in plastica e vogliono
qualche impegno dei giocatori.
        Ma ieri, e non guardo ad un ieri lontano, quando si giocava con "libro e moschetto", ma quando vi fu più disponibilità per giocare con giocattoli in
legno, camion, macchine, trenini che si tiravano con lo spago, carrettini per i più grandicelli fatti in tavola e che per ruote avevano i cuscinetti
a sfera dismessi dai meccanici, o "U paloggiu" la trottola di legno scanelata con la punta di ferro che si lanciava con lo spago e si faceva girare a
lungo. o giochi più semplici fatti con le noccioline, con le figurine a ciusciari, (soffiare sul mucchio) con i fucili di legno, con le pistole ad
acqua di plastica, solo per citarne alcuni più comuni e lasciare libera l'inventiva che creava altri modi per divertirsi.
        Ma per chi se lo poteva permettere vi erano i giocattoli di latta e le bambole per le femminucce, non bambole parlanti, ma in porcellana per i più
ricchi ed in plastica più economiche, quelle che bisognava vestire con pezzetti di stoffa, avanzati in casa, con i quali si creavano vestitini,
biancheria da letto, e con la lana e la buona volontà della nonna, fare cuffiette e copertine per la culla, scialli.
I giocattoli più carini erano di latta, macchinine "intelligenti e brave" che giravano sul tavolo ma arrivate al bordo, non cadevano ma tornavano
indietro, tutte rigorosamente a corda, vi erano poi le macchine filoguidate che davano i comandi alle ruote con un filo ed un piccolo sterzo, le
macchine a frizione che si caricavano con un paio di strisciate e poi correvano, vennero poi quelle elettriche guidate sempre a filo, e le macchine
con gli sportelli apribili, vere rarità, e gli ottovolanti che salivano e scendevano dalle montagne russe.
        Vi erano riproduzioni di aerei prima in metallo poi in plastica, soldatini, indiani e cow-boy, carri armati, ma sempre oggetti che dipendevano dalla
volontà dei giocatori o i legnetti di tutte le forme e dimenzioni che consentivano di costruire sbizzarrendo la propria fantasia, il Meccano che fu
rilanciato negli anni 50, poi vennero i Lego che sono stati modificati in Lego-Tecno.
        Il fascino dei giocattoli di latta non tramonta mai, oggi si collezionano e sono particolari, dagli animali ai motociclisti, dai carri dei Pompieri agli
aerei, a rulli compressori stradali, e poi i trenini a molla che poi furono superati dai primi treni elettrici Marklin e Fleischmann, made in Germany o
con altre dizioni del primo dopoguerra, per arrivare ai primi Lima e Rivarossi degli anni sessanta. I primi in metallo, poi tutti di plastica stampata,
poi più tardi Roco e Trix.
        Oggi vedere quei pezzi è un poco come rivedere, il film della propria vita, i ricordi dei regali ricevuti nelle varie occasioni, per chi si poteva
permettere di ricevere regali per la "Befana" di qualche Ente o per qualche ricorrenza.
        I giocattoli a corda li sentivi prendere vigore nelle tue mani, dovevi stare attento alla chiavetta, se no si fermavano, avevano una forza che si
affievoliva sembravano vivi, non potevi forzare se non si rompeva la corda ed addio gioco!!, le prime pistole a "capsule" che sparavano e dovevi
prendere i colpi inserirli, o avevano le striscette di carta con le gocce di polvere che colpite dal percussore detonavano.
        Questi erano i giocattoli che davano la possibilità di potere stare insieme e divertirsi, di certo con poco in termini monetari, con molto in termini
di fantasia e di aggregazione.
        Oggi, chi ha qualche pezzo, ha veramente un tesoro in quanto sono molto ricercati, sia in mercatini che in mostre scambio.
Non solo bei ricordi ma anche una possibile collezione, ma attenti ai falsi, ve ne sono molti riprodotti negli ultimi anni, per ingannare i
collezionisti non preparati.
A cura di Franco Spadaro
Per le immagini correlate vedi ........
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Un Modello, una pagina di storia
e spesso un uomo!
(Luigi Rizzo)
Alcuni anni fa ho trovato i piani di costruzioni di un modello, subito mi balenò l'idea di realizzarlo, e sino a qua
nulla di particolare per un modellista, ma prima di cominciare ad assemblare il materiale mi misi a studiare i piani
e a conoscere la storia di quel modello per poterlo fare al meglio.
Il modello era il MAS 15 della Regia Marina Italiana con il quale, nella prima guerra mondiale, il milazzese Luigi
Rizzo affondò la corazzata austroungarica Santo Stefano.
I piani non erano molto dettagliati e quindi ne cercai altri per confrontarli, cercai delle foto, ed anche queste
erano scarse e non chiare e quindi dovetti unire tutto il materiale raccolto per realizzare il modello prendendo un
poco da ogni fonte.
La costruzione non fu difficile essendo tutta in legno, e, non intendendo fare un modello navigante non ho dovuto
prendere particolari accorgimenti, tranne che per la movimentazione del timone che si ottiene con delle pulegge e dei
cavi, le ordinate in compensato e le fiancate e la chiglia in compensato di betulla. La verniciatura in un grigio
chiaro, le selle per i siluri in metallo, basculante, i siluri in alluminio. La base per il modello in tavola
rifinita a vernice. Il modello con i tempi tecnici necessari per reperire il materiale, farlo stagionare, essendo in
legno, ha richiesto un poco di tempo per essere terminato.
I MAS (motoscafi anti sommergibili) derivavano dai motoscafi che gareggiavano sui laghi italiani e stranieri negli
anni 10 e, allo scoppio della guerra, le imprese ed i cantieri di costruzioni nazionali, ed in particolare la SVAN
di Venezia, presentarono dei modelli per fare fronte alle esigenze belliche ed alle richieste della Regia Marina di
avere delle unità leggere, a basso costo, convertibili in cannoniere o siluranti in poco tempo, per pattugliamento,
lotta ai sommergibili, scorta di mercantili in viaggi di cabotaggio, perlustrazione, e difesa delle coste,
ed attacco.
Nel luglio 1915 ne furono messi in cantiere 50 e nel 1916 se ne impostarono altri 50 per arrivare alla fine della
guerra ad averne in servizio 244, su una ordinazione di oltre 320, spostando la produzione, dopo Caporetto, alla
Baglietto a La Spezia.
Nacquero e furono costruiti in serie i Mas, dai cantieri italiani, tutti in legno di cedro, una struttura robusta ma
non pesante, tanto da essere trasportabili in ferrovia, forniti di motori a benzina per l'alta velocità e di uno
elettrico per il movimento silenzioso. Gabriele D'Annunzio dette loro il motto "Memento Audere Semper" e fu un motto
che calzava in quanto con le marine che erano nei porti pronti a salpare, queste unità leggere svolsero il ruolo del
mordi e fuggi tenendo sempre il nemico sotto pressione diventando l'ossessione della marina Austroungarica.
(per distruggere la squadriglia di Mas comandata da Rizzo dopo la beffa di Bucari fecero sbarcare ad Ancona,
dove erano di base i mas, un comando di 59 uomini che furono fermati da una pattuglia di due finanzieri in servizio
di guardia).
I mas erano in mano a pochi uomini con comandanti eccezionali per coraggio ed audacia, il 15 era della squadriglia comandata da
Luigi Rizzo un milazzese che proveniva da una famiglia legata al mare e che dopo le scuole tecniche si iscrisse all'Istituto Nautico
di Messina dove uscì col diploma di capitano. imbarcato su varie navi, fu capitano e pilota alle dipendenze della Commissione
Internazionale sul Danubio e in un giorno di tempesta riuscì a salvare una nave da sicuro naufragio meritando una ricompensa al valor civile.
Entrata in guerra l'Italia si presento volontario e appena liberata Grado fu destinato a quella piazzaforte e dopo fu destinato al comando di una
sezione di mas. con il suo mas catturò alcuni piloti ammarrati nel Golfo di Trieste. intanto la corazzata Vien e la gemella Budapest attaccano
nostre batterie costiere, vengono messe in fuga da un'altra squadriglia di mas, ma a Rizzo viene dato ordine di eliminare definitivamente l'insidia.
Dopo notti di appostamenti e di studio Rizzo penetra nel porto di Trieste, base della Vien e riesce, tagliate le reti di protezione, ad affondarla e
a scappare ritornando alla sua base illeso col mas e l'equipaggio. Gli vien concessa la prima medaglia doro al valor militare.(9-10 dicembre 1917).
Rizzo con Gabriele D'Annunzio (su cui pende una taglia di ventimila corone d'oro messa dal governo Austriaco) e Costanzo Ciano partecipa alla Beffa di
Bucari, la flotta Austroungarica non è più sicura nei suoi porti.
Riprende la rutin di agguati e pattugliamenti,e quando la flotta Austroungarica esce per entrare in Adriatico, di fronte a Premuda, e pronto ad affondare
la corazzata Santo Stefano e danneggiare un caccia che osava inseguirlo, è il 10 giugno 1918, la flotta Austroungarica si ritira nelle basi di Pola e
Trieste da dove uscirà solo per arrendersi. Alla fine della guerra 15/18 Rizzo avrà due medaglie d'oro due d'argento e diverse altre onorificenze.
Partecipò anche alla seconda guerra mondiale, fu internato dai tedeschi, e perse un figlio anche lui comandante di mas.
Un modello, un Uomo e una pagina di storia.
A cura di Franco Spadaro
Nella pagina FOTO le relative immagini
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FITLAND MESSINA 2012
In occasione del FITLAND Messina 2012 l'ASSOCIAZIONE STORICO MODELLISTI MESSINESI ha presentato Sabato 28- 04 e Domenica 29-aprile 2012
"L'AIR SHOW 2012" esibizione di aerei ed elicotteri in volo.
Di concerto con il Gruppo Aero Modellistico Trinacria di Messina, della Federazione Italiani Aereo Modellista, ed in collaborazione con gli
organizzatori del Fitland Messina 2012 si è colta l'occasione della disponibilità dei locali della Fiera Campionaria, per fare nuovamente volare,
nel cielo della Fiera, modelli di elicotteri di diversi tipi, tra i quali anche quelli a turbina, pilotati da Roberto Glogner e di aerei che sono
l'ultima generazione dell'aereo - modellismo internazionale.
Il modellismo, proprio per le sue caratteristiche di varietà, ha dato la possibilità a tutti di trovare settori di proprio gradimento. In volo
si è avuto l'alternarsi di motori a turbina, scoppio ed elettrici, con modelli di varie dimensioni ed anche qualcuno del peso di un centinaio di
grammi, tutto compreso, che ha svolto un programma di acrobazie nel cielo di Messina per la gioia di appassionati e del pubblico Numerosi i giovani,
per alcuni è stata la prima volta in assoluto, che hanno visto volare dei modelli, e riproduzione in scala. Anche gli adulti, numerosi ed
interessati, si sono appassionati alle acrobazie degli elicotteri e degli aerei. Per Messina è stato il debutto in volo degli elicotteri a turbina
magistralmente pilotati da Roberto Glogner, che con il loro rumore danno l'impressione di assistere a voli di velivoli reali e con le loro
evoluzioni riproducono tutto quello che può fare l'acrobazia aerea.
L'alternarsi poi dei vari modelli, con le diverse motorizzazioni, è stata fonte di commenti sul modellismo dinamico che oggi è variegato e può
appagare le varie esigenze degli utenti e dare soddisfazioni a tutti.
Ai comandi degli aereo-mobili si sono alternati oltre a Roberto Glogner anche Antonino Villari ed Andrea Lanzafame che ha fatto anche gli onori
di casa ai vari intervenuti alla manifestazione.
Altissimo è stato l'interesse dei presenti quando i velivoli erano a terra per bunkeraggio o per manutenzione e si vedevano sia i piccoli,
ma moltissimo gli adulti interessati alle prestazioni ed alle caratteristiche degli aero - mobili.
Mancando nel comune di Messina una idonea pista di volo, per molti l'aero modellismo è rappresentato da filmati o foto, quindi vedere dal vivo
una manifestazione è stata fonte di soddisfazione sia per gli intervenuti che per gli organizzatori dell'A.S.M.M.
Il Consiglio Direttivo
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Il Modellismo questo .....
SCONOSCIUTO
o quasi !!!
         Definire il modellismo non è facile per chi da decenni ci convive, e soprattutto dirlo ad altri modellisti o
simpatizzanti, in parole povere si tratta di decidere di realizzare qualcosa, in una determinata scala, partendo da un progetto, da una scatola di
montaggio, da una documentazione fotografica, di realizzarlo e poi di renderlo presentabile con coloritura, ambientazione se statico o provarlo sul
campo se dinamico. Una volta terminato, trovargli una collocazione in casa e non rischiare il ricatto "dell'angelo del focolare" con la fatidica frase:
"o esce lui o esci tu", fare questo significa essere costruttori e forse modellisti, o collezionare qualcosa in scala o attinente ad un soggetto.
         Alla fine, realizzata l'opera, da molti viene nascosta e fatta vedere clandestinamente agli amici, che, dentro di se, si domandano se danno la loro
amicizia ad un matto, e, molte compagne degli amici, guardano l'oggetto, in modo proporzionale alle dimensioni e pensano "meno male che non ci sono
capitata io"
se no!!.
         Ma considerazioni e scherzi veri, a parte, a qualunque settore modellistico una persona si dedichi deve conoscere la storia, documentarsi sul periodo
storico in cui è ambientato, fare ricerche, se vuole realizzare qualcosa di veramente valido.
         Non voglio parlare di chi partecipa a campionati e tra lumeggiature, velature ed altro realizza forse un pezzo l'anno secondo i gusti di giurie molto
cervellotiche, io mi riferisco a modellisti fai date, non a pluri decorati, o a chi si dedica solo a concorsi per arricchire il medagliere, e dire
di avere vinto dei premi.
         Scelto ciò che piace e siamo in grado di realizzare, perché bisogna prima misurare le proprie forze per non arrendersi a metà, raccolta la documentazione,
bisogna reperire il materiale in viaggi, su internet, tramite amici, visto che città come Messina offrono poco o niente e se lavorando manca qualcosa ci
si blocca. A questo punto bisogna vincere la battaglia per avere un angolo in casa dove realizzare il modello, fortunato chi possiede un ambiente proprio,
spesso ricavato in un angolo di cantina sempre soggetto a sfratti, in quanto tutto ha la precedenza sul realizzando modello, meno chi monta e smonta
il cantiere quando trova un minuto per lavorare.
         Poi trovare il tempo per realizzare il modello e sperare di finirlo riuscendo a scambiare ogni tanto due chiacchiere con qualcuno "del settore" ma vedendo
molta ritrosia a condividere i segreti o sganciare una "dritta".
         Fare modellismo infine è un modo per sentirsi giovani, creare, inventare insieme ai ragazzi cui piace usare le mani per realizzare, in modo manuale e non
virtuale, rendere tutti partecipi di un mondo che lega passato e futuro e fai da te, realizzando opere che saranno parte di chi li ha realizzati e
diranno qualcosa di tuo agli altri.
         Ma quando è nato il modellismo? Sono stati trovati modelli di barche nelle tombe di re (a Ur in Caldea un modello di barca in argento di oltre 4 mila anni fa)
mentre ve ne erano diverse nelle tombe egizie di duemila anni Avanti Cristo. Nel museo di Cagliari vi sono delle navicella in bronzo del periodo dei Protosardi.
Non parliamo poi degli ex voto conservati nei santuari di tutta Europa, ovvio che solo quelli fatti in metallo hanno resistito al tempo.
Modelli poi didattici con fiancate aperte, con ordinate estraibili, "modelli da cantiere" che tenevano luogo di progetti, o materiale francese dei tempi di
Colbert che impose di realizzare un modello in scala di ogni unità navale, al fine di consentire, in caso di necessità, di duplicare il modello realizzato.
Per le navi antiche si sono ricavati i piani costruttivi con ogni mezzo come descrizioni, o bassorilievi, come accaduto per le navi romane, scolpiti nelle
colonne e negli archi di trionfo arrivati sino ai nostri giorni.
         I modelli venivano realizzati sia in legno ma anche in metallo bronzo, argento, o avorio. Vi erano anche modelli darmatore fatti realizzare dagli armatori
per reclamizzare le proprie flotte e farne vedere la consistenza. Vi erano, pure, modelli fatti realizzare da agenti marittimi, per attirare emigranti
sprovveduti, con navi spesso artatamente rimaneggiate e fornite di più fumaioli per rappresentare potenza e sicurezza della nave.
         I modelli ovviamente erano statici ma lentamente si vollero realizzare modelli dinamici con piccole eliche che giravano ad elastico, a scoppio, a vapore e
diesel e dopo il 1950 si cominciò a parlare di radiocomandi, e di motori elettrici, pian piano che la tecnica delle batterie si evolse, consentendo rapidità
di carica e lentezza di scarica,e soprattutto leggerezza.
         Anche la scelta dei materiali è importante in quanto se si usa il legno bisogna conoscerlo e poi farlo adeguatamente asciugare per evitare sorprese, anche
lavorare i metalli non è molto facile bisogna avere cognizione e pratica per lavorare ottone, rame, piombo (ormai non più ammesso), alluminio o leghe duttili.
Importante è poi la pitturazione con colori che devono essere uguali a quelli in cui sono dipinti i modelli reali, colori che possono essere a olio, smalto,
acrilici, trasparenti o anche acquerello, fatta tradizionalmente a pennello, ma oggi, per i pezzi di maggiori dimensioni, a spruzzo o con aerografo.
         E importante avere un minimo di attrezzatura che vari a seconda di ciò che vuole realizzare, e del materiale che si usa, servono di sicuro tronchesine, un
paio di martelli di pesi diversi, pinze di diversi tipi oltre che pinzette, un minitrapano ed un normale trapano, tenagliette, cutter e taglierini vari, lime,
limette e miniraspe, cacciaviti mini e grandi, cartavetrata e tela smeriglio di diverse grane, forbici, saldatore e poi per i più ricercati un tornio e..
quello che serve ripeto a seconda di ciò che si realizza e del materiale utilizzato. Il motto è sempre arrangiati, ti mancherà, quando ti servirà, sempre l'attrezzo
giusto e quindi dovrai arrangiarti.
         Un ultimo appunto il modellismo non è riservato agli uomini, le donne possono farlo regolarmente, spesso non lo fanno per questioni di tempo ma non certo di abilità.
Esaminiamo qualche settore specifico: Modellismo Ferroviario
                               
         Uno tra più affascinanti settori è senza dubbio quello ferroviario in quanto riprodurre quello che era il più importante mezzo di locomozione, ha affascinato sia i
grandi che i piccoli. Oggi purtroppo assistiamo alla scomparsa del treno classico e alla nascita di un mezzo che vuole competere con l'aereo, dismettendo i servizi
improduttivi e riducendo quelli meno remunerativi.
         Da un mezzo sociale che ha trasportato tutti: per lavoro, necessità di salute, svago, si è passati ad un mezzo superveloce che non fa fermate per arrivare prima,
che ha una sua strada ferrata solo per se, e tutto è tranne che un mezzo sociale. Anche il modellismo ha seguito questa evoluzione e dal classico trenino a corda
degli anni 40 si è passati ai Lima degli anni 50-60 un poco grossolani ma elettrici, agli ipertecnologici e perfetti in ogni dettaglio di oggi, che ti riproducono
fumi e rumori e presto anche gli odori, muovendosi con tecnologie digitali con velocità in scala proporzionale a quelle reali, e cadenze da orario. Se le ferrovie
reali sono diventate commerciali il modellismo segue questa strada, anche se marchi che hanno fatto la storia sono scomparsi acquisiti ed accorpati da società che
ancora li sfruttano commercialmente, ma che ormai sono accomunati da realizzazioni spesso provenienti dall'estremo oriente.
         Il modellismo ferroviario suole dividersi in epoche storiche secondo i passaggi, i colori, le vicissitudini, i cambiamenti. Infatti epoca uno dagli inizi della
ferrovia al primo decennio del novecento, epoca sette l'attuale.
         I pezzi più belli sono quelli artigianali realizzati in ottone, fatte in serie limitate, ma accessibili a pochi per i prezzi non di serie, ma anche i prodotti
commerciali quando sono ben realizzati soddisfano il modellista più esigente.
         Il sogno di chi si appassiona al modellismo ferroviario è realizzare un plastico, cioè riprodurre un tratto di paesaggio in cui incastonare una rete ferroviaria,
sia ispirandosi a luoghi reali o creando paesaggi di fantasia non lontani dalla realtà. Realizzarlo in una delle scale in cui si misurano i modelli ferroviari
dalla 0 alla H0(1/87) alla N (1/160) alla Z a quelli a vapore vivo con locomotive a vapore per giardini, chi non può, li mette in vetrina e li ammira! Oggi sono
nati degli accordi a livello internazionale come "i moduli FREMO" cioè realizzare dei tratti di plastici di circa un metro accoppiabili a mezzo di un apposito
raccordo universale per formare plastici ad un unico binario per una ferrovia secondaria, senza limiti di lunghezza. Vi sono altri tipi per realizzare lo stesso
sistema ma per ferrovie principali FIMF a doppio binario elettrificato.
         Il subentro dei privati sulle linee italiane, speriamo, spinga ad una nuova era modellistica. Infatti le ditte costruttrici iniziano a programmare i treni di
imprese private che corrono sulle ex linee FS.
         La realizzazione anche di diorami, aiuta chi, non avendo molto spazio a disposizione, realizza un tratto di ferrovia dove potere fare muovere treni e poterli
fotografare o filmare.
         Comincia a diffondersi anche nel modellismo l'istallazione di una micro telecamera per dare le immagini del treno in movimento, come in cabina, per aumentare l'emozione e
vedere il paesaggio in movimento.
Modellismo: Navale
                                   
         L'origine di questa passione deriva dal riprodurre in scala le navi nei cantieri navali dove esperti mastri d'ascia costruivano, basandosi sull'esperienza e sui
progetti, precise riproduzione che servivano poi per lo sviluppo dei modelli reali. Vi erano poi i marinai che ingannavano il tempo a bordo riproducendo la nave
su cui erano imbarcati, per donarle all'amata o al comandante, vi erano anche gli ex voto lasciati nei santuari per grazia ricevuta in momenti di pericolo.
Sono oggi molto ricercati i modelli fatti dai prigionieri francesi, in mano degli inglesi durante le guerre napoleoniche, con mezzi di fortuna per passare il
tempo e ricordare le navi della flotta.
         Per arrivare ai modelli costruiti per gli armatori o per le ditte committenti o per fare, in tempi più recenti, propaganda
o prove nelle vasche dinamiche o prove aerodinamiche o ancora per lapplicazione di particolari accessori per accrescere la stabilità e la manovrabilità e per
migliorate tecniche costruttive e progetti. La riproduzione non ha che limbarazzo della scelta si riproducono biremi e triremi romane, galeoni e galeazze veneti,
galeoni inglesi, francesi, barche da pesca, per arrivare a transatlantici ed alle navi da guerra di tutte le marine ed ancora barche partecipanti all'American Cap,
barche da regata, navi Vichinghe ecc....
         I materiali sono i più svariati dai fiammiferi ai metalli, al legno, alle resine, alla plastica e possono essere sia statiche che dinamiche con motori elettrici o a scoppio.
         Un settore senz'altro interessante che crea modelli di tutte le dimensioni sino alle navi in bottiglia che affascinano chi li osserva, ed anche un settore sempre vivo sino a
quando l'uomo si muoverà sull'acqua e sotto l'acqua in quanto non vanno dimenticati i sottomarini.
         Le dimensioni dipendono da quelle reali e da dove si può esporre il modello e quindi alla scelta delle scale da 1/100, 1/200,1/500,1700,1/1200 le scale più piccole sono
riservate alle portaerei ed alle navi da battaglia giapponesi e statunitensi, mentre per una lancia si possono usare anche scale più grandi.
         In molti paesi, ed anche in Italia, vi sono musei o associazioni che forniscono progetti di modelli mentre le tecniche di costruzioni per i modelli in legno sono diversi o
fasciame ed ordinate o a blocco e massello di legno, o a ponti dove spesso si deve pitturare l'interno prima del montaggio, o dei particolari che vanno finiti primi di essere
fissati definitivamente per evitare la difficoltà di farlo dopo ed infine a filo d'acqua.
         Un particolare consiglio, che molti non usano quando operano con modelli fai da te, è quello di realizzare su cartoncino una figura umana stilizzata in perfetta scala, incollarla
su un pezzo di legno e confrontare questo riferimento con quello che si realizza, si evitano molti errori, salvo quegli oggetti che hanno dimensioni minime per esistere. Un
discorso a parte per i modelli naviganti sia per la realizzazione impermeabile ma per i radiocomando che essendo oggi sofisticati consentono di potere usare diversi servi per
effettuare oltre le manovre anche altri servizi come girare torrette sparare movimentare manovre alle vele, limportante che abbiano qualità nautiche e di sicurezze in acqua ecc.
         Va sottolineato anche l'inserimento dei modelli navali in bacini di carenaggio o in porti, operazioni che comportano interventi molto accurati di costruzione e di conoscenze in
diversi settori combinati insieme sono realizzati sia da singoli che da gruppi.
Modellismo: Aero - Elicotteri
         Da quando i fratelli Wright fecero il primo volo, nacque il modellismo aereo. Riprodurre tutti gli aerei famosi e meno famosi è stato il passatempo dei ragazzi, avere i modelli
da caccia e gli intercettatori del momento affascinava come volare, o scambiarsi figurine con i precursori del volo.
         Il modellista, dopo i primi tentativi di fare volare gli aerei con elastici o attaccati a funi con l'avvento della radio e dei radio comandi fece spiccare il volo ai modelli
riuscendo a fare eseguire agli aerei le stesse acrobazie che i piloti facevano nella realtà.
         L'avvento degli aerei a reazione ha solo rallentato la realizzazione dei modelli dinamici ma oggi anche questo tipo di aereo è riprodotto e vola, dopo che ogni jet è stato
riprodotto prima staticamente ed oggi dinamicamente.
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         Ma neanche l'elicottero, nato solo nei primi anni cinquanta, ma studiato da Leonardo da Vinci, è stato riprodotto prima staticamente e poi, sempre con l'avvento dei radio
comandi, è divenuto un mezzo modellistico volante sia con motori elettrici che a scoppio, sino ad arrivare a diventare anche lui un mezzo per acrobazie.
         Come si vede i mezzi aerei sono un settore molto ammirato, lo dimostrano la ricerca di riproduzioni sempre più accurate e l'ambientazione sempre più ricercata per aerei
sia militari che civili.
         I modelli statici consentono di realizzare diorami che fanno vedere riproduzioni di motori come al vero o interventi di manutenzione come se fossimo sui campi di volo.
         Lo stesso per gli elicotteri che oggi sono forniti anche di turbina che consentono di volare al vero e consentono di vedere velivoli di grandi dimensioni molto dettagliati.
         Va ricordato anche la riproduzione di aerei civili commerciali che con le livree di varie compagnie fanno la storia di questo settore spesso non seguito per le grandi dimensioni
degli originali che impongono di realizzarli in scale molto alte per ridurli a piccole dimensioni.
         Ma non dimentichiamoci dell'ultimo nato, in ordine di tempo, il Quadricottero, questo velivolo, un poco sgraziato, ma con una utilità molto spinta, che consente con i suoi motori
elettrici e con l'altissima stabilità di fotografare o riprendere con la telecamera zone molto ampie e di soffermarsi su particolari riprendendoli dall'alto rimandando in tempo
reale le immagini e avere visioni di insieme, difficili da ottenere, se non solo con i drone ma in modo e con costi molto diversi. Questi mezzi sono stati molto utili nell'ultimo
terremoto in Emilia Romagna, per fare vedere la realtà dei danni e la diversità dellevento..
         Per gli aerei, con le fibre di carbonio si sono raggiunti valori di leggerezza e di robustezza che consentono di fare acrobazie e volare anche con motori a reazione e quindi
riprodurre la quasi totalità dei velivoli per ottenere risultati insperati sia per i motori impiegati che per l'elettronica applicata ai radiocomandi che sono oggi
veramente eccezionali.
         Si svolgono periodicamente campionati sia per modelli di grandi dimensioni che per modelli più piccoli che possono volare in ampi locali.
Modellismo: Auto - Camion - Bus - Tram - Moto
         Anche le auto sono dei mezzi riprodotti modellisticamente in forma sia statica che dinamica. Ormai sono riprodotte in tutte le scale dall'1/24 all'1/87 per i plastici ferro
modellistici ed anche 1/160, complete di tutti gli accessori e super dettagliate. Spesso si tratta di collezionismo ma anche di creare diorami per riprodurre al vero angoli di
strade o scene di gare automobilistiche del passato come la Mille Miglia o la Targa Florio o degli stop di gran premi di formula uno. Lo stesso anche per i camion in tutte le
loro sfaccettature e dei bus, mezzi che oggi diventano anche mobili, con opportuni accorgimenti, nei plastici ferro modellistici.
         Si possono riprodurre officine,parcheggi e rimesse, i bus gran turismo e quelli per traffico urbano o extraurbano partendo dalle prime corriere sino ai moderni autobus a due
piani.. Anche le moto poi sono oggetto di raccolta con i modelli dei gran premi o quelle delle marche più prestigiose. Tutto ciò che è fornito di motore è fonte di collezione
come trattori, macchine movimento terra, o per cantieri stradali, veicoli industriali e commerciali di ogni tempo.
         Un accenno poi ai modelli sia da pista che da fuori strada radiocomandati che oggi sono in grado di gareggiare anche in competizioni mondiali con motori sia a scoppio che
elettrici per ottenere risultati di tutto rispetto sia per prestazioni che per accessori montati.
         Anche per i camion vi sono mezzi radiocomandati e delle gare per misurare l'abilità dei piloti o con livree dipinte come delle vere opere d'arte come quelli che
viaggiano sulle nostre strade.
Modellismo: Figurini - Soldatini - Bambole ed altro
         La realizzazione di figurini viene eseguita o come esemplari a se stanti ,o come parte di diorami o come accessorio di plastici o di modelli ad esempio equipaggi di una nave,
serventi di una postazione di artiglieria o equipaggio di un carro armato. Ma anche figurini di civili con vestiti di ogni tipo.
         Come nasce un figurino o si costruisce partendo da una armatura di filo e poi si pongono le varie parti del corpo che si modellano e si scolpiscono in un materiale duttile e
poi si crea il personaggio, se non si vuole fare questo si comprano scatole di pre montaggio e si assemblano i pezzi si pitturano, si ambienta il personaggio.
         Partendo da foto, da filmati si creano poi i diorami ricostruendo i personaggi che si posizionano e si affiancano ai mezzi sia militari che civili e si crea
quello che si vuole.
Si possono creare scene medioevali con castelli, fatti anche con mattoncini di terracotta, scene moderne con mezzi dei Vigili del Fuoco, Città , spiagge e
chi più ne ha
più ne metta. Anche qui le scale sono importanti per trovare gli accessori o per costruirli e lo spazio disponibile pure per poi conservarli.
         Merita un cenno la riproduzione di figurini tratti da quadri, da battaglie o creati dalla fantasia popolare. Anche il West è stato oggetto di riproduzioni di indiani e di
militari, di carri o di diligenze, di cavalli e cavalieri o dei forti storici.
         Anche gli sbarchi della seconda Guerra Mondiali sono stati oggetto di diorami con i mezzi da sbarco che prendono terra e sbarcano uomini e mezzi.
         Un consiglio, mette tutto quello che realizzate, se tenete che si conservino, sotto teca, in vetro, plastica, o altro materiale in quanto la polvere e l'umidità dell'aria,
col tempo li rovina, ed essendo delicati non possono essere spolverati di continuo.
         Ancora è più facile fare un modello ex novo che aggiustare o ricostruire un modello fatto da altri e danneggiato dal tempo.
Vi è molto altro da dire, ma per ora basta!!
A cura di Franco Spadaro
In galleria: modelli (settore marittimo)
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I° traversata con elicotteri radiocomandati dello
STRETTO DI MESSINA
        Il giorno 21-6-2013 l'Evento dell'Estate ha preso corpo nel porticciolo turistico di Marina di Nettuno, alla passeggiata a mare di Messina.
Con condizioni meteo ottimali, ma con vento un poco sostenuto ha consentito agli elicotteri di volare per dare spettacolo anche se talvolta li
ha fatti variare di quota repentinamente.
        Di fronte a oltre trecento persone radunatesi alla Passeggiata a mare, gli elicotteri si sono alternati in voli dando spettacolo sia di
volo statico che acrobatico.
        Con l'appoggio delle forze della Polizia di Stato, della Polizia Municipale, della Guardia Costiera, della Guardia di Finanza, e con il saluto
del Sig. Questore dott. Gugliotta che ha fatto una visita "volante" per concomitanti impegni, gli elicotteri sono stati ammirati ed è stata
sottolineata da applausi ogni fase della manifestazione.
        Un momento che ha appassionato ammiratori degli elicotteri e non è stato il volo acrobatico in tandem fatto da due elicotteri che hanno fatto
figure acrobatiche tra le quali il volo rovescio o la discesa repentina con il motore al minimo ed il volo a pelo d'acqua. Le figure acrobatiche
che sono già difficili da farsi volando da soli diventano ancora più complesse in due.
        Le partenze e gli atterraggi sono state tutte effettuate su un pontile del Porticciolo Turistico Marina del Nettuno, gentilmente concesso,
sempre alla presenza delle motovedette delle forze di polizia.
        Possiamo affermare che l'Evento dell'Estate è stato un momento di affiatamento per appassionati di eli - modellismo e un pomeriggio dove si sono
costruiti rapporti con chi ha delle passioni nascoste e vuole trovare l'occasione per estrinsecarle.
        Anche il piego figurato, con doppio annullo postale, realizzato dalla nostra Associazione ha riscosso successo ed è stato richiesto da molti.
        Quelli rimanenti sono a disposizione dei filatelici previo contatto telefonico o per e- mail con la Nostra Associazione.
        Sarà realizzato, sempre a cura dell'Associazione Storico Modellisti, un cd dove vi sarà il filmato della Manifestazione.
        Le giornate di duro impegno a combattere la burocrazia di qualche ente è stata alla fine superata ed il successo della manifestazione ci ha, in
qualche modo, ripagati di tanto lavoro.
        A cura di Franco Spadaro
        Le foto e poi un filmato parziale dell'evento nella pagina FOTO
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70° Anniversario dello sbarco in Sicilia delle
truppe Alleate operazione HUSKY 10 Luglio -
17 Agosto 1943.
CATANIA - Mostra di modellismo e Premio modellistico.
        Ho avuto il piacere di partecipare alla Mostra Organizzata da due Associazioni Modellistiche di Catania presso i locali
delle Ciminiere vicino al Museo dello Sbarco ed altri musei di cui il centro è ricco.
L'ampia sala ha consentito agli organizzatori di esporre moltissimi pezzi, suddivisi per temi, trattando in maniera
esaustiva i vari settori del modellismo sia riportato al tema della Mostra sia al modellismo in se.
Le ampie vetrine addobbate in maniera superba hanno trattato temi inerenti la mostra con cimeli e pezzi veramente
interessanti, che si completavano con i modelli esposti pervenuti da tutta Italia.
Anche la Nostra Associazione era presente con una mezza dozzina di pezzi tutti inerenti la Seconda Guerra Mondiale e
diversi la battaglia di Sicilia combattuta settanta anni fa dalle forze italo tedesche e da quelle alleate che davano la
prima spallata all'Europa dopo la fine della campagna d'Africa ed appena un anno e sette mesi dall'entrata in guerra degli Stati Uniti.
I pezzi esposti di ottima fattura, erano di tutte le scale e primeggiava un Carro Armato Tedesco in scala 1 ad 8 che dava idea della forza
dei carri che si scontrarono in Sicilia dove ai moderni Sherman gli italiani opponevano carri Renault di preda bellica e qualche Fiat
3000 e i tedeschi pochi carri Tigre.
La mostra ha avuto un indubbio successo, essendo anche una delle pochissime organizzate per l'evento, e si è conclusa nel pomeriggio del
21-07 con la premiazione dei migliori modelli alla presenza di un folto pubblico e di moltissimi modellisti.
La dimostrazione palese che l'unione delle Associazioni Catanesi ha decretato il successo della manifestazione è sottolineata da un annullo
filatelico e dalla visita della Colonna Alleata presente in Sicilia in occasioni delle celebrazioni.
Forse più delle parole parlano le immagini che fanno vedere la colonna Alleata presente a Catania e i modelli esposti oltre le vetrine allestite.
A cura di Franco Spadaro
Le foto dell'evento nella pagina FOTO
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Come costruire il TRATTORE LANDINI
Un trattore per lavorare
nella terra di: Don Camillo e Peppone
        Il trattore Landini è un trattore artigianale fatto da una piccola industria familiare sorta in provincia di Bologna a Fabbrico che
tra il 1925 ed il 1951 riuscì a produrre, non ostante la guerra, più di tre mila pezzi del C.D. Super Landini, oltre, del suo clone
più leggero, il Velite altre tremilacinquecento unità dal 1931 al 1953 e cosa molto importante diversi pezzi sono tutt'ora in
circolazione, come le macchine d'epoca, ammirate ed osservate in tutta l'Italia centro nord.
La produzione media per anno era di un paio di centinaia di Super Landini e circa cento Velite con variazione dovute alle
richieste ed agli eventi italiani.
I pregi di questo trattore erano pochi ma essenziali: funzionalità era un mezzo che non si fermava; economicità andava con qualunque
carburante a basso costo dal gasolio a quello che si trovava nelle campagne, olio vegetale, oli pesanti ecc; manutenzione dopo 800
ore di lavoro e con il filtro dellolio anche la pulizia dell'olio era abbastanza allungata; semplicità sia di manutenzione che di
guida data la sua non alta velocità, poco più di sei chilometri l'ora e la possibilità di intervento, con pochi attrezzi, sia nel
cortile di casa che anche nei campi.
Tre marce in avanti ed una in retromarcia erano sufficienti per un mezzo che doveva lavorare nelle risaie o nei terreni duri della
pianura padana o dell'Appennino e che pesava il Super circa tre mila cinquecento chili in ordine di marcia ed il Velite duemila
trecento essendo più compatto e leggero. Il Super era ideato per lazienda agricola grossa che aveva bisogno di un mezzo che gli
risolvesse tutti i problemi su qualsiasi terreno, o per il conto-terzi, esempio per le risaie sulle ruote posteriori venivano
inseriti un terzo filo di artigli e le ruote erano maggiorate, mentre il Velite era più compatto adatto ad aziende medie e per chi
aveva bisogno di maneggevolezza e maggiore velocità con ruote gommate anche su strada.
Dove stava la forza del cuore del mezzo: un motore a Testa Calda sviluppato agli inizi del ventesimo secolo a due tempi monocilindrico
semplice robusto facile da realizzare in una industria di dimensioni medie con non mole attrezzature e come detto di facile
smontaggio e manutenzione.
Un motore sicuro che partiva con l'accensione di una lampada che riscaldava la testa fino a portarla a colore rosso, ottocento gradi,
e dopo azionando il volano il motore partiva e sino a quando c'era carburante ed olio (il consumo d'olio a pieno regime era di due chili
ora circa) il Landini lavorava sia per arare che per trebbiare o per rimorchiare e tutto fare su tutti i tipi di terreno.
Il perché di un modello, a coloro che piace lavorare sulla meccanica fare qualcosa di diverso, di nuovo è bello realizzare un pezzo
storico come il Landini, un pezzo non eccessivamente grande ma dettagliato che composto di tutte le parti cresce nelle proprie mani.
Se uno è stanco di aerei, di navi, costruire un mezzo meccanico è l'ideale.
Come è possibile vedere nelle immagini prese in corso d'opera, non ostante ancora il modello non è terminato ha un suo fascino ed una sua
grinta, dimostra di essere un pezzo antico ma non d'epoca (anni 50 ) un pezzo non molto conosciuto in quanto visto in mostre agricole dove
essendo ancora funzionante dimostra la sua forza di fronte ai leggeri mezzi odierni e parla dellevoluzione della tecnica.
Non mi dilungo sulle fasi costruttive che sono chiaramente spiegate dalle immagini ma ritengo di potere dire che non è poi così difficile,
anche per chi non ha troppa pratica con al meccanica.
A cura di Franco Spadaro
Le foto dell'evento nella pagina FOTO
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