L'Associazione Storico Modellisti Messinesi - A.S.M.M.- Ha sede in Via S. Camillo 20 - MESSINA -98122- tel.380 3188793 -- Riunisce appassionati di Messina, Sicilia e della vicina Calabria, fin dal 2010. E' una Associazione che tratta l'arte del modellismo in tutte le sue sfaccettature. Tratta anche la storia, ma con maggiore riguardo, quella di Messina. In questo SITO troverete oltre 5000 foto, con cartoline inerenti gli argomenti trattati negli articoli ed alle principali attivita' create dall'Associazione. Nelle varie categorie di lettura sono disponibili numerosi articoli di modellismo, cultura, storia, attualita', lingua siciliana. Come novita' tratta l'elettronica applicata al ferromodellismo ed alla robotica e si avvicina al mondo dei Quadricotteri, e per finire al mondo delle barche a vela e motoscafi con motore a scoppio ed elettrico.

Elenco Argomenti trattati sulla nostra pagina STORIA


Messina 27/03/2017



12)- Treni, Stazioni, ed altro sulla Tratta Siciliana
11)- "VESPA" Piaggio un mito
10)- LA FIAT 600 MULTIPLA "TARTARUGA"
09)- Tante belle auto antiche in mostra a GANZIRRI
08)- FERRY-BOATS SULLO STRETTO DI MESSINA
         "LA NASCITA, LA VITA, IL DECLINO"

07)- TRENI STAZIONI MOVIMENTO E FERMATA PARTENZA ED ARRIVO - Di
         "ALTRI TEMPI"

06)- 1914/2014 Un Secolo dalla Grande Guerra, La Prima Guerra Mondiale
05)- Le nostre Navi SCUOLA
04)- Ieri Pompieri ....... oggi VIGILI DEL FUOCO
03)- Le teorie ed invenzioni di Leonardo da Vinci
02)- Il Legionario romano, una pedina vincente di Roma. (Prima, Seconda e
          Terza Parte)

01)- Catapulta romana d'assedio - Cavalleria romana - Torre Ariete
          Legionario - Modelli o Diorami (Prima e Seconda Parte)






11/04/2021

Treni, Stazioni, ed altro sulla Tratta
Siciliana



N.B. Le stazioni elencate possono aver subito variazioni, accorpamenti, soppressioni a seguito dei lavori per il raddoppio della linea, o li subiranno quanto prima. L'ordine non rispetta la sequenza sul tracciato ferroviario ma e' casuale.

La prima ferrovia in Italia fu realizzata (nell'arretrato) Regno delle Due Sicilie tra Napoli e Portici, ed al Granatello (francobollo e cartolina commemorativa nel 150 anniversario dell'evento, giorno emissione, (3-10-1989). come riprodotto in un quadro del Fergola che rappresenta l'arrivo del treno inaugurale



Per vedere una inaugurazione ferroviaria a Messina bisogna attendere il 1865 con l'inaugurazione della linea Catania Messina, realizzata da una societa' privata, dopo alterne vicissitudini, con un treno che parte dalla stazione di Messina, realizzata in legno, vista da una stampa dell'epoca ( 24-06-1865)



Messina Centrale Capolinea prima della Messina-Catania e poi della Messina-Palermo. Dopo il 1895-96 anche per Reggio Calabria e Villa San Giovanni con i traghetti, creando la stazione Messina Marittima, imbarcando anche vagoni e vetture e facendo il servizio Postale per il continente. Tutto cio' sino al 28-12-1908 quando la stazione Centrale e la Marittima furono parzialmente distrutte dal terremoto e si dovette attendere la ricostruzione, che per necessita' fu abbastanza rapida, con il personale di Stazione alloggiato nei carri ferroviari tra cui, il futuro premio Nobel, Salvatore Quasimodo, in quanto il padre era stato nominato Capostazione a Messina.



Bisogna attendere il 1895 per vedere un treno arrivare da Palermo a Sant. Agata di Militello e proseguire per Messina dopo 30 anni dal completamento della Messina Catania (26-04-1895) era stato preceduto sulla Messina Barcellona Pozzo di Gotto da un tram a vapore cittadino, Giampilieri -Messina- Faro- Barcellona, nel 1890.



Sant'Agata di Militello Linea Messina - Palermo, Grosso centro commerciale in provincia di Messina, nel centenario del funzionamento della linea Messina Palermo sulla riproduzione di una foto d'epoca della stazione e' apposto un annullo commemorativo con data 26-04-1995. Nella stazione sorge un dormitorio, oggi, in disuso, per il personale che effettuava i primi o gli ultimi locali giornalieri per Messina o per Palermo che partivano o arrivavano a Sant'Agata.



Messina Scalo linea Messina Catania -Cabina C di Messina = cabina A.C.E. anno 1960 dicembre; blocco soprattutto per i treni in arrivo da Catania o per i merci in manovra. Si gode una bella vista sullo Stretto.



Ali' Terme prima Ali' Marina linea Messina - Catania, localita' termale vicino Messina era il centro, sulla costa, di Ali' Superiore, paese importante come centro agricolo, ma ebbe successo per le terme, sulla costa, ve ne sono due, oggi un poco decadute per mancanza di investimenti.



Scaletta Zanclea. linea Messina - Catania, primo Comune dopo Messina, sulla ferrovia preceduto da altre stazioni che formano oggi la metro-ferrovia nel comune di Messina. Fatte diverse prove si spera che possa riuscire a risolvere il trasporto per Messina Sud interfacciandosi con il trasporto urbano. Centro abbastanza pescoso chiuso tra due capi: Capo Ali' e Capo Scaletta. Ormai l'agricoltura e' quasi sparita e la pesca e' diminuita di molto.



Roccalumera gia' Roccalumera - Mandanici, linea Messina - Catania. Provincia di Messina; Stazione ferroviaria accorpata al comune montano di Mandanici, tutta sullo Ionio con una bella spiaggia e prima legata alla pesca, oggi dedicata, al turismo vacanziero con un pesante insediamento di seconde case, residua agricoltura con coltivazione di limoni. Vi e' una torre Saracena di avvistamento, ben conservata, ma ricadente in proprieta' privata. Nella stazione, declassata a fermata impresenziata, e' stato creato il parco "Salvatore Quasimodo" insieme a diversi vagoni chiusi posizionati nell'ex scalo merci, in quanto il premio Nobel Quasimodo soggiorno' diversi anni presso il Nonno che risiedeva a Roccalumera (Frazione Botteghelle).



Santa Teresa Riva Linea Massina - Catania, grosso centro della Provincia di Messina dove oltre al Turismo si pratica l'agricoltura, (limoni, olio e Mosto) il commercio sia all'ingrosso che al dettaglio, con diversi comuni che sorgono sulle colline e fanno capo al centro piu' importante. Ha un bel lungomare ed una spiaggia ben curata.



Sant'Alessio Siculo Linea Messina - Catania Centro turistico sia per la vicinanza a Taormina che per il bel lungomare che della spiaggia e per i molti locali. Sviluppato anche il commercio, l'abitato e' sormontato dall'omonimo Capo dove sorge un Bel Castello medioevale in buone condizioni e visitabile, e da cui si parte la strada ai centri montani.



Letojanni Linea Messina - Catania Provincia di Messina, Il paese vive sul turismo per la vicinanza a Taormina, il mare e'molto bello con una spiaggia non molto larga ma con un certo declivio. L'agricoltura e' molto diminuita per dare spazio ad Hotel e villaggi turistici. Un centro elegante e ben servito con molti negozi, bar e ristoranti.



Giardini Taormina Linea Messina - Catania. Ultima stazione della provincia di Messina, che con il fiume Alcantara divide le due province. Giardini - Naxos una bella baia con un lungomare con spiagge e ricchi ritrovi, bar, ristoranti, negozi e pensioni ed alberghi. E' la localita' a mare ai piedi di Taormina cui e' collegata con una funivia, ed e' prospiciente all'Isola Bella. La stazione, oggi ridotta per fascio binari, ha una splendida pensilina ottocentesca in ghisa, ed all'interno l'edificio, d'epoca, e decorato con affreschi. Abbastanza ben servita con Taormina.



Francavilla Sicilia Stazione sulla linea dismessa Catania - Randazzo una linea in condizioni non accettabile, che si innesta sulla Catania - Messina a Giarre, conduce all'abitato di Francavilla, lungo la valle dell'Alcantara, in provincia di Messina, per finire a Randazzo in provincia di Catania. Francavilla, grosso centro agricolo alle falde dell'Etna, centro commerciale con vocazione turistica, con nelle vicinanza le Gole dell'Alcantara, localita' molto bella, dove sgorgano le sorgenti del fiume incastonate nelle rocce. Si parla di restaurare la linea dismessa.



Randazzo Linea dismessa Catania - Randazzo, non piu' in condizioni accettabili per treni storici, in attesa di decisioni future su una possibile rinascita. Randazzo un centro antico, commerciale alle falde dell'Etna, in provincia di Catania, ancora presente una solida agricoltura, si e' portata avanti con un turismo residenziale.



Roccalumera panorama sul Torrente Pagliara, ponte della ferrovia accanto al ponte della statale. Ancora deve essere realizzata l'Autostrada A18 e lo svincolo e si vedono alberi dove verra' creata l'uscita e manca il lungomare e le casa di fronte lo svincolo. Il Torrente Pagliara segna il confine tra Roccalumera e Furci Siculo.



Santa Teresa Riva Ponte sul Torrente Agro' Sul ponte della ferrovia affiancata a quello stradale, sta transitando sbuffando un treno merci di carri chiusi con bagagliaio a due assi. Traina una locomotiva a vapore serie 736.. ex americana serie venduta alle ferrovie italiane nel dopo guerra, che negli anni 50 vennero inviate in Sicilia e venivano utilizzate per traini di convogli merci e treni locali. Torrente Agro' confine tra Santa Teresa Riva e Sant'Alessio Siculo (ME).



Giarre Linea Messina - Catania, Grosso centro commerciale in provincia di Catania, in lieve declivio ha vocazione agricola, ma si e' portata avanti come centro industriale, che raccoglie i prodotti dei primi paesi submontani dell'Etna ed ha un buono sbocco a mare, con porto peschereccio. Localita' turistica.



Acireale Linea Messina - Catania, Grosso centro alle porte ci Catania, molto bello come centro, legato all'agricoltura ma anche all'industria ed al turismo. Famoso in Italia per il suo Carnevale con i carri allegorici a livello dei piu' famosi Carnevali del Nord e del Sud sicuramente il migliore della Sicilia.



Catania Capolinea della Messina - Catania. Capoluogo di Provincia e seconda citta' della Sicilia, si dipartono le linee per Siracusa, Ragusa, Caltanissetta e Palermo, oltre alla Circumetnea , in corso di realizzazione una metro - ferrovia. E' stata realizzata la stazione per collegare la ferrovia all'aeroporto di Fontanarossa e quindi il collegamento con molti capoluoghi e centri della Sicilia direttamente a mezzo ferrovia. Ai piedi dell'Etna ne trae i benefici e qualche sfuriata.



Villafranca Tirrena Linea Messina - Palermo Prima stazione verso Palermo, in provincia di Messina, dopo il valico dei Peloritani, era importante in quanto si agganciava la locomotiva di spinta per i treni pesanti provenienti da Palermo, quando percorrevano la vecchia linea. Centro che ha tentato negli anni 60 un lancio industriale con uno stabilimento Pirelli ed un Cementificio oltre altre piccole imprese. Tutte chiuse. Oggi centro turistico agganciato a Messina ed agli altri paesi della costa. Ha un Bel Lungomare.



Milazzo Linea Messina - Palermo Grosso Centro in provincia di Messina, nell'omonoma piana con industrie, la raffineria, e il porto di collegamento alle Isole Eolie. Centro Agricolo che ha perso importanza per la creazione di grossi centri commerciali e della tangenziale Con il raddoppio della ferrovia la stazione, molto antica, e' stata spostata fuori del centro urbano collegata al centro ed al porto con autobus.



Terme Vigliatore gia' Castroreale Terme Linea Messina - Palermo, Centro in provincia di Messina, con delle terme abbastanza moderne con alberghi e collegamento con centri agricoli situati nelle colline che sovrastano il paese. Uno sviluppo turistico ha dato respiro al centro che tende ad avanzare in questo settore



Barcellona Pozzo di Gotto Linea Messina - Palermo, provincia di Messina, grosso centro sia agricolo, che artigianale con un hinterland molto attivo. Vocazione turistica molto alta per la splendida spiaggia che si affaccia sul Tirreno, purtroppo soggetto ad esondazioni dei torrenti che l'attraversano, non ben regimentati.



Patti Linea Messina - Palermo, provincia di Messina, Altro grosso centro sia dedito all'agricoltura che al turismo, ha vicino, su un promontorio, il Santuario della Madonna del Tindari, vi e' un non pubblicizzato sito archeologico: una splendida villa Romana. Ha uno splendido lungo mare ed e' una zona pescosa. La linea ferrata a doppio binario per Messina finisce a Patti e si attende possa essere proseguita sino a Castelbuono. Ultimo tratto in costruzione finisce a Castelbuono versante Palermo.



Capo d'Orlando Linea Messina - Palermo, provincia di Messina. Con un bel lungomare e' un centro Turistico e legato anche alla pesca, raccoglie l'agricoltura dei paese ubicati in collina molto attivi, e' dedito al commercio, ha diversi alberghi ed organizza manifestazioni per vivacizzare il turismo.



Santo Stefano di Camastra Linea Messina - Palermo, Provincia di Messina, Centro molto attivo per il commercio della Ceramica, vi sono abili artigiani che pubblicizzavano i loro prodotti lungo la statale ma e' decaduto con l'avvento dell'Autostrada. Centro Turistico e commerciale molto interessante.



Cefalu' Linea Messina - Palermo, Provincia di Palermo, Importante centro in provincia di Palermo sia commerciale che turistico prospiciente il mare. Con il raddoppio della linea gia' in costruzione, la stazione andra' in galleria collegata in modo opportuno con l'esterno



Termini Imerese Linea Messina - Palermo, provincia di Palermo, Grosso centro commerciale e industriale con annesso porto. Sino agli anni 90 vi era uno stabilimento Fiat con produzione di auto, movimentava tre treni al giorno per materie prime e prodotti finiti da e per il continente oltre il gommato (Bisarche). Altre industrie presenti per l'indotto, non ostante promesse ha chiuso. Si spera qualche ripresa per il futuro.



Palermo Capoluogo di Regione dipartono linee di collegamento con Messina, Catania, Trapani, Marsala, Agrigento, oltre che con l'Aeroporto di Punta Raisi. Si sta cercando di migliorare le linee con progetti per doppio binario. Sta creando una metropolitana che si colleghera' alla linea ferroviaria. Citta' turistica, con un porto attivo e cantieri navali.



Tutti i lavori di raddoppio hanno una utilita' relativa se restano tronchi e manca il Ponte sullo Stretto di Messina, opera fattibile e cantierabile subito che rilancera' l'economia ed il turismo nell'isola e consentira' di sfruttare la rete ferroviaria e stradale per intero e non inquinare come accade attualmente con i traghetti.



A cura di Franco Spadaro, impaginazione di Andrea Lanzafame







"VESPA" Piaggio un mito


Messina 27/03/2017



Vespa Piaggio, l'Italia va su due ruote.

       Domenica 02-aprile 2017 si terrà, organizzato dal Vespa Club Messina, un raduno di Vespe delle città metropolitane di Messina e Reggio Calabria, l'appuntamento è in Piazza Duomo a Messina alle ore 8,30 e, dopo gli eventi organizzativi di rito, la Carovana festante inizierà il giro della città, a sottolineare la passione viva per questo mezzo.



La nascita di un nuovo mezzo è sempre una rivoluzione; la nascita di qualcosa che può cambiare la vita di una Nazione e può essere preso come l’emblema della Nazione stessa è qualcosa che resta e segna delle generazioni di cittadini, lasciando una impronta indelebile.



Fu creata la Vespa!

La nascita di questo rivoluzionario mezzo a due ruote avviene nel 1946, il suo brevetto è del 23/04/1946, e la sua nascita deriva da un progetto di un ingegnere aereonautico, scelto di proposito da Piaggio che voleva creato un qualcosa di nuovo, diverso dalle motociclette che "macchiavano i pantaloni di olio" e soprattutto doveva essere qualcosa che impegnasse le maestranze, senza lavoro per la distruzione degli stabilimenti aereonautici durante la guerra.



La scelta cadde sull'ingegnere Corradino D'Ascanio, che attinse a piene mani all'esperienza aereonautica (aveva progettato aerei ed elicotteri) sia per il motore, derivato dal motore di accensione dei motori stellari costruiti dalla Piaggio, sia per il manubrio con forcella derivata da quella dei carrelli degli aerei, nonché dalla sua avversione a dovere scavalcare il mezzo per salirvi sopra.



Nacque quindi un mezzo con motore chiuso e carenato, con uno spazio sufficiente per sedersi comodamente,(come in poltrona) guidare a schiena dritta, cambio a tre o quattro marce al manubrio, motore applicato alla ruota motrice senza catena di trasmissione, una ruota di scorta utile per le strade d’epoca sterrate dopo cinque anni di guerra, un veicolo leggero a scocca portante in acciaio con ruote piccole, un prezzo tutto sommato accessibile, anche ratealmente ad una larga fascia d’utenza.



Il prezzo di listino per la vespa era di 55.000 lire per il modello base da 98 cc e 66.000 lire per il modello de Lux super accessoriato per l'epoca, possibilità di rateizzazione, velocità massima 60 Km ora, pendenza sostenibile del 20%, sedile sdoppiato.



Posto posteriore anche per signora con spalliera e poggia piedi cromati reclinabili, possibilità di posizionare un ragazzino o al centro tra i due occupanti o avanti al manubrio, sino al 1953 il fanale era sul parafango della ruota anteriore e sale al manubrio con le modifiche apportate in quell'anno.



Il motore a due tempi, a miscela prima al 5/6% poi al 2%, facilmente ispezionabile e molto affidabile, l'esposizione preso i concessionari Lancia, all'inizio, poi esposizione e vendita sotto il marchio Piaggio, primo anno prodotti 2.500 pezzi oltre due mila venduti, per un mezzo rivoluzionario un successo, il secondo anno nasce il colore argento (1947)e produzione quintuplicata, nel 1949 si esportano oltre mille pezzi soprattutto in Svizzera, la Moto Guzzi rifiuta l'offerta di vendere questo nuovo prodotto.



Per pubblicizzarlo partecipa alle principali gare, vince nella sei giorni, e nel 1950 Giuseppe Cau, pilota del momento, vince nella categoria 125 la cronometro Catania Etna. Cessa la produzione della 98 e resta quella della 125cc.e la velocità passa ad oltre 80 Km. Ora.



Dal 1949 viene creato il sidecar che aumenta la stabilità e consente di portare comodamente un passeggero ed i bagagli nei lunghi spostamenti.



Il successo arride alla Vespa con il film "Vacanze romane" con Gregory Peck dove il mezzo diviene co protagonista, ambientato a Roma realizzato nel 1951.



Il nome derivò, a quanto sembra, da una espressione dell'Ing. Piaggio che vedendo il prototipo, costruito artigianalmente, disse "sembra una Vespa", anche per il rumore del motore.



Unica antagonista, la Lambretta prodotta dalla Innocenti, che nasce oltre un anno dopo e resta in produzione sino al 1971, simile come impostazione ma più spartana non ha il successo della Vespa, non ostante sia pubblicizzata su Carosello.



La vespa viene raffinata e si evolve, venendo incontro alle esigenze del pubblico con le motorizzazione 50cc, e poi 150 e 200 per potere transitare anche in Autostrada, aumenta la gamma dei motori e degli accessori.



Cambia e si affina il disegno, si modifica il motore e la comodità ma la Vespa è ancora in produzione, un progetto ed una cura sicuramente vincente un progetto avveniristico lungo dal 1946.



Un modello in scala è uscito da alcuni mesi in edicola, ed è molto piaciuto al pubblico, che è in attesa di completarlo.









A cura di Franco Spadaro
Sarà pubblicato un ampio servizio fotografico dopo il raduno.







Messina 14/03/2017



LA FIAT 600 MULTIPLA "TARTARUGA"



La FIAT 600 berlina venne presentata al salone di Ginevra il 09-03-1955, auto nuova sotto tutti i profili, scocca portante, due sportelli, che si aprivano verso avanti, motore raffreddato ad acqua posteriore, bagagliaio anteriore con ruota di scorta, un porta oggetti dietro la spalliera del sedile posteriore, sedili anteriori reclinabili per consentire l’accesso dei passeggeri sul sedile posteriore, cinque posti. venne poi realizzata anche la decappottabile con un tetto di tela che copriva tutto l’abitacolo.



Dopo qualche anno cominciarono i cambiamenti realizzati per migliorare il confort, dal segna benzina elettrico, prima era ad immersione, gli sportelli controvento con tasche interne, l'alloggiamento per inserire l'autoradio, subito estraibile per la sicurezza, l'antenna esterna.



Ma non ostante fosse a disposizione sia dei Carabinieri e della Guardia di Finanza era sempre un'auto con cinque posti, mentre si sentiva la necessità sul mercato di un'auto che ospitasse almeno sette persone e quindi potesse svolgere servizi più importanti.



Nasce, l'anno successivo il 14-01-1956, presentata al salone dell'auto di Bruxelles, la Multipla, sempre 600, ma allungata al centro, senza il bagagliaio d'avanti, sempre con il motore posteriore, con una scocca rinforzata ed allungata, altri due sportelli posteriori con due posti al centro, dietro quelli d’avanti, sette posti, in tutto, ed un lungo e robusto portabagagli applicato, spesso dal cliente, sul tetto.



Subito venne fuori in livrea verde scuro per servizio Taxi, e per servizi vari per Carabinieri in Bleu e poi verde oliva, ad anche per l'Esercito, per la Guardia di Finanza in grigio chiaro, fornendo un servizio di trasporto a basso costo e sviluppando il trasporto pubblico, prima che nascesse il Furgone 600 per trasporto merce.



Diventarono un mezzo importante, specialmente nei pressi di stazioni ferroviarie, come Taxi per trasportare le famiglie che viaggiavano in treno ed avevano bambini e bagagli, e dovevano muoversi sia in città che nei piccoli centri, ed ancora per spostare più persone antesignane dei viaggi multipli, realizzati oggi, quando ci si unisce per viaggiare insieme e risparmiare.



Fu un auto versatile e di lunga vita, la produzione terminò nel 1967, in quanto utile e necessaria per trasporti plurimi. Restò in servizio ben oltre la seicento berlina, che poi divenne 750, per aumentare la velocità, ma che esaurì la sua vita dopo centinaia di migliaia di unità prodotte sia in Italia che all'estero.



Quando in qualche raduno di auto d'epoca appare la 600 multipla, sia in versione normale ma di più taxi, attira sempre sia lo sguardo che i commenti di tutti perché ricordando tempi belli.



Fu soprannominata tartaruga, per quel suo muso quasi verticale e per la sua gobba e lo spiovente di coda, e per la non eccessiva velocità, tanto per quello che doveva fare, la velocità, all'ora, non serviva più di tanto.



Un auto indovinata, che aiutò l'Italia dello sviluppo, rendendo un servizio utile per coprire una fascia di utenza senza rivali, anche per la sua economicità utilizzando molti pezzi di ricambio della berlina e non necessitando di particolare manutenzione.


Il sig. Rosario Calogero sulla sua 600 multipla bicolore a Torre Faro una foto del 1962 "foto Danilo Oliva"










A cura di Franco Spadaro








Messina 01/08/2016



Tante belle auto antiche in mostra a GANZIRRI































Assieme a queste tante FIAT 500 d'epoca una bella manifestazione.





FERRY-BOATS SULLO STRETTO DI MESSINA
LA NASCITA, LA VITA, IL DECLINO



18/11/2014



 


        "Ora ora rivau u ferribot" frase dialettale messinese che da sempre indica il collegamento con il Continente, il non essere isola per la Sicilia, di attività commerciali, di vicinanza con chi parte, di benvenuto a chi arriva.
Il traghetto, la Madonnina del porto sono due simboli di Messina, forse un tutt'uno, in quanto chi parte o arriva ed usa questo mezzo, o altri veloci specializzati nel trasporto di sole persone, avrà l'ultimo sguardo per la Madonnina Benedicente come arrivederci, ed il primo di ben tornato appena si avvicina al porto.
 


        Ma come nasce questo mezzo di trasporto nell'ultimo decennio del 1800, quale era la situazione prima, come è mutata nel corso del 1900, come si presenta oggi, quale sarà domani? Vediamo di fare "quattru chiacchiri a conca" (quattro chiacchiere accanto al braciere) tra amici!.
Il passaggio da e per la Calabria è stato un problema antico, date le difficoltà oggettive dei venti e delle correnti e dell'attrazione lunare esistenti nello stretto di Messina, tanto da essere narrato anche nell'Odissea, con la creazione dei mitici Scilla e Cariddi. I Romani, durante le guerre Puniche, per fare passare più velocemente le loro Legioni in Sicilia costruirono un ponte di barche che durò per poco più di un anno. Di solito, le barche e le navi dell'epoca, trasbordavano uomini e cose dal porto di Messina al porto di Reggio Calabria o spesso dalla riviera di Faro, dopo che i Romani avevano creato la via Consolare Pompea anche per collegare la località con Messina e con Milazzo, sino a Villa o a Scilla sull'altra sponda, tragitto molto più breve essendo sfruttato il punto più vicino tra le due coste. Sino alla metà dell'ottocento, con trasporti in carrozza, si traghettava con barche e piccole navi mentre le merci andavano sui leudi, che effettuavano il cabotaggio.
Nel 1865 con l'inaugurazione della ferrovia Messina Catania si cominciò a porre il problema di traghettare questi viaggiatori che dovevano proseguire per il continente, si continuò con mezzi di fortuna, ma nel corso degli anni si costruì la stazione di Messina, che da baracche passò in un grosso edificio in muratura, da cui si dipartì dopo il 1889 un binario sino al porto per facilitare lo scarico di passeggeri e bagagli per il traghettamento prima su mezzi privati poi su piroscafi di linea della ferrovia "Sicula", successivamente fu costruita anche una pensilina per proteggere i passeggeri dalle intemperie sia a Messina che a Reggio mentre sostavano.
 


        Con la legge 06/08/1893 n.491 che modificava la precedente l. 28/02/1892 n. 75 nascono i traghetti allora denominati "piropontoni" e, oltre a imporre, nelle more che venissero effettuati servizi regolari, il trasbordo passeggeri a bordo di navi adibite a tale servizio da Messina a Reggio Calabria, si doveva attivare il servizio anche con Villa San Giovanni appena realizzata la linea Tirrenica, Luglio 1895 (la Jonica era stata completata nel giugno 1866, collegata a Villa nel maggio 1881).
La società delle Strade Ferrate della Sicilia stipulò un contratto con lo Stato che obbligava la "Sicula" a trasbordare da Messina a Reggio Calabria e poi da Villa San Giovanni, appena pronto l'approdo, vagoni merci, bagagliai e Postali e su richiesta del Governo Vetture passeggeri. La "Sicula", in forza del contratto, commissionava la costruzione di due Ferry-Boats al cantiere navale Odero di Sestri Ponente nel settembre 1894. Il cantiere iniziò i lavori dopo qualche giorno. Costruì traghetti con propulsione a ruota ed un unico binario centrale, bi direzionali con due stive, una a prua e una a poppa per trasporto merci, ed una capacità di sei vagoni ferroviari(una vettura passeggeri o una locomotiva erano misurati per due vagoni) cui furono imposti i nomi di Scilla e Cariddi. Entrò in servizio per primo il Ferry-boat Scilla in data 02/08/1896 e poi il Cariddi il 05/12/1896, ma entrambi operavano come normali piroscafi in attesa di avere invasature di attracco( avevano tre ampi saloni per i passeggeri) che furono realizzati sia a Messina che a Reggio Calabria e subito dopo a Villa San Giovanni. Effettuate le prove, dal febbraio 1899, di navigazione con materiale ferroviario dalle appena completate stazioni marittime di Reggio e Messina, trasportarono anche alcune locomotive in attesa del servizio definitivo che iniziò il primo novembre 1899. Dall'agosto 1901 vennero trasbordati due vetture per treni di lusso per Roma provenienti da Siracusa, su Reggio e dal settembre 1902 si effettuarono corse anche per Villa San Giovanni per passeggeri e collettame. I tempi di percorrenza sulla tratta Reggio Messina erano di 35 minuti in media.

 


        Nel 1903 vennero ordinate altre due navi traghetto, uguali alle precedenti, per l'aumento delle richieste di servizi, navi che entrarono in servizio nel gennaio 1905 cui furono dati i nomi di Sicilia e Calabria. Nel febbraio fu completata l‘invasatura di Villa e cominciò il trasbordo del materiale ferroviario per la linea tirrenica via Villa mentre restava per il versante jonico via Reggio Calabria. I fatti dettero prova che il traghettamento via Villa prese il sopravvento per trasporto del materiale ferroviario per passeggeri e merci verso Roma.
Va detto che la rotta e l'uso del porto di Villa era sponsorizzata dalle autorità militari, primo per il minor tragitto che esponeva le navi a minore pericolo in caso di guerra e poi dalla circostanza che tutta la rotta era coperta dalle batterie collocate nei Forti Umbertini il cui raggio di fuoco delle due sponde copriva tutta quella parte di Stretto.

 


        Ormai il traffico dello Stretto era divenuto, possiamo dire normale, e si andava intensificando con più corse giornaliere in coincidenza dei principali treni a lunga percorrenza, via Villa, o per collegare Reggio Calabria con Messina.
Anche quel lunedì mattina, del 28/12/1908, la prima corsa da Reggio andava tranquilla verso Messina, quando già si intravedevano, nella grigia bruma mattutina, erano le 5,27, le luci dei lampioni a gas di Messina, si udì un lungo boato fortissimo, le luci si spensero, come pure quelle di Reggio, e dopo non molto il traghetto fu sollevato e sbattuto come un piccolo guscio terrorizzando sia passeggeri che equipaggio, il dramma di Messina e Reggio accomunate da un unico destino, che uccise oltre 80 mila persone e marchiò a fuoco i sopravvissuti, era consumato.
I danni alle due città furono ingentissimi ed anche le stazioni marittime furono distrutte, mentre le invasature ebbero danni limitati come le navi che subirono danni leggeri, e furono pronte, su autorizzazione militare, a riprendere un servizio limitato, e solo passeggeri il 02 gennaio 1909. Lentamente i danni furono riparati, si ricostruirono le banchine, le stazioni marittime, si crearono nuovi pontoni, di tipo Danese riveduto ed adattato alle esigenze dello Stretto, per l'imbarco dei treni e si proseguì la costruzione di due nuove navi, progettate già dal 1906, che erano ad eliche e non più a ruota e presero il nome di Reggio e Villa, erano più economiche, veloci, confortevoli, anche se ad un solo binario, ma più lunghe e capienti (otto carri o quattro vetture a carrelli) ed entrarono in servizio nel 1910. Da sottolineare che dal primo luglio 1905 i servizi erano passati allo Stato che aveva nazionalizzato tutte le ferrovie dello dell'Italia, creando le FS.
 


        Cento anni fa l'Italia entrò in guerra e anche alcune navi traghetto furono requisite, la Sicilia e la Calabria furono requisite dal luglio 1915 per un paio di mesi la prima e per tutto l'anno la seconda. Sullo stretto la Scilla fu affondata il 28 agosto1917 da una mina sganciata da un sottomarino tedesco con bandiera Austro-ungarica, che emerse e fu allontanato dal fuoco di una batteria costiera. Nel naufragio, dovuto anche a sotto valutazione dei danni da parte del comandante, perirono sia numerosi passeggeri che membri dell'equipaggio.
Per il traffico passeggeri vennero messi in servizio due piccole navi requisite per la bisogna il Baia ed il Mergellina, venne vietato il traghettamento notturno e per Reggio. Anche il Mergellina fu silurato da un sottomarino tedesco ma non affondò e riparato ritornò in servizio restando attivo sino alla fine della guerra.
Nel 1917 si decise di costruire una nuova nave traghetto simile alla Reggio ma con tre binari e la possibilità di usare le stesse invasature. Si dovette aspettare la fine della guerra per impostarla e costruire questa nuova nave con motori diesel, tre binari. Così alla fine degli anni venti sullo stretto navigavano tre vecchie nave a ruote due ad eliche mentre erano in costruzione una Reggio migliorata che prese il nome di Scilla II al posto della nave affondata ed entrò in servizio nel luglio del 1922, ed una nuova la Messina che entrò in servizio nel novembre 1924 e dato che era spinta da motori diesel era molto più economica delle altre ed aveva una capacità di 21 carri, adibita a trasporto merci.
Vennero radiate la Cariddi e la Calabria ormai obsolete ed anti economiche e quindi nel 1928 sullo stretto restavano la Sicilia, la Reggio, la Villa II la Scilla II e la Messina scherzosamente detta "U jaddinaru" per la sua struttura a pali.
 


        La Messina nata per trasporto carri non aveva strutture per accogliere passeggeri, le altre non erano molto capienti e nelle campagne agrumarie o delle primizie, la disponibilità e trasportare carri era limitata e quindi si dovevano contingentare i carri disponibili. Si dovette attendere il 1931 per il varo delle due nuove navi Scilla e Cariddi, navi moderne, con velocità oraria di 17 miglia, tre binari con scambi ad ampio raggio che consentiva di imbarcare le nuove carrozze, ben 25 carri ed un motore diesel elettrico usato per la prima volta in Europa.
Dal 1932 entrarono in servizio e consentirono di mettere in disarmo la vecchia Sicilia e di trasformare la Scilla II in diesel, aumentando la velocità e cambiare il nome in Aspromonte, mentre vennero modificate le invasature di Messina con una quarta invasatura. Sul finire degli anni trenta venne edificata la stazione marittima di Messina e poi quella centrale. Con le nuove navi si traghettavano per intero i più importanti treni e anche gli automezzi che nel 1935 furono oltre tre mila.

 


        Con la seconda guerra mondiale le cose cambiarono le più piccole Messina ed Aspromonte furono requisite ed usate come navi della costituenda flotta da sbarco per l'operazione Malta e poi per trasporti per la Tunisia di mezzi militari dove andò perduta l’Aspromonte (giugno 1942). Nel 1943 il Messina "ebbe" delle avarie e fu mandato a Taranto per riparazioni scampando così ai bombardamenti, mentre la Scilla fu colpita da bombe d'aereo nel maggio 1943 a Messina affondando al molo Norimberga, la stessa sorte toccò alla Reggio distrutta a fine maggio in seconda invasatura. Con la caduta di Messina il 17-agosto 1943 le due navi rimaste furono auto affondate la Villa in invasatura a Villa San Giovanni , mentre il Cariddi carico di materiali tedeschi, ed impossibilitato a muoversi per avarie alle macchine, fu affondato in rada Paradiso a Messina con cariche esplosive tanto che si capovolse. Il servizio di traghetto si concluse e rimase in mano a barche di pescatori con grandi rischi. Tutte le invasature a Messina Villa e Reggio erano danneggiate in modo serio.



Riparate alla meglio dagli alleati le invasature servirono dall'ottobre 1943 al Traghetto Messina, che riportato da Taranto fu utilizzato alle forze alleate sino all'aprile 1944 quando fu restituito alle FS e riprese a fare servizio trasportando uomini e mezzi in situazioni veramente eccezionali con persone aggrappate ai montanti.

 


        Le FS, durante la guerra, avevano predisposto un piano di ammodernamento che prevedeva nuove costruzioni, dopo guerra fu riportato a piano di recupero di tutte le navi affondate, di ricostruzione, riarmo, trasformazione e aggiornamento. L'unica impossibile da recuperare era l'Aspromonte distrutta in combattimento. Si iniziò con il Villa riportata i superfice , rimorchiata a Messina e riparata alla meglio riprese servizio nel luglio 1945, il Reggio recuperato nel febbraio 1945 fu riparato alla meglio e rientro in servizio nell'ottobre del 1946, mentre la Scilla recuperata nel luglio 1945 fu affidata ai cantieri di Castellamare di Stabia e ricostruita, entrò nuovamente in servizio nel febbraio 1948.



        Si riprese il piano di costruzioni di nuove unità, sospeso per gli eventi bellici, e si stabilì di costruire due nuove unità tipo "Messina" modificate, a propulsione diesel adeguando le strutture anche al trasporto passeggeri e consentendo l'imbarco anche da poppa. Il piano di costruzione riprese nel 1946 e le due unità l'Aspromonte, poi secondo Aspromonte, entrò in servizio nel maggio 1948 mentre la Mongibello entrò in servizio nel gennaio 1949. Il Messina dopo quattro anni di ininterrotto servizio fu mandato ai grandi lavori nel cantiere di Palermo dove venne modificato soprattutto per rendere possibile il trasporto passeggeri e sostituiti i motori rientrò in servizio a fine 1949. La Reggio fu messa in disarmo mentre il Villa fu modificato e dotato di motore Diesel per essere usata come unità di riserva. Sin dal 1947 si tentò il recuperato del Cariddi che doveva essere capovolto essendo affondato sotto sopra, l'operazione riuscì nel dicembre 1949, togliendo carico e sovrastrutture e fu trasferito a La Spezia, nell'Arsenale Militare, dove venne tagliato in due tronconi e venne inserita al centro nel cantiere di Riva Trigoso, una sezione di 11 metri (pari ad una carrozza ferroviaria), ed allargata la struttura per passala a quattro binari e portare la capacità di carico a 36 carri, a prua fu creata una piattaforma per il trasporto di 18 automezzi. Furono sostituiti i motori con due diesel nuovi e ritornò in servizio a fine 1953. La flotta dello Stretto ebbe una nuova ammiraglia e rimase per diversi anni invariata.



        Una curiosità: molti non sanno che il secondo fumaiolo del Cariddi era fittizio, creato per rendere la nave più armoniosa, e dentro vi era un ufficio per il personale. Solo nel giugno del 1960 arrivo la nuova Reggio capace di 13 carrozze e 50 autovetture ed oltre mille passeggeri e nel 1964 la similare San Francesco di Paola migliorata ed aggiornate rispetto alle precedenti. Nel 1969 arrivò la nuova Iginia e nell'anno seguente la Sibari unità di 7.350 tonnellate con capacità di 43 carri o 16 carrozze o 7 elettromotrici tipo Ale 601 o rimorchiate, nei binari centrali.



Ma già dal 1958 era in servizio sullo Stretto un nuovo mezzo di trasporto passeggeri l'Aliscafo, mezzo veloce, costruito a Messina dai Cantieri Rodriquez, che si affiancò alle traghetto per chi voleva muoversi velocemente per andare a Reggio o alle isole Eolie.

La crescita del traffico gommato portò nel 1962 alla nascita ed allo sviluppo delle società private, Caronte, Tourist, che iniziarono il traghettamento Messina Villa del traffico gommato che cresceva per il bum delle auto e dei camion. L'inizio, manco a dirlo, fu fatto con navi trasformate da mezzi da sbarco ex alleati (LCT) uno dei quali portava una targa che ricordava la sua partecipazione allo sbarco in Normandia (06-giugno-1944) il Mazzarò, o altre navi bi direzionali acquistate all'estero. Le navi private riuscirono a sottrarre alle FS la maggior parte del traffico gommato non ostante i tentativi delle ferrovie di riprendere il controllo della situazione. Si nota che la tratta Messina Reggio è negativa e la si sopprime, lasciando prima un vecchio traghetto e poi solo un piccola nave per servizio passeggeri ,(Edra) eliminata dopo qualche anno.



        Come sempre le unità più vecchie, dopo periodi di sosta più o meno lunghi vennero vendute, l'unica che rimase fu il Cariddi ma non entriamo nel merito a questa triste storia per carità di patria. Inizia con la trasformazione delle ferrovie in SPA una politica di dismissioni e dopo la soppressione del servizio con la Sardegna si procede ad un veloce lavoro nello Stretto, riduzione di personale, vendita di navi efficienti, e poi per fare sembrare che tutto è normale si sopprimono i treni Sicilia continente, così da rendere quasi necessario eliminare i traghetti, il servizio merci ora si chiama Cargo (il solito sistema italiano di cambiare i nomi per creare qualcosa di vecchio) ha ridotto il trasporto a due treni merci con un numero di carri limitato uno per Catania Siracusa e uno per Palermo con solo una coppia di corse giornaliere cadauno, ha quindi ridotto la necessità di transito per il calo di carri trasportati. Su tre navi dismesse se ne costruisce una la nuova la Messina, si manda ogni paio di mesi una nave a fare un viaggio in Sardegna, prima da Civitavecchia, ma dopo la dismissione di quel porto, direttamente da Messina, una nave è ferma, una è ai lavori si ruota solo con due navi. Tutta la flotta della Sardegna viene venduta, si prova a tenere la Logudoro ma ci si accorge che "lo Stretto gli sta stretto" per i regolamenti sulla navigazione e la si elimina.



        Oggi, con la Villa, la Scilla , le due bidirezionali Fata Morgana e Riace abilitate al trasporto carichi pericolosi , non al servizio passeggeri, con apparati anti incendio a polvere, il traffico sullo stretto sopravvive in attesa giornalmente di novità sempre negative, l'idea sembra chiara lentamente ritornare a fare trasbordare i passeggeri "tolda Nave", a piedi per intenderci, e quindi eliminare le navi traghetto ed i treni.
Si cercano i fondi per fare continuare il servizio di traghettamento dei passeggeri con Reggio ed in un momento in cui si parla di "Città Metropolitana" si impone a chi vuole attraversare lo stretto di sera di andare a Villa San Giovanni e poi trovare un mezzo per recarsi a Reggio o ritornando da Reggio andare a Villa, con le navi private, vedersi portare a Tremestieri (con quasi un ora di traversata) e li restare isolato o dovere trovare un pio viandante che lo riporti a Messina centro distante oltre sei chilometri. Non parliamo poi in caso di scioperi o di condizioni meteo avverse, l'unica possibilità che resta è andare a Catania, prendere l'aereo per Roma e da qui trovare la coincidenza per Reggio Calabria. O farla a nuoto, o munirsi di idonea barca, mare permettendo. Giorni fa con gli imbarcaderi di Villa occupati viaggiatori dirottati a Reggio sono stati a bordo di navi per oltre quattro ore prima di potere sbarcare dato l'intasamento!!!!!!!



        Il futuro….non è roseo, mancano i soldi e quindi per andare nella parte continentale della "città Metropolitana" per chi ne ha necessità, per motivi di studio, di lavoro e altre necessità è un vero problema. Si spera che si cambi uomini e modo di gestire la cosa pubblica e qualcuno si interessi dei veri problemi dei cittadini e non spari le solite fesserie che possono solo aggravare la già precaria situazione attuale.



      A cura di Franco Spadaro
Nella pagina FOTO -FERRY-BOATS SULLO STRETTO DI MESSINA- le relative immagini.


TRENI - STAZIONI - MOVIMENTO E FERMATA PARTENZA ED ARRIVO - Di "ALTRI TEMPI"



14/06/2014.

            

       L'Italia fu tra le ultime nazioni, in Europa, a dotarsi di ferrovie. Infatti la prima ferrovia realizzata in Italia fu, al Sud, tra Napoli e Portici, 7411,58 metri nell'anno 1839, nel Regno delle Due Sicilie, dopo la Gran Bretagna nel 1825, la Francia 1828, Belgio e Germania 1835, Austria e Russia 1838.



       In Italia ogni Stato progettò e realizzò una linea ferrata secondo le proprie esigenze e le ragioni di Stato, ma tutti si rendevano conto che le distanze con questo mezzo venivano abbattute. Da una stazione all'altra si parlava di ore quando prima, su strada, con carrozze e cavalli si parlava di diversi giorni. Esempio, da Venezia a Trieste da tre giorni di viaggio si passava a 9 ore, da Milano a Venezia da diversi giorni a 12 ore, e da Parigi a Londra si arriva in 12 ore. La lunghezza complessiva dei binari in Italia, intesa come penisola, cresceva lentamente, nel 1840 era di 20 kilometri, nel 1845 raggiungeva i 152 kilometri, e si sommavano 620 nel 1850 per avere un totale, al momento dell'Unità d'Italia, di 2772 Kilometri di ferrovie.



       La prima stazione con fabbricato viaggiatori fu la stazione fiorentina "della strada ferrata Maria Antonia, così battezzata in onore della Gran Duchessa di Toscana , consorte di Leopoldo II". I binari partirono da Pisa nel 1846 e da Firenze nel 1848 e si incontrarono solo nel 1857, i pilastri sorreggevano la tettoia, a capriate scoperte, da sembrare una basilica romana, con un portico aperto verso la città, è la prima stazione con i marciapiedi a livello dei predellini delle vetture come si farà poi per le metropolitane, sistema abbandonato nella costruzioni di stazioni successive.



       Da questa stazione si partirà nel 1866 verso Roma con percorso: Pontassieve- Montevarchi- Perugia- Foligno- Orte.



       Anche la Laguna Veneta aveva esigenza di essere collegata alla terra ferma sia per i traffici internazionali che per il commercio e negozianti e banchieri di Milano e di Venezia si riunirono sin dal 1836 "all'oggetto di costituire una società, il cui scopo fosse la costruzione e l'esercizio di una rotaia di ferro tra i due grandi centri"



       L'undici gennaio 1846 il treno lasciava la stazione di Venezia ed imboccava il ponte verso Mestre e correva verso Padova, sul ponte realizzato sulla lacuna dal dicembre 1842. Un ponte con 222 arcate lungo 3600 metri per la cui costruzione erano occorsi 80000 pali di fondazione, 11 miliardi di mattoni, 134.000 piedi cubi di pietra d’Istria con una spesa di sei milioni di lire austriache.



       La ferrovia ovviamente si trovò ad incrociare le strade e per non interferire si previde dove fosse possibile che ogni uno viaggiasse su piani distinti con sottovia e cavalcavia, dove non era possibile si sarebbero realizzati dei passaggi a livello muniti di barriere. A titolo di esempio si riporta il contenuto di un manifesto dell'Intendenza della Provincia di Napoli datato 26 settembre 1839: "Le strade Regie, provinciali, comunali e vicinali, nei punti in cui sono intersecate dalla strada di ferro, non potranno essere attraversate all'apparire dei convogli rimorchiati dalle macchine a vapore. Sarà cura del Cantoniere di chiudere le barriere appena il convoglio sarà in vista, onde il pubblico resti avvertito che in quel momento il passaggio gli è interdetto e possa tenersi alla distanza or ora indicata". Di conseguenza "ogni persona a piedi o a cavallo, ogni conduttore di poste, diligenze, vetture o carriaggi di ogni natura, dovrà cedere il passaggio alle macchine locomotive che attraversano le indicate strade Regie, e soffermarsi alla distanza di quaranta palmi, almeno, dalle barriere". I contravventori sarebbero stati "rimessi alla polizia onde essere sottoposti alle pene corrispondenti".



       Norma che da una visione chiara dei doveri di chi viaggia sulle strade e di chi ha la precedenza.
Il Piemonte partito tra gli ultimi riguadagnò il tempo perduto ed il primo tratto Torino - Moncalieri - Trofarello di appena 13 Kilometri funzionò il 24 settembre 1848 ma fu il primo tratto per arrivare a Genova che con ponti e gallerie, importante quella dei Giovi lunga 3250 metri che richiese 30 milioni di mattoni per il suo rivestimento, fu un fatto compiuto e percorribile il 6 dicembre 1853, consentendo a Genova di sviluppare il porto nei commerci mediterranei. La ferrovia dei Giovi impose locomotive potenti che l'Ansaldo cominciò a costruire affrancando l'Italia dall'acquisto di locomotive straniere.



       Sia Torino che Genova costruirono delle belle Stazioni che funzionarono Genova già dal 1860 mentre Torino ebbe la stazione completata nel 1868 e prese il nome di Porta Nuova dalla località dove sorgeva.



       Solo a titolo esemplificativo deve dirsi che nascevano gli orari ferroviari ,esempio quello della Milano - Bologna -Ancona su una tratta di 420 kilometri, del maggio 1862, i prezzi da Milano a Bologna risultavano di 22,30 lire per la prima classe, 17,30 lire per la seconda, e di 12,80 per la terza classe.



       Più tardi apparirà l'Indicatore Generale (alla Francese) "Orario Ufficiale delle strade Ferrate e della navigazione del Regno d’Italia," ed un orario Viaggiatori venduto per 40 centesimi.



       Vi sarebbero tante altre curiosità da narrare, e non è detto che sarà fatto in un secondo tempo, se vi sono interessati, ora mi sembra giusto dire qualcosa delle Ferrovie Meridionali quelle che operavano nel sud ed in Sicilia.
Anche la Sicilia parte, dopo l'Unità d'Italia, senza avere tratte ferroviarie si comincia subito e nel 1865 si riesce ad inaugurare la tratta Messina - Catania e poi Siracusa mentre si comincia a viaggiare con la Palermo Bagheria (1863) per collegare Palermo a Catania. La stazione di Palermo fu aperta al pubblico nel 1885, a Messina si iniziò con una stazione in baracche nel 1865, poi fu edificata quella in muratura con uno stile molto sobrio e funzionale. Le ferrovie in Sicilia si espansero sulla direttrice Palermo Catania mentre bisogna attendere il 1895 per avere completata la Palermo – Messina dove erano state realizzate ardite opere di ingegneria sul valico dei Peloritani con gallerie e ponti, ed anche in altre tratte, specialmente da Patti a S. Agata di Militello.



       Con L'arrivo dei traghetti e la costruzione della stazione marittima e delle invasature iniziò il trasbordo dei passeggeri, dei Bagagliai postali, dei primi carri e delle vetture dei rapidi di prima classe. Col tempo aggiungendosi nuove navi traghetto, il traffico Messina Reggio Calabria si ampliò. Villa S. Giovanni fu abilitata successivamente per il traghettamento dei treni risparmiando tempo e tragitto e creando proprio un porto per i traghetti.



       Come si può desumere costruite le ferrovie si realizzarono le stazione e a seconda degli architetti e dei fondi si crearono degli edifici imponenti, abbastanza funzionali ma in ogni caso centrali e molto belli. Rimaneggiate successivamente con l'ampliarsi della domanda e dell'offerta ferroviaria sono divenute oggi edifici grandiosi che fanno gola a molti speculatori, in quanto poco sfruttati e dotati di grandi spazi essendo stata ridotta drasticamente l'offerta per idee non condivisibili sulla gestione delle ferrovie. Ci si augura che in futuro possano essere sfruttate al meglio senza la necessità di eliminarle e iniziando una politica inversa dove il trasporto su gommato divenga sussidiari a quello ferroviario e non viceversa.

                                             

      A cura di Franco Spadaro
Nella pagina FOTO col Titolo TRENI - STAZIONI -- MOVIMENTO E FERMATA PARTENZA ED ARRIVO - Di "ALTRI TEMPI" le relative immagini le immagini

                        1914 / 2014


Un Secolo dalla Grande Guerra,La Prima Guerra Mondiale



23/03/2014.

                                          

              Alla fine del mese di luglio 1914,(il giorno 29-7-1914 alle 0,30 il primo colpo di cannone Austriaco fu sparato contro la Serbia) senza che gli statisti si accorgessero della realtà, I'Impero di Austria Ungheria tirò toppo la corda e fece precipitare, uno Stato dopo l'altro, il mondo in guerra, decretando, in modo irreversibile, la fine della "Belle Epoque" e il sacrificio del fior fiore della gioventù europea e mondiale, stravolgendo l'assetto europeo e distruggendo se stesso. Il conflitto doveva finire l'11 novembre 1918 alle 11 del mattino, 1565 giorni di guerra, costo in denaro stimato centoventitre milioni di dollari, di allora, per ogni giorno di guerra, più le spese e gli interessi ed i danni successivi!

                                          

             L'attentato di Sarajevo,(28/giugno/1914) fu il pretesto per tirare la corda, lo scoppio di qualcosa era nell'aria, le economie Germanica ed Austriaca erano sature, avevano bisogno di nuovi mercati, l'Inghilterra vedeva vacillare la sua supremazia, era insidiata da questa Germania, la cui industria stava spingendo da parte quella Inglese, conquistando nuovi mercati ed esportando nuova tecnologia, frenata dalla economia inglese che gestiva l'impero più grande del mondo, ma non era al passo coni tempi, e che voleva sempre avere il predominio nell'economie e nella politica mondiale.

                                          

             Lo scontro delle economie Europee doveva trasformarsi in uno scontro armato, le industrie dovevano produrre armi ed il sangue doveva scorrere a fiumi in tutta Europa. Nessuno, mentre si scambiavano atti formali, mentre scattavano le alleanze, mentre si pronunciava la parola mobilitazione, si rendeva conto di quello che stava per scatenarsi in Europa e nel mondo. Trenta stati sovrani coinvolti, si dissolsero quattro imperi, morirono sul campo tredici milioni di soldati, un numero forse uguale di civili persero la vita per bombardamenti, epidemie, fame, massacri, e vi furono ventidue milioni di soldati feriti, e sette milioni di invalidi.

                                          

             Si guardava al passato ad un secolo indietro, a cinquanta anni prima a guerre tra due, tre Stati o a coalizioni contro Napoleone, non si pensava che tutto sarebbe cambiato che i morti sarebbero stati milioni, che le ferite inflitte alla terra sarebbero rimaste visibili sino ai nostri giorni, che i cimiteri sarebbero stati dei mausolei da mostrare alle genti come monito, non compreso, e disatteso solo dopo vent'anni dalla fine di quella che fu detta la Grande Guerra, che doveva essere l'ultima guerra!

                                          

             Nessuno Stato si impegnò a spegnere la miccia, in Europa erano distratti, non intervennero a fermare quel succedersi di eventi, nessuno pensava che se non si disinnescavano le micce, che furono accese in meno di 20 giorni, l'esplosione avrebbe travolto tutto e tutti. Ogni Stato pensava ai propri interessi ad una avventura veloce, nessuno era pronto, ma tutti volevano sembrare pronti a sopraffare il nemico con eserciti ancora ottocenteschi, con uniformi colorate, con i tedeschi con l'elmo con il chiodo sopra, la cavalleria francese con i corazzieri dalle lucide corazze argentate pronti a caricare contro le mitragliatrici che li falciavano come grano maturo, truppe con divise multicolori.
             Ancora il passaggio alle uniformi monocromatiche, agli elmetti metallici, non era avvenuto, ricordiamo che l'Italia dovette comprare nel 1915, oltre nove mei dopo l'inizio della guerra in Europa, migliaia di elmetti Adrian dalla Francia, prima di produrli direttamente, per le proprie truppe che entrarono in guerra con il capo protetto da un cappello di tela!
             Nel gioco delle alleanze l'Italia doveva entrare in guerra al fianco di Germania ed Austria, ma nessuno voleva avere questi alleati e quindi dichiarando l'alleanza, sottoscritta nel 1882 in chiave anti francese, solo difensiva, violata dall'Austria, che aveva dichiarato per prima guerra alla Serbia aggredendola. L'Italia si dichiara neutrale, e salvò la Francia che ha potuto spostare, nel momento del bisogno, tutte le forze schierate sulle alpi di fronte all'Italia e buttarle nella mischia contro la Germania che voleva risolvere la guerra prima che potesse arrivare il grosso delle forze inglesi e la Francia stessa essere pronta a resistere.
             Il tentativo di fare una guerra di movimento fallì e si passò ad una guerra di logoramento, di trincea, dove il vero re era il filo spinato, insieme alla madre terra. Nascono nuovi mezzi, la cavalleria viene ridimensionata, quasi emarginata, usata per ampliare le brecce nello schieramento nemico, tenuta di riserva, mentre nascono i palloni fenati per l'osservazione e per dirigere il tiro delle artiglierie, e si sviluppa la neonata arma azzurra, l'aviazione, che a fine guerra sarà divenuta, insieme con i dirigibili, uno strumento di morte per le popolazioni lontane con i bombardieri, oltre che per i soldati in linea. I tedeschi diffondono la guerra sottomarina cercando di interrompere le line di comunicazione marittime e determinando nel 1917 l'ingresso in guerra degli Stati Uniti d'America contro gli imperi centrali, per difendere la democrazia e la libertà di navigazione.
             Nascono i tank, i carri armati, non sono efficaci ma si sviluppano nel corso della guerra, nascono le autoblinde dette automitragliatrici, si sviluppa la mobilità con i camion. Ed il trasporto lentamente passa dalla trazione animale a quella meccanica, si afferma sempre di più il cavallo vapore a scapito di quello animale. La guerra ogni giorno di più diviene crudele, si sviluppano i gas sia urticanti che asfissianti. L'uomo diventa sempre più crudele pur di sopraffare i suoi simili.
             L'Italia entra in guerra il 24 maggio 1915, senza sfruttare questi mesi per prepararsi a quella, che molti indicavano come una inevitabile tragedia, ma ne parleremo in seguito. Per ora basta questo, il ricordo della guerra dei nostri nonni! Ne possiamo parlare perché non vi è più nessuno che l'ha combattuta, ma vi sono milioni di foto e molti metri di pellicola.
      A cura di Franco Spadaro
Le nostre Navi SCUOLA


17/06/2013.

    

Nave Palinuro a Messina



                  

     La seconda, in ordine di tonnellaggio, nave scuola della Marina Militare è giunta in visita a Messina questa nave che ogni anno effettua una crociera estiva nel Mare Adriatico e nel Mediterraneo ed imbarca 31 allievi nocchieri oltre gli istruttori, è una goletta a palo costruita in Francia nel 1934 a Nantes con il nome di Commandant Louis Richard ed adibita alla pesca del merluzzo, nave con ottime qualità nautiche, fu acquistata nel 1951 dalla Marina Militare e ribattezzata Palinuro dal nome del mitico nocchiero di Enea nell'Eneide di Virgilio. Con la sua livrea a bande bianche e nere i suoi ottoni le sue vele è uno spettacolo e rappresenta l'Italia nel Mediterraneo oltre che ottimo banco per l'addestramento dei nocchieri della marina, anni fa eseguì a Messina una lunga serie di lavori nel all'ora Arsenale Militare.
                  

Sua base d'armamento la Spezia La Marina Militare aveva necessità di sostituire una delle due navi scuola che aveva realizzato nel 1930 la Cristoforo Colombo che la Russia, paese vincitore della seconda guerra mondiale, volle consegnata insieme ad altre unità, quale riparazione dei danni di guerra. Consegnata nel primo dopoguerra andò demolita dopo alterne vicissitudini.
                  

Nave Amerigo Vespucci invece rimase all'Italia, non pretesa dagli Stati Uniti, e naviga dopo oltre 80 anni ed è la più anziana delle unità della Marina Militare. Costruita in ferro, e con i ponti e l'alberatura in legno, nei Cantieri Castellamare di Stabia, è spinta da due diesel che le consentono 12 nodi e dalle vele quadre, 2650 metri quadrati di tela di Olona, con una velocità record di 14,6 nodi con 24 vele, e ogni estate naviga per il mondo a mostrare bandiera e istruire gli allievi della prima classe dell'Accademia Navale di Livorno con la sua livrea a strisce bianche e nere per richiamare i ponti di armamento dei vecchi velieri. Sua base di armamento La Spezia.
La Marina Militare ha altre unità più piccole sempre come navi scuola o navi da regata o navi per servizi, possiamo ricordare l'Italia un brigantino vela che può ospitare più di trenta persone per studi e progettazione, vi sono poi il Corsaro II , L'Orsa Maggiore e Caroly per addestramento alla vela degli allievi dell'Accademia Navale.
                  
      A cura di Franco Spadaro

Nella pagina FOTO le relative immagini


Ieri Pompieri ....... oggi VIGILI DEL FUOCO


14/08/2012.

     Ma il lavoro sostanzialmente è sempre lo stesso.
I mezzi sono cambiati, sono più veloci, aerodinamici, ma come è possibile vedere nella retrospettiva di circa ottanta anni fa, presentata in galleria, le necessità sono simili, anche se oggi chiamiamo il 115 ed ieri il numero era più lungo.
Il lavoro dei Vigili cambia con le stagioni, ma sono sempre a disposizione di chi ha bisogno, sono sempre pochi, quando si presentano le necessità, fanno il possibile ed anche l'impossibile, sono chiamati per qualsiasi necessità, dal salvare un gatto su un albero o una foca che passeggia in strada o quando un comandante di nave si addormenta e la nave si arena quasi nelle case, vengono sempre chiamati loro.
Ma mi chiedo, dopo decenni che si parla, perché non è stato adeguato il Corpo dei Vigili del Fuoco alle necessità di una città come Messina, non sono bastate le calamità, non sono bastati i morti, che potevano essere salvati se vi erano più uomini e mezzi.
Dobbiamo sempre dipendere da altri, aspettare, mentre dovremmo fare fronte con quello che abbiamo se adeguato e sufficiente, ma se ne parla solo quando siamo nei guai e cerchiamo soccorso.
Se dopo anni, qualche settore si è distaccato diventando autonomo ed efficiente adeguato alle necessità dei cittadini (leggi 118), alleggerendo il Corpo, oggi le necessità di intervento sono aumentate in relazione all'evoluzione dei tempi.
Speriamo che le "autorità competenti" si decidono ad adeguare il Corpo alle necessità della Città prima che dovremo piangere altri morti per mancanza o inadeguatezza dei soccorsi.
Non dimentichiamoci di chi vigila sulla nostra sicurezza ed è pronto ad aiutarci, non quando ne abbiamo bisogno.
      A cura di Franco Spadaro
Nella pagina FOTO le relative immagini
Le teorie ed invenzioni di Leonardo da Vinci

Uomo Vetruviano :-
Leonardo da Vinci non è stato solo un genio della pittura rinascimentale ma è stato, soprattutto, uno studioso-ricercatore in tutti i campi dello scibile umano. Leonardo studiando il trattato "De architettura" di Vetruvio (vissuto nel I secolo a.C.) riguardante le proporzioni del corpo umano, rappresentò l'uomo medio del rinascimento disegnandolo in piedi con le gambe e le braccia allargate inscritte nelle figure geometriche considerate perfette, il cerchio e il quadrato; queste figure geometriche non sono concentriche bensì disegnate secondo la sezione aurea. Il centro del cerchio coincide con l'ombelico che rappresenta l'origine spirituale dell'uomo, mentre il centro del quadrato coincide con i genitali che rappresentano l'origine fisica dello stesso.
Il disegno è a matita e inchiostro su carta bianca misura 34x24 cm fu realizzato nel 1490, ed è conservato presso il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe dell'Accademia di Venezia.
Il materiale utilizzato per costruire il modello (disegno in scala 1:10) è in legno compensato pirografato con inchiostro roseo e rifinito con del flatting trasparente.
09/04/2012
S. De Trovato
Il Legionario romano, una pedina vincente di Roma "PARTE PRIMA"


L'avere edito l'A.S.M.M. due cartoline della serie Roma Imperiale, non a caso, dimostra un interesse per questo argomento e per i modelli che riproducono un periodo storico, a mio parere, molto interessante e bello.
Anche se non ci sono stampe, foto o filmati, in bianco e nero o a colori, come nella prima e nella seconda guerra mondiale o la diretta TV, a partire da quella nel Vietnam, oggi, grazie ai monumenti, ai basso rilievi, all'archeologia storica, a gruppi di appassionati stranieri, la storia di Roma, delle sue battaglie, delle sue legioni, viene letta in modo molto preciso e appassionante.
E' vero che la nostra arte e la storia antica sono conosciute, apprezzate, studiate, comprese più all'estero che nel nostro paese, e che moltissimi pezzi sia dell'epoca romana che del rinascimento, sono conservati, fuori d'Italia, nei principali musei mondiali, ma e' giusto parlarne anche noi, conoscere questo periodo, per saperne di più.
Deve affermarsi, poi, che ogni qualvolta il mare ci restituisce qualche pezzo (il rostro a Rodia o la nave oneraria di Trapani, per citare solo gli ultimi), e si inizia il restauro si aggiunge un altro, pur piccolo, tassello alla storia del nostro passato.
Non dimentichiamo che Roma nasce e diviene un faro di storia, quando già la nostra Messina esisteva, era un porto importante, commerciava, batteva moneta, era autonoma (Messenium docet) e la nostra città ottenne onori e privilegi da Roma.(lo status di città federata), mentre la Gallia era stata appena conquistata.
Ma alla base delle conquiste di Roma, della creazione del suo impero, del lungo periodo di dominazione del Mediterraneo, della Germania e della Gran Bretagna, della Siria, dell'Armenia, vi è una pedina unica e ricorrente: il Legionario. Infatti cambiarono gli Imperatori, i Principi, i senatori, i costumi, si trasformò e si arricchì la città, ma tutti ebbero bisogno di quest'umile servitore che si alternava di generazione in generazione, spesso costretto dalle circostanze a combattere contro amici, e, sino a quando resistette lottando per terra e per mare, fu, prima, un conquistatore e poi un baluardo ai barbari, attirati dal benessere e dalle ricchezze di Roma, quando cedette e fu sostituito da mercenari, Roma crollò e siamo passati ad un altro periodo storico: il Medioevo.
Dalla nascita di Roma il soldato era il fulcro della sua potenza, il giovane doveva servire lo stato per essere ricompensato quando andava in congedo.
Il servizio durava non meno di sedici anni, ma anche venti o di più, il salario non era elevato, e solo chi completava la ferma aveva diritto ad una Buona Uscita, ante litteram, consistente in un pezzo di terra da coltivare dopo il congedo.
Aveva anche il diritto di partecipare, nella vittoria, al trionfo del condottiero ed alla spartizione del bottino preso ai vinti, e solo nel tardo Impero potè risiedere nelle terre dove prestava servizio e sposarsi restando nei reparti confinari.
Aveva la possibilità di fare carriera, di scalare i gradi della gerarchia militare, nei primi secoli solo restando nella bassa forza, ma poi arrivando anche ai gradi superiori quando questi non furono più appannaggio dei nobili o dei politici.
La forza militare, sia di terra che la marina di Roma, variava secondo i periodi, gli Imperatori e le loro mire, ed anche in ragione dell'aggressività dei nemici, dello stato o delle lotte intestine per il potere delle ricchezze investite.
Parliamo di flotta romana, non a caso a proposito dei legionari, in quanto quando Roma dovette affrontare i Cartaginesi, discendenti da un popolo di navigatori quali i Fenici, e si trovò in stato di inferiorità nelle tecniche di combattimento navali,e nella flotta, allora, oltre ai rostri ed alle catapulte, studiarono una tecnica di abbordaggio con ponti levatoi, che abbassati sulle navi nemiche, le agganciavano, consentendo a gruppi di legionari, imbarcati sulle biremi o triremi romane, di passare sulle navi avversarie e combattere, sui ponti, come fossero sulla terra ferma e sconfiggere i nemici con la loro abilità militare.
"CONTINUA"
Il Legionario romano, una pedina vincente di Roma "PARTE SECONDA"


Annibale fu sconfitto dopo che, attraversate le Alpi, scorazzava per l'Italia con i suoi elefanti e le sue truppe. I romani, dopo avere sconfitto la flotta cartaginese, tagliati i rifornimenti per le truppe di Annibale, e create diverse legioni nuove, per sostituire quelle distrutte nelle varie battaglie perse, arrivarono alla vittoria ed infine, sbarcati in Africa distrussero Cartagine. (la famosa frase pronunciata in senato da Cicerone "Cartago delenda est" -Cartagine deve essere distrutta- si avvera).
Roma si avvia al periodo imperiale con Caio Giulio Cesare che, passato il Rubicone, con le sue legioni, pronunciò la celebre frase "alea iacta est" (il dato è tratto) infrangendo le regole di Roma che vietavano ai comandanti di avere a seguito le legioni, e si proclamò Dittatore a vita. Ucciso Cesare, alle idi di marzo, per una congiura, con Ottaviano Augusto viene data forza all'Impero, che, alla fine delle guerre con la sconfitta di Antonio e la morte di Cleopatra, regina d'Egitto, il nuovo Cesare, può dare mano alla riforma dell'Impero e alla ristrutturazione dell'esercito e della marina di Roma che avevano raggiunto, durante le guerre civili, una dimensione tale da non potere essere più mantenuti dall'erario ed erano a forte rischio di ammutinamenti o di nuove guerre civili.
Dopo le guerre con Antonio e pacificato l'impero, Ottaviano Augusto divenuto Cesare, si trovò con un esercito di circa 60/ 70 legioni regolari ciascuna composta da 5/6000 uomini più altrettante milizie ausiliarie ed una flotta di circa 900 navi, per un complesso di oltre 900.000 uomini, troppi! Ottaviano ridusse le legioni a 26 e poi a 28 così strutturate: -ogni legione era suddivisa in dieci coorti; -ogni coorte era formata da sei centurie, comandata dal Centurione più anziano; -ogni centuria aveva effettivi variabili da 60 a100 uomini comandate da un Centurione e con alle sue dipendenze dei decurioni, sino al IV secolo era l'unità base della legione; -ogni manipolo era formato da due centurie e divenne unità base della legione dopo il IV secolo, era comandato dal centurione più anziano. La forza delle legioni ammontava sempre a circa 5/6000 uomini cadauna, essendo ogni coorte forte mediamente di 500 uomini, oltre 150/300 cavalieri(equites) sostituiti poi dagli ausiliari.
I prefetti comandavano le truppe ausiliarie, il Legato era la massima autorità della legione, era affiancato dai Tribuni in numero di sei che assistevano il Legato. Prima di Giulio Cesare la legione era comandata da un Console. Dopo la riforma di Augusto l'esercito e la marina ammontavano a circa Trecentocinquantamila uomini, meno della metà di prima! Anche la flotta fu ristrutturata e divisa in due basi principali una a Miseno nel golfo di Napoli e l'altra a Ravenna, una flotta minore era basata sulla Costa Azzurra (Forum Iulii), e la flotta tutta venne ridotta di numero.
Vista la struttura dell'esercito, e la sua formazione, dobbiamo precisare che i legionari sotto Cesare Ottaviano Augusto restavano in servizio minimo 20 anni e 25 le truppe ausiliarie, per pagare questi uomini venne creato l'erario militare e non vennero date più terre, alla fine del servizio, ma una somma di denaro di 12.000 sesterzi pari ad un guadagno medio di dodici anni di lavoro.
Augusto, poi, creò quel corpo particolare che fu la Guardia del Pretorio (i Pretoriani) come corpo di guardia dell'Imperatore.Nel corso dei secoli le truppe variarono di numero, ma la struttura dell'esercito restò sostanzialmente invariata, i pretoriani però acquistarono potere ed ingerenza nei fatti del palazzo ed ordirono spesso congiure per eliminare Imperatori o eleggerne di nuovi. Ma parliamo ora del legionario, quest'uomo rude, che parte a poco più di diciotto anni per la vita militare, e sa di restare almeno 20 o 25 anni della sua vita sotto le armi spostandosi da un capo all'altro del Mediterraneo o dell'Europa, con nave o a piedi, con armi e bagagli (cum impedimenta) lungo le strade consolari, che spesso aveva contribuito o collaborato, col suo lavoro, a costruirle o manutenere, svernando negli accampamenti stabili (castra), e combattendo negli altri periodi, o spostandosi, in caso di necessità, dove era urgente l'intervento delle truppe, per risolvere situazioni di crisi.
"CONTINUA"
Il Legionario romano, una pedina vincente di Roma "PARTE TERZA"


Quest'uomo, veniva caricato come una mula, con un insieme di armi, zaino, accessori personali e per costruire gli accampamenti, che superavano i quaranta chili e che era costretto a marciare per oltre 100 chilometri al giorno, con questo carico, su strade lastricate di pietre (le strade consolari che si dipartivano da Roma) o su strade sterrate aperte dalle truppe ausiliarie o dagli zappatori, aiutati spesso dagli stessi legionari. Poteva fare tappa solo dopo circa 30 chilometri, sia sotto il sole che sotto la pioggia, e la sera, se del caso, doveva erigere un accampamento dove pernottare. Doveva marciare al passo, tant'è che era obbligo dare il passo libero quando bisognava transitare sui famosi ponti "a schiena d'asino" fatti dai costruttori romani, e che resistono sino ai giorni d'oggi, per non danneggiarli con il passo cadenzato dei componenti di una coorte.
Il legionario doveva essere autonomo e quindi portarsi addosso tutto il necessario per combattere, sopravvivere, farsi da mangiare, bere, vestirsi, gli attrezzi per costruirsi l'accampamento e fortificarlo ed anche i ricambi per muoversi ovunque.
In particolare doveva portare seco: uno zaino tattico contenente tutti gli effetti personali del militare, affardellati sopra lo zaino vi erano una coperta di lana ed il mantello pure di lana, vi era sempre appeso allo zaino un mestolo di metallo, una pentola sempre di ferro, per cucinare e mangiare la sua razione di cibo, doveva portare pure razioni di cibo per diversi giorni. Ma non basta, a corredo aveva: un piccone di ferro per scavare, due lunghi bastoni di legno che servivano per costruire la palizzata che cingeva gli accampamenti, oltre uno o più legni a doppio cuneo che servivano per creare degli ostacoli innanzi alla palizzata ed al fosso ed anche, spesso, una pala di legno. Ancora, era appesa allo zaino, una capiente borraccia contenente una bevanda chiamata "posca" fatta di acqua ed aceto, per dissetarsi, ed all'occorrenza per disinfettare, ed una rete dove portava del cibo secco da usare nelle soste come pronto impiego. Ai piedi calzava dei sandali "caligae" fatti con un unico pezzo di cuoio molto spesso e duro, con i passanti più o meno larghi, a seconda delle epoche, ma tutti con chiodi o borchie di ferro per non consumarsi rapidamente e per aumentare la presa, portava sempre un paio di sandali di scorta.
L'arma da fianco era la spada "gladius", portata sulla destra era lunga circa 70 centimetri a punta corta e triangolate d'acciaio, l'impugnatura era di metallo e di cuoio, spesso personalizzata, il fodero era di cuoio e di legno con la punta di metallo, spesso arricchito di fregi e con una cinghia di cuoio per portare l'arma a tracolla. Dal II° secolo si utilizzò la "spatha" più lunga e portata sulla sinistra.
Oltre la spada il Legionario portava un pugnale "pugium", lungo una ventina di centimetri, con il manico di bronzo, con una nervatura centrale, per rendere l'arma più robusta, oltre al relativo fodero, in metallo inciso, trattenuto alla vita con appositi passanti o portato a tracolla con una ulteriore cinghia di cuoio.
Portava ancora il giavellotto, anzi due, (pilum) fatto con una punta di ferro di circa 60 centimetri e un fusto di legno di frassino di 1,20/1,50 metri, come arma da lancio o di difesa da fermo, dal I secolo a.c. venne modificato e la parte in ferro si staccava dalla parte in legno, quando era infissa, per evitare che venisse riutilizzato dal nemico. L'elmo di ferro di origine gallica (cassis) era dotato di rinforzi ed era sormontato da un gancio per fissare un pennacchio. Aveva un parafronte per proteggere il viso da eventuali colpi, quasi una visiera, dei paraguance molto larghi ed incernierati e decorati con borchie circolari, un paranuca inclinato molto largo per parare i colpi nemici sul collo. Tutto l'elmo era ornato da strisce di metallo e borchie circolari di colore diverso dal fondo. Era spesso sormontato da un pennacchio corto, rosso .
La corazza (lorica segmentata) era composta da placche di ferro unite da cinghie di cuoio, in strati in parte sovrapposti, con le spalle protette da metallo sagomato ed incernierato per consentire i movimenti. La corazza era allacciata con dei passanti metallici fermati con lacci o cinghie, era imbottita e pesava oltre nove chili. Veniva indossata su una tunica di lana rosso porpora che equipaggiava anche i cavalieri, Solo nel tardo impero comparvero specie di pantaloni lunghi poco sotto il ginocchio specialmente per i cavalieri e poi per le truppe.
Lo scudo (clipeus) era inizialmente rotondo, poi ovale ed in età repubblicana divenne quadrato, per diventare convesso in età imperiale, era di legno duro ricoperto da cuoio con i bordi di bronzo ed al centro un umbone fatto di ferro inchiodato sullo scheletro per proteggere la mano che sorreggeva l'impugnatura dello scudo.
Sullo scudo erano dipinte le insegne della legione, pesava dai sei ai dieci chili ed era un pezzo moto importane tanto che i legionari, duranti gli spostamenti, lo coprivano con una fodera di stoffa pesante con qualche scritta. Consentiva, accostandone diversi di formare testugini, barriere per proteggere le prime linee o coprire gli armati quando tiravano frecce o si attaccavano postazioni fisse nemiche.
In Germania, Francia ed Inghilterra sono sorte, da anni, associazioni che hanno ricostruito l'intero armamento del legionario, come al vero, con gli stessi materiali le stesse tecniche di costruzione dell'epoca, e gli stessi abiti, svolgono delle vere esercitazioni, marce, realizzano accampamenti, formazioni, cercano strade, anche a livello di coorti, e fanno ricerche di archeologia storica, studiando testi, foto di monumenti e quant'altro riescono a trovare.
Franco Spadaro
Nella pagina FOTO le relative immagini
Modelli o Diorami?


Quando si costruisce un modello, sorgono dei problemi, in quanto dopo la scelta e la realizzazione bisogna ambientarlo, creargli una base, farlo diventare una bella realizzazione.
Ma spesso il punto di partenza non è un modello, un pezzo, ma un accessorio, che ha una sua bellezza, ma lasciato isolato perde di "funzionalità" e quindi va ambientato ed attorniato di personaggi appropriati ed in scala.
Da questi ragionamenti, di un modellista che pensa, sono nati dei diorami che sono stati riprodotti nelle cartoline della serie romana imperiale uno e due.
Non sono modelli recentissimi, in plastica o legni pregiati, ma si presentano con una loro personalità, ed hanno la peculiarità di coniugare il diorama con la sua struttura con gli spazzi dove riporli, sempre più d'attualità.
Nella prima cartolina è stata riprodotta una Torre Ariete d'Assedio che volutamente non è stata ricoperta di scudi, nella parte frontale o laterale, per non appesantire il modello e potere vedere le strutture realizzate da maestri falegnami con robustezza ma nello stesso tempo leggerezza per consentire il trasporto ed il movimento nei combattimenti, ed il movimento ondeggiante dell'ariete. Intorno alla torre si muovono i personaggi, il tribuno, il centurione ed il decurione, il legionario con tutti le armi ed i bagagli (cum impedimenta) il signifer con le insegne, altri soldati ed un cavaliere che discute con i comandanti, i personaggi sono tutti in metallo. Circondano la torre attrezzi vari per gli operai ed i soldati che preparano l’ariete al combattimento.
Partendo dall'archeologia storica si traggono elementi per realizzare tutta l'ambientazione, le gerarchie e le insegne sia di legione sia dei singoli, oltre i mezzi bellici in uso. L'archeologia storica è oggi una scienza che studia sia i monumenti sia i ritrovamenti, che non ostante due millenni, vengono effettuati in diverse regioni della Germania, della Francia e anche dell'Inghilterra dove questa disciplina ha molti proseliti.
L'insieme ha una sua fisionomia militare dell'organizzazione romana e delle sue legioni che hanno dominato tutta Europa ed il bacino del mediterraneo.
Nella seconda cartolina è rappresentato il modello di una catapulta d'assalto romana, in una scala diversa a quella della torre ariete, (più grande) un modello funzionante, dove sono rappresentati un centurione che comanda dei legionari che manovrano la catapulta, un arciere di un esercito alleato che protegge l'arma, il signifer, ed un cavaliere che dialoga col comandante, i personaggi sono tutti in resina.
Sono sparsi intorno degli attrezzi necessari al posizionamento dell'arma, una grossa pentola dove bolle pece che servirà come mezzo da lancio per incendiare le difese avversarie ed un muro a secco da cui trarre i massi per il lancio, pale e picconi per i lavori.
La cartolina è completata da due cavalieri romani, uno di una legione e l'altro di forze alleate, che si muovono in esplorazione, i personaggi ed i cavalli sono in metallo, tutte le basette dei pezzi sono autocostruite.
Le due cartoline rappresentano un modo di fare modellismo ambientato in un periodo storico dove le forze armate consentivano a Roma di diventare il punto di riferimento del mondo allora conosciuto e di espandere i domini di Roma su terre dove vivevano popolazione barbare e portare la cultura e la civiltà mediterranea.
Rappresentare dei modelli in delle cartoline vuole essere un modo diverso per fare conoscere i modelli ed "esportare" modellismo.
Al retro vi sono le didascalie e gli annulli nella torre ariete quello della notte della cultura 2011 e nella catapulta quello della Mostra "Un Messenion per il modellismo prima edizione".
Ambedue le cartoline sono in serie limitata e numerata e non saranno più riprodotte.
A cura di Franco Spadaro






Questo sito ha ricevuto 84124 visite

Realizzazione sito a cura di Claudio Panetta ( hazemonkey@hotmail.it )